Restare zen è un'arte. Riuscire a farlo durante la situazione che stiamo vivendo durante questa epidemia di Coronavirus è un pochino più difficile, perché sei continuamente esposta tuo malgrado a notizie negative, rischiando di sviluppare quello che gli psicologi chiamano bad news blues: ti incupisci, l'umore scende in picchiata libera e potresti sentirti particolarmente depressa.

“Vediamo sempre più casi di "affaticamento da disastro", spiega la dottoressa Mary McNaughton-Cassill, psicologa e docente dell'Università del Texas di San Antonio, che ha studiato la relazione tra il consumo di notizie negative e lo stress. “Tre persone su quattro controllano lo smartphone prima di andare a letto, è veramente difficile non farsi sopraffare". L'esperta ci rassicura sul fatto che è una reazione normale quando leggiamo di disastri naturali, catastrofi ambientali o, come sta succedendo negli ultimi mesi, di epidemie come quella del Coronavirus. Questo non toglie che i suoi effetti sulla nostra salute mentale — depressione, aumento del livelli di stress, sonno agitato o insonnia, cinismo — ce li risparmieremmo volentieri.

Misurando i livelli di cortisolo nel sangue dei partecipanti a uno studio scientifico, i ricercatori hanno scoperto che donne si stressano meno degli uomini quando leggono notizie negative.

La sensazione di una minaccia imminente può causare un disordine ossessivo compulsivo, che porta ad estremizzare le regole sanitarie per ridurre il contagio, dalla spinta a lavarti le mani centinaia di volte al giorno, ogni volta che tocchi un oggetto, fino a chiuderti in casa rifiutando qualsiasi contatto umano per scongiurare il contagio, a fare refresh sul browser in continuazione per vedere se il grafico dei contagi sale o scende. Comportamenti eccessivi che di per sé sono dannosi: ti si screpolano le mani, ti isoli e perdi un sacco di tempo fissando a vuoto uno schermo anziché utilizzare il tempo prezioso facendo qualcosa di costruttivo. E alla lunga ne va della tua salute mentale.

Per scongiurare questi sintomi segui i consigli della psicologa Rossella Valdré, collaboratore del Comitato di GuidaPsicologi.it, che ci ha dato qualche risposta professionale alle FAQ che in questi giorni, con buona probabilità, ti sono frullate nella mente.

Come funziona dal punto di vista psicologico il meccanismo secondo il quale, ogni volta che viene annunciato un nuovo provvedimento restrittivo, tante persone hanno comportamenti irrazionali, come ammassarsi in stazione o assaltare i supermercati?

Teniamo conto intanto dell'effetto sorpresa: l’evento è assolutamente nuovo e sconosciuto, soprattutto per i più giovani. Non esiste nella loro storia la memoria di un evento restrittivo, una privazione, seppur temporanea, della libertà. I nostri nonni hanno fatto la guerra, ma i nipoti che la studiano a scuola ne hanno un'idea vaga, cinematografica e quindi spettacolare, assolutamente lontana da come era veramente la vita quotidiana in tempo di guerra. Uso questa parola — guerra — in quanto usata dal nostro Premier e dai politici nei discorsi ai cittadini, parola dal forte impatto emotivo.

Viviamo in un'epoca di globalizzazione, velocità della comunicazione, rapida disponibilità dei beni. È chiaro che un ordine di restrizione della libertà risulti incomprensibile, perché non è più presente nella memoria collettiva.

Come ritrovare la lucidità in questi momenti in cui proviamo una paura irrazionale?

Perché l'irrazionalità non prenda il sopravvento, occorre tenersi informati senza fare ‘binge-eating’ di notizie continuamente ripetute, attenersi ai consigli sulla pulizia che sono i più importanti ma, responsabilmente, se uno valuta di aver bisogno di una passeggiata o può recarsi al lavoro secondo le regole e ritiene che, per la sua salute psichica, questo sia meglio che barricarsi in casa, io direi con molta responsabilità di farlo. Accettare i limiti fa parte della vita e può insegnarci una lezione importante. Quanto all’assalto assolutamente incongruo dei supermercati, è fenomeno che attinge a paure psichiche arcaiche, quelle che appunto scattano in tempo di guerra: resterò senza nulla, mi verrà portato via tutto. Al momento non si sono ancora visti fenomeni di estrema angoscia e irrazionalità, salvo che nelle carceri per la loro particolare situazione, ma il pericolo esiste. Sarebbe bene che i i negozi di prima necessità restassero aperti per tranquillizzare i cittadini, da questo punto di vista.

