Ora che i giochi sono quasi fatti e le pedine stanno prendendo posto sullo scacchiere, si inizia a intravedere come sarà il quinto festival dell’era Amadeus. L’ultimo – pare – firmato dall’ex disc jockey come direttore artistico e conduttore. Che è riuscito a passare indenne attraverso dei cambiamenti epocali, raccogliendo l’eredità di un format stanco e un po’ stantio e aggiornandolo ai tempi dello streaming. I possibili passaggi in radio come criterio dirimente per accogliere un brano nella rosa delle canzoni in gara, la forza di scommettere su nomi nuovi, la capacità di riconoscere il talento ancora in fase embrionale. Sua la consacrazione di Achille Lauro come performer a tutto tondo, sua la scommessa vinta di Tananai, merito suo l’esordio davanti al grande pubblico di Madame, Lazza, i Pinguini Tattici Nucleari. Nomi che sarebbero arrivati lo stesso lassù in cima (anzi, c’erano già) ma che dopo il passaggio al Teatro Ariston sono diventati familiari in tutte le case degli italiani, per dirla con un celebre spot di Lorella Cuccarini, co-conduttrice della serata finale.

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Ma quest’anno allora che Sanremo ci aspetta? Crediamo che l’intenzione di Amadeus sia di portare in scena un festival votato al commiato senza clamore: un cast di artisti in gara che accontenta un po’ tutte le generazioni (ma soprattutto il pubblico nazionalpopolare), delle co-conduttrici quasi rassicuranti, nessun ospite “insidioso” (dopo i casi dello scorso anno di Salmo e l’affaire Fedez-Rosa Chemical). Quest’anno a cantare ci saranno, tra gli altri, Il Volo e i Ricchi e Poveri, espressione i primi del belcanto all’italiana e i secondi della memorabile musica leggera degli Anni ’80. E poi gli “innocui” Renga e Nek, Emma e Alessandra Amoroso, Annalisa e i The Kolors. Facce e nomi che mettono d’accordo diverse generazioni, che ci faranno parlare più dei look che dei testi di rottura, che non rischiano di creare incidenti diplomatici.

Perché di una cosa siamo quasi certi: Amadeus per il suo ultimo festival si vuole tenere fuori dalle polemiche, da una Rai in difficoltà con gli ascolti, da strascichi che potrebbero rovinarne il ricordo.

Ha già dimostrato di essere il migliore in circolazione per Sanremo, ha già fatto la sua rivoluzione, ha già alzato l’asticella così tante volte da rendere quasi impossibile farlo di più. È stato il conduttore del Covid, con i palloncini rossi sulle poltrone dell’Ariston e le esibizioni senza applausi, ha gestito Morgan e Bugo, ha portato sul palco Chiara Ferragni, ha spazzato via le rose di Blanco. Insomma, prima che la corda si spezzi meglio smettere di tirarla. Quindi rilassiamoci, prepariamoci alla comicità elegante di Teresa Mannino, alla voce di Giorgia (che speriamo di sentire), alla simpatia di Marco Mengoni e alle sorprese di Fiorello, che tutto sommato ha tirato i remi in barca ancor prima dell’amico di una vita. Certo, potremmo sbagliarci. Perché manca un tassello fondamentale. Non abbiamo ancora ascoltato le canzoni in gara e i testi potrebbero rivelarci delle belle sorprese. Ma Amadeus ci piace anche per questo: perché ogni volta che abbiamo provato a decifrare i suoi pensieri, e ad anticiparne le mosse, lui ci ha sorpreso con un’idea geniale. Quale sarà? Aspettiamo e potremmo ricevere, anche quest’anno, un regalo di Natale formato Sanremo.