«Oggi stanno cercando di toglierci di nuovo la possibilità di scegliere per i nostri corpi», questo è il monito di Giorgia Soleri che ieri, in occasione della Giornata internazionale dell'aborto sicuro, ha parlato dell'importanza di rimanere vigili sulla situazione italiana. «In questa campagna elettorale», ha detto la modella e attivista parlando all'evento Vadosulsicuro a Milano, «abbiamo sentito dire che Giorgia Meloni non vuole toccare il diritto all’aborto ma garantire l’applicazione della legge 194». «Ma non riuscite a capire che è proprio questo il problema», ha detto Soleri, «il primo punto della legge dice che l’obiettivo è la tutela sociale della maternità. Come può una legge del genere garantire un aborto sicuro, un aborto in cui nessuna persona si senta colpevole di quello che sta facendo?».

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La legge 194 del 1978 che in Italia disciplina le “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, in effetti, non pone l'aborto come un diritto. Come ha fatto notare Soleri, non solo nel nostro Paese la legge non viene adeguatamente applicata e ci sono troppi medici obiettori finendo per negare l'aborto in modo strutturale, ma è la legge stessa a non tutelare a fondo la libertà femminile. «La 194 ha lacune enormi che dovrebbero essere prese in considerazione», aveva dichiarato la modella al Corriere della Sera raccontando della sua esperienza con l'interruzione di gravidanza quando aveva 21 anni, «rimane una legge fuori dal periodo storico in cui viviamo».

La legge italiana, approvata come compromesso e dopo un lungo e faticoso iter, di fatto, consente l'aborto quando gli ostacoli per la maternità non possono essere superati. È proprio a questo che si aggrappano i conservatori e gli antiabortisti. Il rischio è che, esattamente tutelando la 194, l'Italia finisca nella pratica per negare il diritto all'aborto, come hanno fatto più volte notare anche le istituzioni europee. «È importante che questa folla ne parli ad altri», ha aggiunto Soleri, «questa marea deve diventare talmente rumorosa da zittire chi ci vuole togliere questo diritto».