Fino a qualche tempo fa, la vulvodinia era, forse, tra le patologie ginecologiche più sconosciute e ignorate. Oggi, per fortuna, quella per il riconoscimento di questa malattia è diventata una vera e propria battaglia, anche e soprattutto grazie a Giorgia Soleri, che ha rotto il silenzio riguardo la sintomatologia e le conseguenze di quella che, a tutti gli effetti, deve essere considerata una malattia. Lo conferma il Dottor Valerio Rumolo, ginecologo di MioDottore: «La vulvodinia è una malattia caratterizzata dolore localizzato nella vulva, precisamente nell’area di passaggio tra vulva e vagina, meglio nota come area del vestibolo o area vestibolo-vaginale. Proprio per questo, spesso la vulvodinia viene indicata anche come vestibolodinia». Una malattia poco conosciuta, ma non per questo meno diffusa: si stima che colpisca circa il 15% delle donne, sebbene sia un dato sottostimato. Purtroppo, il sintomo più tipico della vulvodinita è il dolore. Cronico, simile a un bruciore, puntorio, come fossero degli spilli. La realtà, però, è che si tratta di una malattia quasi sconosciuta. «Più le persone conoscono la malattia, più andranno a cercare aiuto. Disinformazione e mancanza di attenzione sono il vero problema».

Come diagnosticare la vulvodinia e come accorgersi di avere un problema?

«La soluzione a qualsiasi patologia ginecologica è sempre rivolgersi al medico, specialmente perché le soluzioni esistono e si può avere una normalissima qualità della vita». Il sintomo più tipico della vulvodinia è il dolore nella zona vulvare e persino durante i rapporti sessuali. «Un dolore da non confondere con quello dell’endometriosi, che può essere presente con la penetrazione profonda. In questo caso, già la stimolazione superficiale può suscitare un forte dolore». Il vero problema, però, è che non ci sono lesioni e, dunque, è difficile identificare il problema, che spesso si manifesta con appena un po’ di gonfiore o rossore nell’area. «Il dolore della vulvodinia, inoltre, può essere spontaneo o provocato da attività quotidiane come andare in bicicletta, indossare abiti particolarmente stretti o, ovviamente, attraverso i rapporti sessuali». Merita un’attenzione particolare anche la localizzazione del dolore, che può essere a livello del vestibolo, nella vagina o anche al clitoride.


Quali sono le cause della vulvodinia?

Fondamentalmente, le donne che soffrono di vulvodinia hanno una percezione alterata degli stimoli. «Ciò che normalmente non provoca dolore nelle persone sane, viene percepito come molto doloroso. Si tratta di un’irritazione nervosa, un’iperstimolazione, che viene generalmente rintracciata grazie allo Swab Test, cioè il test del cotton fioc». In cosa consiste? Semplicemente, il medico tocca le aree soggette a dolore con un cotton fioc e rileva quali provocano dolore, stabilendo l’effettiva presenza della patologia. Un motivo più che sufficiente per ricordare che provare dolore cronico a livello della vulva o durante un rapporto non è normale. Non bisogna sopportare, non bisogna tacere il problema.


Quali sono le possibili soluzioni?

«La cura della vulvodinia dipende soprattutto dalle cause, che possono essere molto varie e interagiscono tra loro. Il pericolo più grande è trascurare la vulvodinia per lungo tempo, facendo in modo che si cronicizzi e dando vita a meccanismi del dolore che sono difficili da debellare perché diventa un mala cronico a livello del sistema nervoso centrale». Ecco allora che qualche piccolo accorgimento casalingo più fare la differenza: creme anestetiche, analgesici, prodotti con pH delicato, biancheria intima di cotone, pochi zuccheri e lieviti nella dieta. «Spesso può essere utile l’aiuto di uno psicologo. Il doloro provocato dalla vulvodinia, infatti, porta un deterioramento nel rapporto, perché - chiaramente - la sfera sessuale viene vissuta con disagio e può provocare una serie di meccanismi nella coppia». Un aiuto può giungere anche dalla fisioterapia: «talvolta, il dolore è associato a un’ipercontrattività dei muscoli del pavimento pelvico e, perciò, esercizi di rilassamento possono aiutare, proprio come delle tecniche di Biofeedback, per imparare a controllare i muscoli del pavimento pelvico». In alcuni casi, è possibile trattare le cause stesse della vulvodinia, come infezioni croniche o candide vaginali e cistiti ricorrenti non trattate.


Quando il dolore può essere preoccupante?

«Provare dolore nelle parti intime non è MAI normale. Un leggero fastidio durante il ciclo può avere senso, ma non bisogna mai considerare la sofferenza normale». Come identificare un dolore di cui non preoccuparsi? «Si tratta di un fastidì crampiforme, normale durante i primi giorni del ciclo, ma non deve essere prolungato e, soprattutto, invalidante. Il problema è se questi dolori impediscono le normali attività. Anche cicli particolarmente abbondanti possono essere un campanello d’allarme, perché possono riflettere la presenza di alterazioni organiche come un fibroma». Attenzione anche alle differenze presenti tra un ciclo e l'altro: «le fluttuazioni ormonali possono provocare cicli più o meno abbondanti, così come stress e cambiamenti importanti di peso. Il problema, naturalmente, si manifesta se le alterazioni diventano la normalità». Per quanto fastidiosa e dolorosa, però, la vulvodinia ha un suo lato positivo: può essere debellata.

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Beatrice Zocchi

Beauty addicted per vocazione, ho fatto della ricerca della skincare perfetta una missione. Amo scovare nuove tendenze, ma non chiedetemi di tingermi i capelli. Mai sottovalutare il potere della bellezza: il rossetto giusto può cambiarti la giornata.