Il 22 aprile è stat la Giornata Mondiale della Terra - o Earth Day in inglese, cioè il giorno dedicato alla celebrazione dell'ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra. E anche se la situazione precaria in cui versa il nostro ecosistema evidenzia l'importanza di considerarne la sua salute *ogni giorno* e non solo in occasione dell'Earth Day, l'arrivo di questa ricorrenza ci ha permesso di portare alla luce temi a noi cari, come quello della moda sostenibile. Non è un segreto per nessuno infatti che il settore dell'abbigliamento sia tra i più inquinanti al mondo e che le scelte che compiamo ogni giorno riguardo al nostro guardaroba abbiano un impatto cruciale sulla salute del pianeta. Così, abbiamo deciso di affrontare questo argomento scottante con i veri esperti del sistema cioè i seguitissimi e attivissimi influencer green. Giovani e più che mai decisi a proteggere il pianeta, questi paladini dell'ambiente sono entrati nel nostro Cosmo Village con le loro meravigliose idee, il loro punto di vista sulla moda sostenibile, condividendo con noi i loro preziosi consigli, ispirazioni di stile etico e messaggio nella bottiglia per un futuro migliore.

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Esiste un termine, coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht, per esprimere un sentimento sempre più comune, Solastalgia. Un neologismo nato dalla combinazione del latino sōlācium (conforto) e della radice greca -algia (dolore)per indicare il senso di desolazione che le persone provano, consciamente o inconsciamente, quando l’ambiente che li circonda viene radicalmente trasformato dal cambiamento climatico. Per non dover più provare solastalgia, leggi qui che cosa ci hanno raccontato 15 attivisti green per vivere la moda in modo sempre più sostenibile e contribuire a proteggere il Pianeta.

Nicola Lamberti, ambientalista

Quando ho iniziato a parlare di sostenibilità ambientale ho iniziato proprio dalla moda, che sui social era il settore più in voga. Devo ammettere che inizialmente stavo quasi commettendo l’errore d’innovare il mio guardaroba con abiti che fossero sostenibili per poter rispondere alle innumerevoli domande che mi venivano poste quando affrontavo la questione con gli amici: “Cos’hai oggi addosso che sia veramente sostenibile?”. Da subito ho capito però che la sostenibilità ha bisogno di essere concreta e io non avevo bisogno di comprare altri vestiti; oggi come ieri, posso infatti affermare che avere un guardaroba etico non significa solo avere nell’armadio capi sostenibili ma soprattutto avere capi che vengono indossati con regolarità, che vengono utilizzati per molto tempo senza essere sostituiti prima del dovuto, che se rovinati vengono smacchiati, che se bucati vengono rattoppati e rimodernatati.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Prediligi i piccoli brand perché quasi sempre sono capaci di essere più sostenibili delle grandi catene.
  • Controlla sempre la composizione del capo, più filati ci sono minore sarà la sostenibilità in un’ottica di circolarità!
  • Non lasciarti abbindolare dal green washing; un filato riciclato potrebbe impattare molto più di un filato vergine, basta leggere le etichette e fare una piccola ricerca per avere queste informazioni.
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Il mio look preferito è il buon vecchio jeans con una maglia bianca basic. Sembra scontato ma non lo è: il mio caro jeans è un Wrangler acquistato due anni fa e fa parte della collezione Indigood. Per fabbricarlo, grazie alla tintura a schiuma, è stata consumata il 100% di acqua in meno e l’energia utilizzata è stata ridotta del 60% rispetto ai metodi tradizionali di tintura. La maglia bianca è Organic basics (oppure Isto?). Anche le mie scarpe Flamingo sono rigorosamente organiche.

Federica Gasbarro, autrice del libro Diario di una striker

Sono un'attivista e abbracciare il modello dello Slow fashion conferisce peso, continuità e coerenza alle mie parole, ma anche se non lo fossi sicuramente avrei le stesse abitudini - con che cuore potrei comprare un capo che ha provocato sofferenza ad altri individui e all'ambiente?!

"Con che cuore potrei comprare un capo che ha provocato sofferenza ad altri individui e all'ambiente?!"

