«Questo sistema non ha alcun senso. Cosa dovrei fare con i miei bambini finché non compiono due anni ed è prevista l'assistenza statale?». Il discorso della deputata laburista Stella Creasy in Parlamento è da standing ovation e il fatto che si sia presentata in aula con suo figlio di pochi mesi lo rende ancora più potente. Il messaggio è chiaro: per le neo mamme come lei conciliare famiglia e carriera è davvero dura ed è arrivato il momento che questo problema non venga più trattato come una questione di "serie B". Creasy chiede un'assistenza all'infanzia a partire dai sei mesi di età che non abbia costi proibitivi: «Aspettare che un bambino compia due anni per fornire assistenza all'infanzia avvantaggia solo coloro che possono già permettersi l'assistenza privata o un'interruzione della carriera... Chiunque abbia progettato questo sistema chiaramente non ha mai avuto dei bambini piccoli!».

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Forse il punto è proprio questo, in effetti: se già la politica tradizionalmente non è un luogo per donne, figuriamoci se è un luogo per mamme. Così, Creasy ha deciso di portare con sé suo figlio, per mostrare come un bambino quando arriva non è certo qualcosa di astratto, ma un essere umano presente con le sue esigenze e bisognoso di assistenza. La deputata porta avanti questa battaglia ormai da tempo: già con la nascita della sua prima figlia aveva deciso di portarla in aula per sensibilizzare sull'importanza di poter gestire il proprio lavoro in piena serenità anche nei primi mesi di vita dei neonati. Proprio per questo era stata anche la prima deputata della storia UK a richiedere una sostituzione di maternità in Parlamento, una soluzione che, però, le è stata negata per la seconda gravidanza e che rimane molto difficile da mettere in atto date le resistenze a livello istituzionale.

«Come madre di due bambini, accetto che probabilmente non potrò mai uscire perché il costo dell'assistenza all'infanzia è troppo proibitivo. Abbiamo uno dei sistemi più costosi al mondo» ha spiegato. Creasy ha anche citato i dati dell'Ofsted sulla pandemia e ha affermato che il 30% delle autorità locali ha ammesso che non c'era spazio sufficiente per accogliere un maggior numero di bambini negli asili nido anche prima che arrivasse la pandemia. Insomma, bisogna fare di più e la chiave, a suo dire, è un programma di childcare concreto e accessibile che permetta alle mamma (e ai papà) di tornare al lavoro tranquillamente in base alle loro esigenze. Secondo la deputata, tra l'altro, un programma simile si autofinanzierebbe: «L'assistenza all'infanzia non è solo una bella cosa da prevedere», spiega infatti, «ti ripaga con un guadagno se ci investi». Come al solito, quindi, è più che altro una questione di volontà, ma le cose stanno cambiando e sono sempre di più le neo mamme che, proprio come Creasy, rivendicano il diritto a continuare a lavorare: continuare a ignorarle non è più un'opzione al passo con i tempi.