C.N. sono le iniziali di una ragazza che desidera restare anonima. Qualche mese fa dopo aver scoperto di essere rimasta incinta, ha deciso di optare per l'interruzione volontaria della gravidanza (Igv), come è previsto dalla legge italiana 194 del 1978. C.N. ha avuto la possibilità di scegliere di ricorrere all'aborto farmacologico che da alcuni anni è previsto anche da noi in alternativa a quello chirurgico, sebbene sia realmente disponibile in pochi centri. 

Se hai sentito dire che la pillola abortiva è pericolosissima e fa malissimo, sappi che la verità è un'altra: studi confermano che è una pratica molto più favorevole alla salute della donna (e non necessita di anestesia). L'Igv in questo caso avviene attraverso l'assunzione di un farmaco, la famosa pastiglia RU486 (a base di mifepristone), seguito 48 ore dopo da un altro medicinale che favorisce la fase di espulsione. C.N. ha dunque seguito le indicazioni del ginecologo. Ecco il suo racconto. 

«Sul web si leggono cose tremende sulla RU486: da un lato sarebbe una soluzione "facile", dall'altro causerebbe sintomi mortali. Purtroppo, di recente ho dovuto usarla: ho deciso di raccontare com'è andata per aiutare le donne a farsi un'idea di come funziona davvero. 

Quando il ginecologo mi ha fatto l'ecografia, stabilendo che ero tra la quinta e la sesta settimana, mi ha informato che potevo optare anche per la RU486, spiegandomi cosa avrebbe comportato. I vantaggi rispetto all'intervento chirurgico mi sono stati subito chiari: avrei evitato l'anestesia generale e il rischio di infezioni. Però un'amica che vi era ricorsa tempo prima mi aveva detto che era stata costretta a 3 giorni di ricovero e la cosa mi pareva assurda. 

Mi sono convinta quando il medico mi ha spiegato che in quella struttura era possibile fare tutto in day hospital. Avevo già il certificato per l'Igv e il test di gravidanza, quindi il ginecologo ha compilato la mia cartella clinica e predisposto un test per controllare il gruppo sanguigno: se fosse stato RH negativo avrei avuto bisogno di un procedimento in più per proteggere le future gravidanze. Non era il mio caso, dunque ho firmato il consenso informato e assunto il farmaco (in realtà 2 pastiglie), quindi sono tornata a casa. 

Sapevo che avrei potuto avere forti perdite accompagnate da crampi, come una mestruazione più dolorosa. Ero stata anche avvertita che in caso di emorragia sarei dovuta andare in ospedale. Nei 2 giorni successivi, però, non ho avuto alcun sintomo. 

Quando sono tornata per il secondo farmaco il medico mi ha avvertita che nel giro di 2 o 4 ore avrei avuto senz'altro perdite abbondanti che sarebbero durate per un mese, e così è stato. Due settimane dopo ho fatto l'eco di controllo: era tutto a posto. Con il ciclo seguente mi sono normalizzata. E ho preso subito la pillola anticoncezionale».

Segui Adelaide su Twitter

Headshot of Adelaide Barigozzi
Adelaide Barigozzi
Editor

Reporter d'assalto e corrispondente dai Tropici in una vita precedente, oggi per Elle scrivo di attualità (ma non solo). Dopo 9 traslochi (tra cui uno transoceanico), ora ho piantato le tende a Milano, ma non mi tiro indietro se c'è un buon motivo per rifare le valige. Colore preferito: azzurro. Comfort zone: la spiaggia di Agrio Livadi a Patmos.