Brene Brown è una ricercatrice che si occupa di servizi sociali e nella sua attività ha approfondito il tema delle connessioni tra le persone fino a stabile che il segreto delle relazioni sta tutto nel potere della vulnerabilità e lo spiega in un video TED.

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Brown è arrivata a considerare la vulnerabilità come chiave delle relazioni umane perché nel condurre i suoi studi si è accorta che quando chiedeva alle persone di parlare di amore o di rapporti nell’ambito del lavoro o della famiglia, le persone raccontavano le proprie afflizioni e quasi sempre si trattava di storie di disconnessione tra le persone stesse.

Ma perché esiste questa disconnessione? Per Brown le persone sono disconnesse quando non riescono ad essere conosciute per quello che sono e, a volte, tutti noi non ci facciamo conoscere bene dagli altri perché ci vergogniamo. La vergogna è un sentimento che proviamo tutti e che non ci fa sentire abbastanza per gli altri e ci fa sentire profondamente vulnerabili perché intimoriti dalla possibilità di non essere amati per quello che siamo. Scrive Brene Brown:

La vergogna è percepita come la paura di disconnessione. C'è qualcosa nella mia vita che, se scoperta da altre persone, farà sì che non meriterò più il rapporto con loro? Le uniche persone che non provano vergogna non hanno capacità di immedesimarsi o di connessione. Nessuno ne vuole parlare, e meno ne parli, più ne hai. La base su cui poggia la vergogna, è: "Non valgo abbastanza", - un sentimento che noi tutti conosciamo: "Non sono abbastanza pulito. Non sono abbastanza magro o ricco, o bello, o intelligente, o non ho avuto abbastanza promozioni". La base di tutto questo è una vulnerabilità lancinante, questa idea che abbiamo per cui, affinché il rapporto si crei, dobbiamo fare in modo di essere visti, visti davvero”.


una farfalla poggiata su una manopinterest
Evgeniya Fomina / EyeEm

Da questo presupposto, la ricerca di Brown è durata sei anni, nei quali ha analizzato molte storie di rapporti fra persone e storie di vergona molto intime arrivando ad una conclusione: la differenza tra le persone che riescono a creare una connessione e quelle che hanno difficoltà a connettersi con le altre persone sta nella capacità di credere di meritare amore. “E cioè, le persone che hanno un forte senso di amore e appartenenza credono di meritarsi amore ed appartenenza”.

Ed ecco cosa ho scoperto, la cosa che avevano in comune era un senso di coraggio. La definizione originale di coraggio viene dal termine latino cor, che significa cuore - e la definizione originale serviva a raccontare la storia di chi tu sei con tutto il tuo cuore. Per cui queste persone avevano, semplicemente, il coraggio di essere imperfetti. Avevano la compassione di essere gentili con se stessi prima, e poi con il mondo, perché, come dimostrato, non possiamo essere compassionevoli con altre persone se non riusciamo a trattare bene noi stessi. E l'ultima cosa che avevano era connessione come conseguenza dell'autenticità, avevano la volontà di abbandonare il sé ideale per essere se stessi cosa che va assolutamente fatta per la connessione.

E l’altra cosa che secondo Brown le persone che credono di meritare amore hanno è l’accettazione della propria vulnerabilità nel senso che non ne parlano in maniera negativa o positiva, ma come una cosa necessaria, che fa parte di noi. La stessa Brown ha vissuto un periodo di incredulità di fronte alla sua ricerca, affermando di aver avuto un problema con la vulnerabilità: “so che la vulnerabilità è il cuore della vergogna e della paura e della nostra lotta per la dignità ma sembra essere anche la culla della gioia, della creatività, del senso di appartenenza, dell'amore”, spiega Brown.

Brown fa un passo avanti spiegando che la vulnerabilità, un’emozione che proviamo tutti è spesso cacciata, negata e nella nostra società questo vuol dire anestetizzare con le droghe, con l’alcool o con il cibo, pur di non sentire questo fondo di vergogna e di non essere abbastanza per l’altro, di non meritare amore, di non essere degno.

Ecco la vulnerabilità, il dolore, la vergogna, la paura, la delusione, non voglio provare questi sentimenti. Mi faccio un paio di birre ed un muffin con noci e banane. Non si possono addormentare questi sentimenti negativi senza sopprimere gli affetti, le nostre emozioni. Non puoi selezionare cosa sopprimere. Per cui, quando sopprimiamo questi, sopprimiamo anche la gioia, addormentiamo la gratitudine, siamo insensibili alla felicità. E poi stiamo male, e cerchiamo un significato ed una ragione, e allora ci sentiamo vulnerabili ed allora ci facciamo due birre ed un muffin con noci e banane. E si innesca un ciclo pericoloso.

Per Brown il problema è il voler negare questa parte di vulnerabilità nelle nostre vite addomesticando sin da piccole le persone ad essere perfette, invece di accettare la propria imperfezione come qualcosa di necessario. È solo quando vediamo senza giudizio questa parte di noi e degli altri che creiamo la connessione con l’altro perché non ci vergogniamo della nostra vulnerabilità.

Brene Brown completa così il suo discorso TED:

Questo è quanto ho scoperto: lasciatevi osservare, profondamente, e in maniera vulnerabile; amate con tutto il cuore anche se non esiste garanzia ed è davvero molto difficile, siate grati e gioiosi in quei momenti di terrore, quando ci chiediamo "Posso amare così tanto?", Posso credere in questo così appassionatamente?, Posso essere così agguerrito su questa cosa?". Essere capaci di fermarsi e, invece di vedere una catastrofe come possibile risultato, dire "Sono così grata, perché sentirsi così vulnerabile significa che sono viva". E l'ultima cosa, che credo sia probabilmente la più importante è credere che siamo abbastanza. Perché quando lavoriamo da un luogo dal quale possiamo dire "Sono abbastanza" allora smettiamo di urlare ed iniziamo ad ascoltare, siamo più gentili con la gente che ci sta attorno, e con noi stessi”.

(Il testo tradotto è stato ripreso dal sito di TED)

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