La moda per me è come il cibo e non scelgo mai lo stesso menù. Kenzo, stilista giapponese che a partire dagli anni 70 ha sedotto Parigi prima e il resto del mondo poi, è morto a 81 anni per complicazioni dovute al contagio da Coronavirus. Un tempismo assurdo, a due giorni dalla fine della settimana della moda francese e appena 4 giorni dopo la sfilata del brand omonimo, oggi guidato dal designer portoghese Felipe Oliveira Baptista, a cui non ha potuto ovviamente assistere. In questa annata difficile ci lascia purtroppo un vero talento, un entusiasta e appassionato del mondo e dei suoi bizzarri abitanti, un uomo che ha colorato di gioia e ironia i guardaroba di molti. E oggi, a riguardare quella felpa Kenzo con la tigre circondata dai fiori esotici ci torna indietro un'ondata di emozioni travolgente.

Kenzo stilista, biografia di un esploratore del mondo, la sua jungle

Come ogni predestinato che si rispetti anche la storia di Mr. Takada ci dimostra che quando si sogna fortemente qualcosa non resta che seguire istinto e passione. Nato nel 1939 in Giappone a Himeiji, cittadina nella prefettura di Hyōgo a ovest di Kobe e Kyoto, Kenzo non ha impiegato più di due mesi all'università di letteratura inglese per decidere di iscriversi invece, rapidissimo e contro la volontà dei suoi genitori, al prestigioso Bunka Fashion College di Tokyo aggiudicandosi così il primato di unico studente maschio mai ammesso sino ad allora. Era solo il 1958.

kenzo, lo stilista giapponese che dparigi ha insegnato ad amare e apprezzare le diversità del mondo è morto a 81 anni per il covid 19pinterest
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Un look della collezione Kenzo primavera estate del 1983 presentata a Parigi.

La sua è una storia avventurosa guidata verso terre e luoghi sconosciuti da una curiosità infinita e autentica. Sbarcato a Parigi nel 1964 trova finalmente un terreno fertile dove seminare le sue idee. E nella Ville Lumière se ne accorgono quasi subito. Primo couturier asiatico innamorato e affascinato dalla multiculturalità europea e non solo, agli inizi degli anni 70 crea la sua linea eponima, una mistura di colori e stampe, di volumi -mai stretti- e citazioni folk, accostati in libertà come mai sino ad allora, che lo porterà a scrivere le prime pagine di un nuovo capitolo della storia della moda contemporanea. In quegli anni apre la sua prima boutique all'interno della Gallerie Vivienne ribattezzandola Jungle Jap e ne ridipinge lui stesso le pareti con flora e fauna esotica: sarà anche la location della sua prima sfilata. Con quel concept è riuscito a fondere due grandi amori, la natura più vera e sincera, come quella che si osserva nella giungla, e il Giappone, sua terra d'origine. E poi c'era un quadro, The Dream, dipinto del 1910 dal post impressionista Henri Rousseau che mai lasciò la Francia, né mai vide una giungla. Kenzo, invece sì.

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10 anni dopo, sulla scia della asiatic fashion revolution, altri designer giapponesi lo raggiunsero a Parigi aprendo così un nuovo filone estetico: giganti della moda come Yohji Yamamoto, Rei Kawakubo e Issey Miyake si imposero sulla scena parigina, e quindi mondiale, con la missione di ridefinire il concetto di decostruzione e minimalismo attraverso una rilettura di due modi e due mondi agli antipodi, quello occidentale e quello orientale. Però è stato Kenzo a dare il calcio d'inizio.

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Kenzo autunno inverno 1991-92, non solo gli abiti ma anche il casting era un gioioso melting pot di bellezza.

Dai kimono ai gonnelloni dei Balcani, dai pantaloni harem agli scialli. India, Cina, Africa e Europa. Il suo era un freestyle continuo, un viaggio flamboyant attraverso le culture, le tradizioni e le palette più accese e gioiose di sempre, dove le scadenze del pre-à-porter ancora non esistevano e lui si prendeva la libertà di presentare una stagione in coincidenza alla stagione stessa. Follia. Forse anche no. Carine Roitfeld, che sfilò per lui e destinata a diventare la futura direttrice di Vogue Paris, disse: "Gli anni 70 a Parigi sono stati mitici perché c'era lui".

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Tris di look mx and match della collezione autunno inverno 1991-92 di Kenzo.

Nel corso della sua lunga carriera il designer ha visto il brand Kenzo Paris crescere ed espandersi verso nuove lande: nel 1983 dà vita alla linea uomo, nell'87 a una linea per la casa mentre nel 1988 è il momento dei profumi. Da Kenzo for Women al notisssimo FLOWERBYKENZO. Poi, nel 1993, arriva il polo del lusso LVMH che ne acquista il marchio. 6 anni dopo, nel 1999, il designer giapponese annuncia il ritiro dalle scene. E forse qualcosa si rompe per sempre. Dopo di lui però, a guidare il brand con cui è nato il gusto per l'esotismo e il métissage culturale, sono arrivati nell'ordine Antonio Marras, Humberto Leon e Carol Lim di Opening Ceremony, sino all'attuale Felipe Oliveira Baptista che attraverso i social di lui ha detto "La sua energia incredibile, la sua gentilezza e il suo talento sono stati contagiosi. Che il suo spirito viva per sempre."

E poi ci restano i colori, le forme libere e la sua bellissima inclusività, tutti concetti condensati in un'altra sua celebre nota: "Sono influenzato dal quel mondo che dice di ispirarsi a me. Ma è proprio il mondo stesso in cui vivo ad essere la mia più grande ispirazione."

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