Un ritorno al passato, a quel buio generato dalla mancanza di diritti inalienabili come quello di metter su famiglia, di dimostrare amore e di coltivare la cura e l'affetto senza limiti e senza etichette. Sembrerebbero cose scontate, invece non lo sono. Non per tutti. A marzo scorso, la decisione del Governo di andare contro le famiglie arcobaleno con l'impedimento formale a riconoscere i figli adottati all'estero del Tribunale di Milano ha generato un necessario movimento di protesta, un'onda di scontento e di sconcerto. Perché il mancato riconoscimento subita dal nostro Paese non è solo un problema delle famiglie omosessuali, ma una questione che riguarda tutti, come sempre dovrebbe accadere quando si parla di diritti civili. Così è dai tempi dei moti di Stonewall nel 1969 e così dovrà essere sempre per le future generazioni.

Anche per questo, e per l'importanza essenziale di sostenere la causa in un momento simile, celebriamo con un video i valori di libertà e uguaglianza, di cui Hearst da sempre si fa portavoce.

Non è servito a nulla il richiamo del Parlamento europeo, che ha definito Paesi come l'Italia (ma anche la Polonia e l'Ungheria, che adottano pratiche retrograde simili) «anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtiq». Non è servito il moto di disagio che ha smosso attivisti, famiglie arcobaleno, politici, personaggi di spicco della cultura e dello spettacolo sin dalla modifica di marzo. Servirà, questo sì, scendere in piazza il prossimo 10 giugno a Roma, quando l'onda del Pride 2023 contribuirà ad alimentare questo grido di dolore generato dalla inquietante retrocessione a un passato fatto di discriminazione e razzismo.

Intanto, comuni e province stanno muovendosi autonomamente - vedi il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che, nei giorni scorsi, ha invitato i colleghi di altre città a mobilitarsi attivamente contro lo stop della trascrizione all'anagrafe dei figli di persone dello stesso sesso (segnale fortissimo, sia a livello politico che sociale, dell'interesse per il tema oltre ogni partito o schieramento politico). La richiesta più pressante: arrivare a una legge chiara e dai contorni circoscritti per le famiglie omogenitoriali, superare le etichette, proteggere i minori. A Padova, un gruppo di circa 30 bambini adottati da famiglie arcobaleno nel 2017 e opportunamente registrati all'anagrafe, rischiano di vedere annullato il diritto alla famiglia conquistato in decenni di lotte e proteste. Per la legge italiana, quei madri e padri che li hanno cresciuti non sono più tali, non da un punto di vista burocratico. Un baratro oscuro, come si diceva all'inizio, che non ha solo ripercussioni sul piano collettivo della società civile ma anche su quello individuale e psicologico delle persone coinvolte.

Il sindaco della città di Padova Sergio Giordani, proprio in virtù dell'attivismo locale e a-politico che questa situazione ha generato, ha chiesto a gran voce di colmare la lacuna normativa che ruota intorno a questi nuclei familiari. Non è l'unica voce che si è alzata in queste settimane - ancora inascoltata dal Governo - e non sarà l'ultima. Il Pride di Roma, al quale per la prima volta parteciperà anche Cosmopolitan con un carro in parata, oggi più che mai è un'occasione necessaria per far sentire da che parte stiamo. Quella della libertà.