Drusilla Foer è stata una delle protagoniste dei David di Donatello 2022, serata dove si è premiato il miglior cinema italiano: tra gli altri, a portarsi a casa una statuetta sono stati i film É stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, Freaks out, Qui rido io così come gli attori Teresa Saponangelo, Sabrina Ferilli, Eduardo Scarpetta e Antonio Capuano.

La serata dei David è stata affidata alle sapienti mani di due presentatori di talento come Carlo Conti e Drusilla, i quali in coppia hanno dimostrato di avere uno splendido feeling e la medesima capacità di rendere tutto leggero e frizzante, senza mai però apparire frivoli.

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Un po’ come è accaduto al Festival Di Sanremo 2022, anche ai David di Donatello Drusilla è riuscita a portare tutta la sua simpatia travolgente accompagnata dalla profondità d’animo che la contraddistingue, colorando lo show con pensieri, battute e riflessioni argute e mai banali.

Diventata celebre per la partecipazione al film Magnifica presenza così come per la sua ironia raffinata ed elegante, Drusilla è riuscita a entrare velocemente nel cuore del pubblico grazie alla sua estrema sensibilità e la capacità di intrattenerlo, esortando alla riflessione su alcuni importanti temi di attualità come la parità di genere, l’integrazione e la gentilezza.

Le citazioni più memorabili di Drusilla Foer

«Come spesso accade, le nostre asprezze hanno a che fare con le ostilità che ci abitano».

«L’eleganza è incanto, è qualcosa di non definibile per quello che si indossa. È naturalezza, conoscenza di sé e di quello che ci si addice. Nessun brand può definire cosa sia elegante in generale, anzi molto spesso una cosa bellissima addosso a un fisico sbagliato stona».

«Ognuno si veste come vuole, bacia chi vuole, si sente come vuole, è molto semplice. Dove nasce allora il problema? Dal fatto che ogni libertà presuppone una responsabilità, e più le libertà sono ampie, più c’è il rischio dell’inciampo su chi non ha le stesse consapevolezze. Provo a farla facile: è bellissimo il ciclismo, perché è uno sport che fa bene ai polmoni e allena i muscoli, ma bisogna stare attenti alle auto che passano accanto; e gli automobilisti devono stare attenti alla logica del ciclismo, e anche rispettare le tutine orrende che si mettono i ciclisti naturalmente. Ci vorrebbe una tale chiarezza su cos’è la discriminazione sul genere…».

«Mi sono resa conto che la vergogna assomiglia a quelle sabbie mobili in cui più ci si agita e più si va a fondo. Un fondo che t’inghiotte nel buio di una visione di te e da cui poi è difficile risalire. Per questo nel finale del libro dico: se incontrate la vergogna salutatela velocemente e ditele che avete un appuntamento con il pudore».

«I diritti sono come la lasagna, a strati, ma discendono tutti dal rispetto, e quello sì dev’essere paritario. Se si riconduce ciascun diritto al rispetto, allora è più facile capirsi. Poi, non è che ogni disagio debba avere una prevalenza, altrimenti va a finire come in certi pranzi con la mamma, che è un attimo passare dal cambio di stagione al "tu m’hai rovinato la vita"».

«Comportarsi in modo naturale e accogliente verso gli altri è un atteggiamento sano verso se stessi e verso gli altri. Se si è privi di pregiudizi nei propri confronti, lo si è anche verso l’esterno».

«Mi sono stupita nello scoprire di avere verso me stessa più perdono che durezza, più stima che disprezzo, più pietà che rabbia, più sorrisi che lacrime, tutte espressioni del sentire che sono figlie della stessa madre. Ma non sempre dello stesso padre».

«Vi narrerò delle mie esperienze, degli incontri, dei luoghi, cercando di condividere con voi le convinzioni che mi abitano, che sarò sempre pronta a sfrattare per sostituirle con inquilini più convincenti. Ho cercato di guardarmi lealmente, dando ascolto a ogni parte che mi compone, a ogni essere che mi abita. Teneramente, ma senza pietà».

«A volte posso essermi stata antipatica, ma non ho nessun timore di risultare antipatica. Ecco, credo che questa sia la differenza tra il pudore, che è una valutazione di cosa vogliamo tenere per noi stessi, una misura personale, e la vergogna, che è irrorata di paura del giudizio altrui»