Cosa sceglierà l’utente del makeup sul metaverso? Di essere semplicemente una versione migliorata di sé stesso o qualcosa di completamente diverso? Di questo tema si parla nel quarto episodio de "La Ricerca della Bellezza", la serie prodotta da Tatatu in collaborazione con Hearst e con la partecipazione di Valentina Debernardi, Creative Beauty Director Hearst Digital & Senior Beauty Editor Harper's Bazaar, e Michela Motta, caporedattore beauty di Elle, che indaga a 360° sul mondo del beauty e del benessere. Per scoprite come il makeup verrà usato e si evolverà nel metaverso, diamo la parola agli esperti.

La costruzione di un avatar è processo creativo

“È un po’ come quando un autore crea un personaggio di un racconto o di un romanzo. La tecnologia però mette a disposizione la creatività a una larga parte della popolazione, che magari non avrebbe gli strumenti creativi per costruirsi un personaggio. Questo è un grande vantaggio, perché permette di esplorare una possibilità che diversamente avremmo in una maniera molto ridotta” afferma Marco Pastorini, psicologo e psicoterapeuta. “La creazione di un avatar diventa un’esperienza creativa, utilizzando magari un’acconciatura alla quale non abbiamo mai pensato oppure cercando di assomigliare a qualcuno che invece non ci assomiglia per niente. Quindi costruendo dei personaggi che in qualche modo sono un pezzettino della nostra identità. Un pezzo di un’identità che conosciamo poco magari e che attraverso il metaverso possiamo costruire e possiamo far muovere. Il metaverso dove gli avatar interagiscono è un ambiente creato a fini commerciali e quindi le persone si muovono per fare delle cose che hanno bisogno di fare. Ognuno di noi, potrebbe essere che in futuro abbia il suo avatar per fare una cosa specifica e questo lo dovremmo considerare come un aspetto che in qualche modo farà parte della nostra normalità”.

Makeup come mezzo di espressione

“Il makeup solitamente va a lavorare su due direzioni. Un sociologo e filosofo, che si chiama Georg Simmel le identifica così. La tensione umana all’uniformità e di contro alla tensione a definirsi come unici. Questa è una tensione che attraversa tutto il mondo della moda” spiega Mariachiara Tirinzoni, strategist e specialista del Metaverso. “Nel makeup questa cosa è a sua volta evidente, perché abbiamo da un lato tutto quello che è il lavoro e l’utilità del makeup per correggere quelli che possono essere percepiti come difetti dell’apparenza o per renderci simili ad uno standard, che riconosciamo come valido, e a renderci appartenenti o adatti ad entrare in un certo tipo di contesto. Dall’altra parte c’è invece una libertà estrema sempre più ampia che viene dal fatto di poter completamente manipolare l’aspetto dell’avatar. Qui le competenze visual, grafiche e di design possono essere applicate a questa maniera estremamente creativa e molto meno limitata. In seconda battuta però il makeup è anche un business che lavora secondo le logiche della moda, come abbiamo detto, e lavora anche su quello che è l’espressione di una storia e di un’identità personale e appunto l’espressione attraverso delle esperienze. Sicuramente ci saranno delle scelte nuove e questo perché il metaverso è un canale di comunicazione, l’avatar è uno strumento con cui comunichiamo, il makeup artist è il designer di questa comunicazione. Capita molto di frequente che una necessità, una nuova idea porti alla creazione di un nuovo strumento. Ma capita altrettanto spesso che sia il nuovo strumento a suggerire nuovi modi di fare qualche cosa o addirittura nuovi concetti e nuove idee. E io mi aspetto che questo succederà anche nel caso del makeup”.

Guarda l'episodio completo

youtubeView full post on Youtube