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courtesy Paramount Pictures
Oh, raga, finché stiamo in casa andrà tutto bene. No panic, lo dice la scienza!

Leggere ossessivamente le notizie, diradare il controllo delle news a un paio di volte al giorno o cercare di staccarsi ignorando gli aggiornamenti: qual è l'impatto che possono avere questi tre atteggiamenti sulla nostra salute mentale?

Leggere ossessivamente le notizie, soprattutto sui social, quello che ho chiamato “binge-eating” informativo, cioè abbuffarsi di news, ha lo stesso scopo, esattamente come l’abbuffata alimentare, di cercare di mantenere il controllo: devo ingoiare tutto, sapere tutto, così non mi sfuggirà nulla. Naturalmente, è un'illusione: un eccesso di informazione, fenomeno del nostro tempo, crea anche fake news e non ci assicura alcun controllo, al contrario ci può rendere più vulnerabili.

Diradare il controllo delle news a due o tre volte al giorno, che è ad esempio il mio personale comportamento, mi pare rappresenti un giusto compromesso tra l'illusione del controllo visto sopra, e la negazione, altrettanto illusoria, che vedremo dopo. Mangiare, cioè, alcune volte al giorno, quando si ha veramente fame.

Staccarsi ignorando tutto, fa parte di quei meccanismi di difesa che noi psicoanalisti chiamiamo negazione: nego il fatto, lo rendo per la mia psiche come non accaduto. Questo digiuno, proseguendo la metafora alimentare, è ugualmente illusorio (anche se nego i fatti avvengono ugualmente) e ugualmente rischioso, in quanto posso non essere al corrente di quanto accade, ma questo non mi preserva dal poterne essere vittima. Il secondo atteggiamento, dunque, è senz’altro quello consigliabile.

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Tenere la distanza di sicurezza di almeno un metro. GRAZIE!

Come possiamo ridurre lo stress da cattive notizie nella fase in cui la situazione peggiora e se il bollettino dei contagiati dovesse continuare a salire?

È molto difficile dare consigli vista l'assoluta novità della situazione. Naturalmente, dobbiamo adeguarci al decreto e sopportare questa grave limitazione di libertà. Come? Ciascuno adopererà i suoi mezzi: nello stare a casa, gli studenti possono studiare, usare piattaforme web, usare i social in modo creativo e intelligente, leggere. Non è proibito uscire per passeggiare da soli o col proprio cane, basta evitare le folle. I giovani possono riscoprire, o scoprire, il gusto e la necessità, a volte, della solitudine? Della capacità di stare bene pur stando soli? Sarebbe un insperato risvolto positivo di questa crisi.

Nel caso qualcuno che conosciamo venga contagiato dal Coronavirus, come possiamo fare per ridimensionare la sensazione di pericolo ravvicinato o sciagura imminente?

Singolarmente non veniamo messi di fronte a una sciagura imminente, ma alla nostra umana fragilità, resa doppiamente fragile dall’evento improvviso e incontrollabile. Per i più giovani l’idea della morte è spesso irrealistica, lontana, o persino mitizzata. L'evenienza che un amico o un parente si ammali rende questa evenienza più prossima; credo che la solidarietà e la vicinanza ai nostri anziani sia oggi più necessaria che mai, anche da parte dei più giovani.

[Le foto che accompagnano questo articolo sono scene del film Manuale scout per l'apocalisse zombie (2015).]

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Gaia Giordani
WEB EDITOR
Copywriter e blogger della prima ora, divoro serie TV e nel tempo libero sforno muffin al cioccolato. Ho scritto da poco il mio primo romanzo. Cintura nera di karate. Ho un'insana passione per gli squali, una volta ne ho accarezzato uno. 99% digital, 1% human.