Quando scelgo i capi etici che indosserò, la prima cosa che faccio è chiedermi se davvero ne ho bisogno. Ammetto che fino a qualche anno fa ero una creator di moda e viaggi, amavo comprare tanti vestiti - e molti anche me li mandavano. Poi ho acquisito consapevolezza, ho deciso di fare la mia parte e pian piano il mio profilo è cambiato con me.

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Sfatiamo il mito che gli ambientalisti si vestano male! Il mio outfit green del cuore è un cardigan composto al 100% da cotone riciclato e un vestitino appartenuto a mia mamma quando era ragazza: l'ho fatto modificare dalla sarta ed eccolo qui! :)

Fresh Mula, rapper e portavoce di coolkid

Avere un guardaroba etico è una delle cose più importanti per un artista. Il guardaroba, per me, è come il volto del mio stile di vita ed essere un coolkid - movimento che rappresenta uno stile di vita a impatto zero basato sul rispetto per la natura e per gli altri e sulla solidarietà [N.d.R.] - significa anche essere rispettoso nei confronti del pianeta.

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L’outfit sostenibile che mi rappresenta di più nelle giornate quotidiane è una tee monocolore o di qualche tour, in questo caso anche una giacca denim con patch di jeans, un paio di Nike Dunk SB (caso prodotte con plastica recuperata dal mare) e un paio di pantaloni Artophera creati con due paia di pantaloni in velluto vecchi e riutilizzati.

Sarah Brizzolara, attivista per un mondo migliore

Ogni nostra scelta ha un impatto. Ed è anche un messaggio. E se sei un attivista, come prima cosa devi essere d’esempio. Essere consapevole che ogni mia scelta come consumatrice ha un impatto sul Pianeta di cui sono ospite, quindi agire di conseguenza per far sì che la mia impronta sia la più piccola possibile. Quando è il momento di fare shopping rifletto su quello che mi serve davvero. Cerco di evitare di prendere cose inutili. Immagino quante volte indosserò quel capo e provo a capire se mi serve veramente o se è giusto un desiderio passeggero dettato da una moda.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Informati sull’etica e la sostenibilità di un brand e se i prodotti sono vegani.
  • Ridai vita a qualcosa di vecchio o che non ti piace più, magari anche donando
  • Parla con gli altri di sostenibilità e di crisi climatica, in modo da influenzare altri piccoli cambiamenti positivi verso il Pianeta
per la giornata mondiale della terra cosmopolitan italia intervista 15 influencer green per discutere di moda sostenibile e circolare, collezioni e tessuti consciouspinterest
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L'outfit green che la rende più fiera include una t-shirt di Legambiente anni 90 by Milo Manara con anfibi vegani.

Questo look mi piace perché mi fa sentire come se stessi abbracciando il mondo, e poi ha un passato, un vissuto, è un pezzo di storia del movimento ambientalista. L'abbino ai miei Dr. Martens vegani, belli ed etici. È come se mi ricordassero di essere anche un po’ ribelle.

Licia Florio, imprenditrice e creativa, disegna prodotti responsabili per noi e per il Pianeta

Ricerco brand che mi piacciano e che abbiano la consapevolezza del loro impatto sul Pianeta, sulle persone e sulla società. Fare scelte è un atto politico e di rispetto verso gli altri: dall'alimentazione al vestire. Pensare al futuro vuol dire innovare e migliorare in armonia con gli altri.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Possiedi meno e meglio
  • Conosci sempre da chi compri
  • Dai sempre una seconda possibilità ai vestiti

L'outfit di cui Licia Florio di cui va più fiera è questo che vedi in foto. Ha lavorato molto per riuscire a creare un outfit che avesse tutte le caratteristiche che per lei rientrano in quello che vuole essere un'ottima alternativa all'offerta attuale. Un capo che abbia caratteristiche tecniche, di durata, con un fit perfetto per fare sport, ma che sia utilizzabile anche con sopra una giacca over. Non ultima una gamma di colori interessanti tinta con certificazione Bluesign® cioè senza prodotti chimici dannosi al corpo.

