La cooperazione internazionale può sembrare qualcosa di astratto, che si svolge nelle aule istituzionali; a volte, però, improvvisamente diventa molto concreta, come in questo caso. Il Belgio e i Paesi Bassi hanno deciso di aiutare le donne polacche ad abortire accogliendole e finanziando il costo delle IVG. Incredibile ma vero, il punto, forse, è che non siamo abituati a queste forme di solidarietà e nemmeno il Coronavirus sembra aver cambiato poi di molto le cose. Resta il fatto che l'aborto in Polonia dovrebbe essere legale e che spostarsi in un altro Paese non può essere la soluzione, ma gesti simili danno speranza.

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Ieri il parlamento olandese ha adottato una risoluzione che approva l'utilizzo dei fondi statali per aiutare le donne polacche ad abortire. Il provvedimento è stato approvato a grande maggioranza da 111 dei 150 membri della Camera e alla causa verrà destinato un fondo già utilizzato per sostenere i gruppi vulnerabili all'estero. In precedenza, come ha spiegato l'autore della risoluzione, Sjoerd Sjoerdsma del partito liberale D66, questi soldi non erano utilizzati per le donne europee; «tuttavia, i recenti eventi in Polonia e il fatto che una donna sia morta perché non ha ricevuto un aborto sicuro ci ha portati a decidere di destinare parte dei fondi per aiutare le donne polacche che vogliono abortire nei Paesi Bassi», ha spiegato. A settembre il Belgio aveva già preso una decisione simile dichiarando ufficialmente che «il governo belga non solo invita le persone dalla Polonia che hanno bisogno di abortire nel nostro Paese, ma intende anche pagare gli interventi».

belgio e paesi bassi finanzieranno gli aborti delle donne polacchepinterest
SOPA Images//Getty Images
Una manifestazione pro-choice in Belgio

La Polonia aveva una delle leggi più restrittive in Europa sull'aborto anche prima della sentenza del 2020, che ha reso illegali gli aborti anche in caso di malformazione del feto. Di fatto, però, il 98% delle procedure abortive del Paese venivano praticate proprio per questo motivo e così la legge ha portato a un divieto di interruzione di gravidanza quasi totale. Nei primi sei mesi successivi all'entrata in vigore della norma, infatti, l'ong Abortion Support Network ha lanciato l'iniziativa umanitaria Abortion Without Borders e ha fornito supporto e consulenza a più di 17.000 persone che cercavano un accesso sicuro all'aborto, comprese centinaia di donne che ha aiutato ad andare all'estero per l'intervento.

Per questo la collaborazione di Stati come il Belgio e i Paesi Bassi diventa fondamentale anche se si tratta di una soluzione emergenziale che non sostituisce di certo il dovere del governo polacco di tutelare la salute sessuale e riproduttiva delle sue cittadine. L'idea è anche di lanciare il messaggio per cui «l'accesso all'aborto è un diritto fondamentale che ogni Stato democratico deve garantire», come dichiara Sarah Schlitz, Segretario di Stato belga per l'uguaglianza di genere, le pari opportunità e la diversity, «quando uno Stato non protegge i suoi cittadini, la società civile deve intervenire». #AbortionWithoutBorders, per davvero.