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Andiamo a convivere?

Per chi, come me, appartiene a una generazione per la quale la convivenza prima del matrimonio è una tappa scontata, questa domanda non ha un peso enorme o spaventoso. Semplicemente dopo un po' che si sta insieme, andare a convivere è una cosa naturale e, soprattutto, scontata. O almeno così pensavo.

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Quando il mio ragazzo ed io ci siamo conosciuti io avevo solo 20 anni, avevo appena iniziato l'università ed entrambi abitavamo vicino a Milano, per cui nessuno dei due si era trasferito per studiare e vivevamo nelle rispettive case di famiglia. Andare a convivere è sempre stato nei nostri piani, ma sono passati molti anni (7 per l'esattezza) prima di prendere effettivamente la decisione di iniziare a cercare casa e a dire la verità nemmeno ricordo il momento preciso in cui ci siamo guardati e ci siamo detti "Ok, ora iniziamo a cercare davvero una casa", in compenso ho un ricordo nitidissimo del primo appartamento che abbiamo visto (che ovviamente non è stato quello che poi abbiamo affittato) e, ancor di più, della sensazione di tenerezza che ho provato mentre guardavo il mio ragazzo aggirarsi per quella che ipoteticamente sarebbe potuta essere casa "nostra".

Mesi ― e molte case orribili ― dopo finalmente troviamo l'appartamento perfetto, piccolino, ma romantico e accogliente. È deciso, lo prendiamo. E così arriviamo al dunque, al primo vero punto di svolta di una relazione durata 7 anni. Dopo tanto fantasticare, la convivenza era diventata una prospettiva concreta e imminente. Quando arriva il momento di andare a firmare il contratto d'affitto, ricordo che la mia pancia ha iniziato a contorcersi. Ero felice ma allo stesso tempo mi veniva da vomitare per l'agitazione. Perché non riuscivo a godermi il momento? Dopotutto lo aspettavo da anni.

La risposta era molto semplice: avevo paura. Non si trattava di una paura precisa e nemmeno di dubbi sulla mia relazione, ma di un mix di fattori diversi: lasciare la mia casa, dove ero abituata ai miei spazi e alla mia privacy, affrontare nuove responsabilità, condividere tutto, ogni giorno. Mi sentivo in colpa, perché avevo la sensazione che da me in quel momento ci si aspettasse solo entusiasmo e gioia e non certo paura.

Ero cresciuta credendo che la convivenza fosse sì un passo importante, ma che, a differenza del matrimonio, non comportasse angosce o paure che invece avevano a che fare con l'idea del "per sempre". Nella mia testa andare a convivere si differenziava dal matrimonio proprio in questo, nella leggerezza con cui può essere affrontata. Eppure sentivo sulle spalle tutto il peso di una decisione definitiva, irrevocabile, che avrebbe cambiato per sempre la mia vita per come l'avevo conosciuta (e sì, tutto questo in parte aveva a che fare anche con la mia crisi del quarto di secolo). Poi è arrivato il giorno di entrare in casa e tutti i timori hanno lasciato spazio ad un entusiasmo travolgente e a una gioia che fino a qualche istante prima non mi sarei mai aspettata. E oggi, a quasi otto mesi da quel giorno, ho capito che ci sono almeno 7 cose che avrei voluto sapere prima di andare a convivere, perché forse mi avrebbero evitato qualche paranoia.

1. La convivenza non è un passo come un altro ed è normale che possa fare paura

Ok, quando vai a convivere non firmi un contratto che dice che sarai legata all'altra persona per il resto della vita, ma ciò non significa che non sia un cambiamento radicale e che quindi (come tutti i cambiamenti radicali) possa fare paura. Dopotutto lasciare i tuoi spazi e la tua confort zone per condividere tutto, anche se con la persona che ami, non è una cosa da poco. Comporta rinunce, adattamenti e compromessi, che però sono bilanciati da momenti dolcissimi e divertenti.

2. Il rapporto cambia...

Prima di andare a convivere ero sicura che io e il mio ragazzo avessimo già raggiunto una complicità e un'intesa insuperabili e avevo il timore che la convivenza potesse intaccare il nostro equilibrio, appiattirlo sulla quotidianità. Invece è successo tutto il contrario. Avere uno spazio "nostro" ci ha avvicinati ancora di più e in questo senso è proprio vero che la convivenza è un banco di prova, perché per quanto possa sembrare banale, se non c'è amore i compromessi e i sacrifici che la convivenza comporta alla fine diventano insopportabili.

3. ... E anche i litigi

Dimentica le litigate esistenziali e passionali che durano giorni, quando convivi il litigio base dura mezz'ora e probabilmente è nato da delle mutande lasciate per terra o dalla spazzatura rimasta in cucina.

4. Ti abitui alla nuova casa più in fretta di quanto tu creda

Prima di trasferirmi per vivere con il mio ragazzo avevo affrontato solo un altro trasloco nella mia vita e avevo sofferto molto, perché avevo lasciato la casa in cui ero cresciuta. Ero convinta che ci avrei messo un sacco di tempo ad abituarmi al nuovo ambiente, invece dopo pochi giorni avevo la sensazione che fosse casa mia da sempre e non vedevo l'ora di tornare a casa dal lavoro per godermela.

5. Scopri dei lati dell'altra persona che non conoscevi, anche se stavate insieme da tanto

Non importa da quanto tempo due persone stiano insieme prima della convivenza, vivere insieme svela dei lati inaspettati del carattere di entrambi e per fortuna! Perché anche se si tratta di lati negativi (per esempio una totale incapacità di relazionarsi con una lavatrice, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale) è sempre bello renderti conto che hai ancora un sacco di cose da scoprire della persona che credevi di conoscere come le tue tasche.

6. Ricordati sempre di ritagliarti i tuoi spazi

Quando l'angoscia iniziale dell'entrare in casa ha lasciato spazio all'entusiasmo, ho passato i primi due mesi praticamente in simbiosi con il mio ragazzo, ore al lavoro a parte. E certo è bellissimo stare sempre insieme, ma dopo un po' era... troppo! Ritagliarmi i miei spazi è stato un po' più complicato di quanto pensassi, perché dopo tutta la giornata al lavoro non volevo fare quella che si faceva i fatti suoi. Invece ci vuole anche quello, che sia per leggere un libro, farmi un bagno caldo o fare yoga, avere del tempo solo per me stessa rende anche la convivenza migliore.

7. Gli armadi non bastano mai

Hai mai sentito tua mamma o tua nonna dire che gli armadi in casa non bastano mai? Ecco, è vero. Anzi sacrosanto! E forse è proprio l'armadio la cosa più difficile da condividere perché, ehm... "Amore dove le metto le mie 30 paia di scarpe?".