Marta Canga, influencer di moda sostenibile

La moda sostenibile va oltre l'idea di "abbigliamento ecologico". Per me significa questo ma anche trasparenza nella filiera, niente lavoro minorile e salari equi ai lavoratori, niente maltrattamenti sugli animali, niente produzioni eccessive (quattro stagioni all'anno, al massimo) e riconoscere come funziona il sistema moda in cui viviamo oggi ha bisogno di un cambio di prospettiva in termini di crescita economica infinita, che non possiamo più permetterci. Abbiamo bisogno di meno vestiti, più apprezzamento di ciò che già possediamo, metodi di produzione circolare. Dobbiamo pretendere che il governo e le grandi imprese facciano meglio.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Compra vestiti che durino nel tempo e indossali ALMENO 30 volte.
  • Se qualcosa è rotto, troppo piccolo o troppo grande, riparalo e modificalo!
  • Compra qualcosa solo se ti fa cantare il cuore! Non importa se è sostenibile o meno: devi essere felice ogni volta che indossi quel capo di abbigliamento e amarlo il più a lungo possibile.
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Ho comprato questo meraviglioso abito verde di Maje su eBay. Invece di £ 150 l'ho preso per £ 30, un vero affare! Nella foto lo abbino a un cappotto di seconda mano che ho trovato su Depop, dei mom jeans a vita alta che hanno almeno 5 anni e dei fantastici accessori vegani, come la borsa che è realizzata in un materiale effetto pelle ricavato dalla mela e plastica riciclata, di un marchio francese chiamato Minuit Sur Terre. Gli stivali sono Collection and Co. Vedi? È tutto un gioco di accessori (etici)!

Marika Zaramella aka Le Italienne

Non mi ritengo esattamente un’attivista, ma sono appassionata di abbigliamento vintage, perciò l’80% del mio guardaroba si compone di pezzi second hand; cerco comunque di stare molto attenta ai nuovi acquisti, scelgo preferibilmente piccoli slow label.

La mia regola per evitare acquisti impulsivi è quella di mettere tutto in una wishlist e aspettare tre mesi. Se dopo quei tre mesi li desidero ancora allora procedo con l'acquisto.

In generale la qualità dei capi vintage/second hand è più alta e i prezzi più bassi. Non vado mai nei negozi “fancy” ma in quelli più incasinati: è li che si nascondono gli affari migliori!

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Se compro second-hand scelgo i capi in base al fit e alla qualità dei materiali, ovviamente considero anche le condizioni di usura.
  • Vado sempre al mercato settimanale a cercare nei banchetti di moda pre-loved oppure da telefono guardo Vestiaire Collective, Depop e Vinted (latest addiction).
  • Il segreto sta nell'acquistare capi iconici e versatili: anche quando se ne acquistano di nuovi devono essere di buona fattura in modo che siano il più durevoli possibile.

L’outfit green che mi rende più fiera? Il più figo si compone di levi’s vintage con giacca e texani in pelle. Intramontabile, casual ma sempre super cool!

Vittoria, sostenitrice di moda vegan e fondatrice di The Optimistic Apple

Per me la moda sostenibile è quella che implica il minor sfruttamento possibile di qualsiasi tipo di risorse. Questo significa capi usati, di seconda mano o vintage, ma anche capi realizzati senza un’eccessivo sfruttamento di risorse ambientali (con materiali biologici e naturali o riciclati), senza sfruttamento umano o lavoro minorile e senza materiali d’origine animale - in linea con la mia personale etica, visto che sono vegana.

3 tips per un guardaroba sostenibile:

  • Usa quello che già hai e sfruttalo al massimo
  • Acquista più che puoi capi di seconda mano o vintage
  • Scegli brand sostenibili che prendano in considerazione persone, pianeta e animali
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Il mio outfit green del cuore è ovviamente un mio capo d’abbigliamento. Infatti, ho aperto due mesi fa il brand di The Optimistic Apple due mesi fa che realizza capi certificati eco-sostenibili, fair-trade e vegani.

