Da enfant prodige a femme fatale, cercando però di rimanere la ragazza semplice che sognava il ballo della scuola. Chloë Grace Moretz di strada (e carriera) oggi ne ha fatta parecchia, diventando per molti registi un volto sul quale poter costruire personaggi intensi, fuori dagli schemi in certi casi.

Basterebbe ricordarla in Hugo Cabret di Martin Scorsese, un po' bohemienne, già capace di rapire l'attenzione. Cosa che poi è riuscita a fare in Dark Shadows di Tim Burton, da Hit-Girl in Kick Ass, nel controverso remake di Carrie – Lo sguardo di Satana, in Sils Maria, senza dimenticare l'ottima performance in La diseducazione di Cameron Post, nei panni di un omosessuale, la cui comunità cerca di riconvertirla. Ora, nel suo percorso, è arrivato anche Luca Guadagnino che l'ha voluta nelle prime scene nel nuovo affascinante Suspiria (in sala dal 1° gennaio, ma visto in anteprima all'ultima Mostra del Cinema di Venezia), protagoniste Dakota Johnson e Tilda Swinton. Là interpreta Patricia Hingle, una ballerina scappata dal Male puro, “un'esperienza viva, dice, tra le più intense che mi sono capitate”.

Come sei riuscita a trovare la giusta energia, nonostante la parte fosse relativamente piccola?

"Sono quelle occasioni che non puoi lasciarti sfuggire, è stato davvero sorprendente. Luca è uno di quei registi che tendono a incoraggiarti nel cercare quel tormento che abbiamo in ognuna delle nostre anime, lui mi ha consentito di farlo, tenendo in considerazione anche tutte le idee che gli proponevo".

Non è stata comunque semplice la preparazione...

"Tra trucco, preparazione, ogni mattina, per due settimane, c'è stata immersione totale, ho dovuto anche imparare la lingua tedesca, integrandola con quella inglese. Nonostante fossero solo quindici pagine di copione ho cercato di far indossare al personaggio quasi un suono, un illusione, sia in maniera lineare che verticale. Senza dimostrare a tutti i costi qualcosa, si avvertiva grande libertà, voglia di sperimentare, eppure sembrava di essere all'interno di pellicole come La finestra sul cortileo Gli Uccelli. Adoro quanto intorno si sprigiona una sorta di estetica eccitante, ottengo di più da me stessa, e lì vado in profondità".

Quanto ti piace l'horror?

"Beh ho cominciato con un film dil genere, Amityville Horror, ma devo dire che fin da bambina sono sempre stata ossessionata da quel balletto tra luce e oscurità, così misterioso, impalpabile, la definisco una relazione tra yin e yang. Nel tempo poi mi sono confrontata con dei ruoli forti di donne, penso a Carrie".

Oggi invece cosa ti fa più paura?

"La politica americana direi, visto le circostanze, è impossibile non averne".

Prima parlava di ruoli, cosa ti ha affascina maggiormente nel sceglierli?

"Il fatto che possano evocare qualcosa. Suspiria è incentrato principalmente anche su un modo di raccontare la femminilità, essere donna non è mai semplice, per questo il cambiamento deve essere costante, non occasionale. Sono una femminista, ma lo devo ai miei fratelli maggiori che mi hanno insegnato ad esserlo!.

Hai cominciato prestissimo, già sapevi ciò che volevi fare così giovane?

"Recito dall'età di 5 anni, ricordo le prime volte, come bambina, iniziare la giornata a lavorare sul set, per poi finirla a fare i compiti nella roulotte, sono sempre stata fortunata in questo senso grazie ad una buona memoria fotografica. Certo, crescendo i sono persa delle cose, vedevo gli amici andare al college, divertirsi, andare al ballo della scuola, alla fine non rimpiango nulla comunque".

Chi ti ha sostenuto?

"Mia madre, faceva l'infermiera (il padre è chirurgo estetico, ndr) era lei ad accompagnarmi alle audizioni, ad aiutarmi a ripetere la parte, quando vivevamo a New York, è stata d'insegnamento senza però mai essere oppressiva. La famiglia è da sempre al centro delle cose che faccio".

Con qualcuno ci lavori anche, no?

"Esatto, Trevor, uno dei miei fratelli, è anche il mio manager, spesso è rassicurante sapersi al sicuro, circondata dalle persone di cui puoi fidarti".

Come si trova l'equilibrio in un mondo nel quale si hanno sempre gli occhi addosso?

"Per la propria salute mentale devi conviverci e andare avanti. Penso ai red carpet, la moda, ora sono molto più seria al riguardo rispetto al passato, ma un vestito non è la rappresentazione sempre della tua identità. Credo di essere una romantica, ma molto dinamica in termini di look, talvolta vado controcorrente e sogno altro".

Tipo?

"Di starmene tranquilla a casa, gironzolando in pigiama insieme al mio cagnolino (ride, ndr)".