«Nessuno di noi è sbagliato. Dobbiamo solo accettarci e imparare a convivere con la nostra fragilità. Il coraggio? È la forza di essere noi stessi».

Mattia Belardi, vero nome di Mr. Rain è un rapper e beatmaker bresciano nato nel 1991. Dopo essersi avvicinato alla musica durante le scuole medie, comincia a esplorare il mondo del rap attraverso Eminem, la sua figura di riferimento: il primo progetto lo pubblica nel 2011 con l'ep Time 2 eat che anticipa di qualche anno la sua partecipazione ad X-Factor nel 2013, poi il primo disco ufficiale nel 2015, e nuovi brani che scalano le classifiche (tra questi, "Fiori di Chernobyl"). A Sanremo con "Supereroi" si è classificato terzo, portando sul palco dell'Ariston un brano che affronta il tema della fragilità e dell'importanza di chiedere aiuto.

Chi sei? Chi vuoi diventare? «Sono Mattia e faccio musica, e sono una persona che sta vivendo il suo sogno. Ho sognato il palco di Sanremo per moltissimi anni e ho lavorato molto per riuscire a coronare il mio sogno. Voglio essere chi sono, ho lavorato molto in questi anni e finalmente mi sento vivo. Dopo 30 anni, ho fatto questo primo passo».

Da dove si parte? «Ho vissuto circa due anni un periodo molto cupo in cui mi dativo fuori luogo mi sentivo l’unica persona al mondo a sentire certe cose, per delle barriere che mi ero messo io. Avevo vergogna di spiegare come mi sentivo e cosa mi passava per la testa. Sono riuscito a chiedere aiuto ai miei cari e a professionisti. Cosi ho scoperto un mondo che non voglio abbandonare. Voglio continuare a studiare me stesso e mostrare chi sono. Togliere la mia armatura. Sono le fragilità che ti valorizzano, e quando lo capisci ti cambia la vita. Torni in sintonia con te stesso».

Chi chiede aiuto è un supereroe, come hai cantato a Sanremo? «Nella nostra società sentirsi/mostrarsi fragili è un tabù. Siamo abituati a vergognarci d mostrare ciò che ci spaventa. Quando però arrivi all’ultima goccia ed esplodi, capisci che vivendo così non si riesce davvero a essere».

Cos’è per te la fragilità? «Fragilità è la tua storia. La tua storia che influisce sul futuro. Sono i lati di noi che ci vergogniamo di mostrare ma che ci rendono unici e speciali e ci aiutano a ricostruirci quando siamo tristi».

A te oggi cosa fa paura? «Tornare come un tempo, perché ho scoperto questa nuova versione di me. Sono davvero totalmente diverso».

Quanto è importante “stringersi la mano” come canti? «Quando stai male ti senti solo al mondo, e non capisci quante mani puoi stringere. Quando lo comprendi, dalla prima, arriva una nuova versione di te che migliora anche tutti gli altri. È importante imparare a stringere la prima mano».

Che consiglio daresti a un 20enne? «Io ho sognato sempre di fare musica perché era il l’unico modo per parlare agli altri. Io facevo mille lavoretti per mantenermi e in me non credevano tantissime persone. Il mio consiglio è semplicemente: fai ciò che ti senti dentro. Anche se prendi sessantamila porte in faccia non importa. Fai ciò che ami fare. Bisogna vivere le proprie scelte con estreme sincerità con se stessi».

Esistono scelte sbagliate? «Ho fatto un sacco di scelte sbagliate, ma questo non mi ha mai fermato. Ma anzi mi ha dato la carica per migliorare sempre di più».

Ti aspettavi questo successo? «Assolutamente no. Era il quarto anno che provavo a salire a Sanremo. Pensavo di fare una gara parallela, io porto il mio progetto sono un outsider. Il terzo posto è stato uno choc. Ma la mia vittoria più grande non è la classifica, sono tutte le persone che mi scrivono perché si sono riconosciute in “Supereroi”».

Di questo e molto altro ha parlato con noi a #CosmoIAM, il censimento sulla generazione Z e sull'identità che dal 2 al 5 marzo 2023 ha visto le opere degli studenti provenienti dalle più prestigiose Accademie e Università italiane che hanno aderito al progetto, esposte in un contesto unico, la Fabbrica del Vapore, con il Patrocinio del Comune di Milano.

Più di 130 le creatività proposte ed esposte: dalla ricerca etimologica della parola Identità, per toccare con scatti il corpo, le cicatrici, la sessualità e/o sensualità, mettere in luce le paure e urlare una lotta – intestina e frenante – contro le aspettative. Abbiamo sentito poi urlare la spinta all’affermazione, seppur dentro una riconosciuta e in parte accettata fragilità del non comprendersi fino in fondo. C’è un altro tema ricorrente e dirompente, il cambiamento inteso come meta, quasi più che come percorso. Argomenti affrontati ogni giorno con talk e ospiti d'eccezione, per parlare di identità in divenire nel periodo delle scelte.