Alessia, sostenitrice di slow fashion e fondatrice di not.sogreen

Moda sostenibile per me è indossare abiti che non hanno storie di sfruttamento alle spalle e che hanno un impatto minimo sull’ambiente. Il mio guardaroba non è ancora come lo vorrei, ma rispecchia ogni giorno di più ciò in cui credo.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Smetti di acquistare compulsivamente, concentrati su ciò che hai, impara ad amarlo e sfruttalo al meglio.
  • Prediligi acquisti di seconda mano, l’offerta è ampia e variegata e in questo modo si allunga la vita di un capo già prodotto.
  • Se hai bisogno di un abito nuovo, cercalo senza seguire le mode, presta attenzione all’etichetta e alla qualità del tessuto così non ti stancherà al prossimo cambio di stagione e durerà nel tempo.

Il mio outfit etico del cuore non ha apparentemente niente di speciale, ma è speciale per me perché racchiude tutto ciò che io considero “sostenibilità”. Una vecchia cuffia che mi accompagna da anni, un maglione in cashmere e il cappotto dei miei sogni scovato per pochi € in un mercatino dell’usato della mia città, jeans ereditati dalla mamma, scarpe (by ragioniamo con i piedi) e zaino (by ritagli di G) artigianali e Made in Italy.

Silvia Stella Osella, designer e sostenitrice di moda sostenibile

Dopo aver lavorato per una decina di anni nel settore moda e tessile, in cui ho avuto modo di disegnare per grandi nomi - ma anche di vedere con i miei occhi processi estremamente impattanti - ho voluto capire se ci fosse un modo diverso di progettare e produrre. Nel 2014 ho quindi aperto il mio studio e, parallelamente, seguito il processo per creare una delle prime startup di abbigliamento sostenibile in Europa, ed inevitabilmente, da allora, è cambiato anche il mio approccio come consumatrice.

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Avere un guardaroba etico per me non significa assolutamente buttare tutto ciò che si possiede e ricominciare da zero investendo solo in capi sostenibili, anzi; allungare il più possibile la vita dei capi che già possediamo, ridurre consistentemente gli acquisti, cominciare a porci qualche domanda in più quando acquistiamo qualcosa di nuovo: la consapevolezza dovrebbe partire proprio da qui, dal ritornare a dare valore ai capi e alle storie dietro ad essi.

Aurelie, fondatrice di improntazero e ambientalista

Dopo essere diventata mamma, per me è stato complicato mantenere le mie abitudini di shopping etico, perché quando si tratta di abiti per bambini, entra in gioco la loro crescita e una necessità maggiore di acquistare nuovi abiti. Ho trovato comunque il modo di comprare per loro seconda mano, riprendendo le mie abitudini di quando ero studentessa.

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Diciassette mesi fa mi sono fatto una promessa: non acquistare nulla per me di abiti. In quanto il mio armadio era ed è ancora tutto ora, troppo fornito. È questo che abbiamo di bello: l'opportunità di migliorarci e cambiare in ogni momento.

È questo che abbiamo di bello: l'opportunità di migliorarci e cambiare in ogni momento.

PS. Ricordate quando lavate i vostri abiti di usare sacche di lavaggio e filtri per recuperare eventuali residui che potrebbe finire dalla nostra lavatrice ai nostri oceani.

Anne-Sophie Roux, protettrice degli oceani

Cerco di essere piuttosto coerente con l'ambizione personale di preservare l'Oceano in ogni aspetto della mia vita. E la moda, ovviamente, occupa una parte importante, insieme al regime alimentare (sono diventata vegetariana da due anni) e ai consumi quotidiani. Diciamo pure che sono avviata verso uno stile di vita zero-waste. E mi rendo conto che anche la moda è diventata un'espressione del mio coinvolgimento nell'attivismo green. Supportare brand di moda etici è un modo efficace per innescare un impatto positivo.

Troppo spesso come singoli pensiamo di non avere abbastanza potere per cambiare le cose. Invece sono convinta del contrario. Comprare in modo consapevole e sostenibile è uno strumento potente troppo a lungo sottovalutato.

Il primo passo che ho fatto per migliorare la qualità delle mie abitudini di consumo è stato decidere di comprare solo ciò di cui ho bisogno, di cercare di più nei negozi second-hand, donare ciò che non indosso a enti che si occupano di rimetterli in circolo per chi ne ha bisogno. Il mio goal è di entrare sempre di più in un sistema economico circolare.

Ma se devo comprare qualcosa di nuovo prima faccio delle ricerche per capire se il brand che lo produce è in linea con i miei valori nel rispetto dell'ambiente (l'utilizzo di risorse naturali, una produzione che offra lavoro alle realtà locali e impegno CSR, Corporate Social Responsibility) ma anche come i vestiti sono fatti e se i lavoratori coinvolti nella catena sono adeguatamente tutelati. Inoltre ho eliminato per sempre i brand fast fashion dal mio guardaroba.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Per verificare velocemente se i brand che si dichiarano sostenibili sono sinceri oppure fanno green-washing, fai un check con WeDressFair.
  • Compra prodotti di brand che non solo producono in modo sostenibile ma si occupano di investire nella rigenerazione degli habitat naturali amplificando così l'impatto positivo sul Pianeta (Patagonia è tra i pionieri in questo).
  • Compra il più possibile da realtà locali ed etiche anche se il prezzo è più alto dei prodotti fast fashion: indossare capi che incontrano anche il nostro modo di pensare e i nostri valori produrrà una sensazione davvero unica.
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La muta di Anne-Sophie Roux è green realizzata con bottiglie in PET riciclate.

L'outfit green che mi rende più orgogliosa in assoluto è la divisa per immersione. Solitamente questi capi non hanno un impatto magnifico sull'ambiente (la maggior parte non si può riciclare così come la loro produzione genera massiccia emissione di carbonio). Sono felice di aver trovato un brand che le produce con bottiglie in PET recuperate dagli oceani e che dona il 10% delle vendite alla preservazione delle specie animali raffigurate sulle mute. La mia contribuisce alla tutela gli squali balena che spero un giorno di incontrare durante le mie immersioni. Ne sono affascinata!

Laura Zunica, professionista della sostenibilità e ambientalista

Fino a pochi anni fa non avevo idea di cosa volesse dire "moda sostenibile" poiché non mi sono mai informata sull'impatto ambientale e sociale di questo settore. Fintanto che non iniziamo a farci le giuste domande, è difficile assumere consapevolezza e cambiare prospettiva. Per me il giro di boa è stato il documentario The True Cost, che consiglio a chiunque, il quale in maniera chiara ed esaustiva svela tutto ciò che si nasconde dietro la filiera produttiva della fast fashion. Ho compreso che con ogni nostro acquisto esprimiamo un implicito consenso a tutto ciò che si trova dietro il bene che acquistiamo e, se desideriamo un domani più sostenibile, è proprio partendo dalle nostre scelte in qualità di consumatori che abbiamo il potere di fare la differenza.

Con la onlus di tutela ambientale di cui sono presidente, terralab onlus, organizziamo uno swap party a stagione, dove le persone condividono gratuitamente beni inutilizzati ma puliti e in ottimo stato e possono portarsi a casa gratis tutto ciò che desiderano, messo a disposizione dagli altri partecipanti: un ottimo modo per svuotare l'armadio e fare shopping gratis!

Irina di Spazio Grigio, guru del minimalismo

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oleg bruma
Irina di Spazio Grigio indossa un top in cotone organico certificato Made in Italy e una camicetta di seconda mano.


Per me, come rappresentante del minimalismo, è importantissimo - anzi fondamentale- avere un guardaroba il più possibile etico. Non solo cerco di avere uno stile di vita con un impatto minore sull’ambiente ma posso, con il mio esempio, influenzare migliaia di persone a fare altrettanto. Quando la moda non inquina l’ambiente con sostanze chimiche tossiche e non sfrutta la manodopera con condizioni disumane, allora posso definirla sostenibile.

Perché dei capi d’abbigliamento siano davvero sostenibili dovrebbero essere creati in Italia (o Europa) con tessuti naturali come cotone organico, bambù, tencel (lyocel) e non dovrebbero fare il giro del mondo per arrivare nel nostro armadio. Tuttavia, ci sono altri modi per vestire in modo sostenibile. Da minimalista consiglio di usare ciò che si ha e acquistare soltanto ciò di cui si ha davvero bisogno o piace veramente tanto. Il modo più facile infatti di essere sostenibili è acquistare meno e in modo consapevole.

Il secondo modo invece è acquistare di seconda mano. Acquistare vestiti di seconda mano (anche se non sono di brand eco sostenibili) è sostenibile in quanto non si utilizzano nuove risorse per crearli. E si risparmia pure! Tutti i miei outfit sono green, minimal e basic in colori monotoni. Per quanto riguarda le scarpe invece a me piace acquistare da brand Made in Italy in materiali di origine vegetale.

3 tips per un guardaroba etico

  • Acquista solo ciò di cui si ha bisogno o piace veramente
  • Acquista di seconda mano
  • Acquista capi nuovi di aziende sostenibili che producono in Italia o Europa in tessuti naturali.

Elena Clara Maria Rossetti, studentessa che sogna un lavoro che coniughi scienza, arte e sostenibilità

Avere un guardaroba etico è una diretta conseguenza dei miei valori, che sono stati poi il motivo per cui ho iniziato a fare attivismo. Avere un guardaroba etico non è quindi uno sforzo, ma parte della “base di partenza”. Per me moda sostenibile è moda che supporta le persone, che crea empowerment, che è pulita e il più trasparente possibile dietro i vestiti che produce.

Mi piacciono i pezzi insoliti, con una trama o una texture particolare, un pattern distinguibile, dei dettagli e delle rifiniture che raccontano l’attenzione e la sensibilità di chi li ha realizzati. E mi piacciono gli abiti che raccontano una storia, più o meno esplicita. Di conseguenza prediligo comprare da artigiani, dal vivo o tramite piattaforme come Etsy, di seconda mano su Depop, Vinted e Greenchic, così come nei mercati e mercatini. Mi piace “frugare”, in una cesta o in una collezione di abiti online, e pensare di essere io che sono stata trovata da quello che scelgo, e di essere parte della storia.

3 tips per un guardaroba sostenibile

  • Non creare ulteriore domanda nel settore del fashion, almeno per le categorie di abiti che sono reperibili facilmente nel vintage e nei negozi di seconda mano a prezzi accessibili a tutti, come gli iconici levi’s, o le camicette di seta.
  • Supporta l'economia circolare e compra vestiti che sostengono l’empowerment dei lavoratori e delle persone. Catene come Humana, Share e Altromercato hanno tanto da offrire, così come siti quali LostStock.com, o progetti italiani come Atelier Riforma e Progetto Abito, che si avvalgono di una rete di sartorie sociali e generano opportunità di lavori a partire da abiti dismessi.
  • Rispetta la regola delle 3 R. RIPARA in modo sistematico, dalla sarta al calzolaio. RIUSA, chiediti ogni volta che stai per comprare qualcosa se lo utilizzerai almeno 30 volte, e poi cerca di riutilizzarlo almeno quel numero di volte. RICICLA nel modo più efficiente possibile. Informati su tutti i take back program, programmi specifici di riciclo per tutto ciò che ha una suola in gomma, è in 100% lana o cashmere, o è un jeans con almeno il 95% di cotone. Sul mio profilo IG, guarda le Stories salvate “abiti riciclati”.
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Total look in seta pre-loved per Elena Clara Maria.

Questo top è di Diane Von Furstenberg, in 100% seta, ed è pre-loved come i pantaloni, che sono senza brand, anch’essi in seta anche se non completamente. Sono stati un acquisto online su Greenchic e sono diventati il mio completo del cuore, quello che mi toglie l’imbarazzo di come vestirmi in un contesto formale da cerimonia. Il prezzo totale di questo outfit è di 20 euro. Spero che incoraggi le persone a credere in una moda sostenibile e accessibile a tutti.