Abbiamo solo 11 anni prima che l'emergenza climatica diventi irreversibile. Il 60% delle specie viventi è andato, mentre il 90% dei grandi pesci presenti negli oceani è dichiarato assente. Quanto possiamo andare avanti ignorando la gravità della situazione in cui ci stiamo trascinando con le nostre manine prima di fare qualcosa di concreto a riguardo? La moda 2020 è considerata la seconda causa di inquinamento al mondo dopo l'industria del petrolio con quasi l'80% della produzione di abbigliamento globale incenerita o gettata in discarica ogni anno, ma fortunatamente ha deciso di rimboccarsi ogni manica di camicia, maglione e felpa per cambiare rotta con un progetto che gli fa molto onore, The Fashion Pact.

Grazie anche a Greta Thunberg e al risveglio delle generazioni più giovani, i grandi brand della moda hanno capito che adesso sta a loro cambiare gli obiettivi dei loro guadagni allargando la visione anche ad altri valori e priorità. Il loro conto in banca, il tuo armadio e il pianeta adesso si trovano sulla stessa griglia di partenza. Una moda essenziale ma bella è possibile: in giro ci sono tantissimi brand eco-sostenibili con cui ricreare il tuo stile.

Indossiamo i vestiti che abbiamo nell'armadio SOLO 7 volte

Fashion Pact, cos'è e cosa farà per cambiare le tendenze moda 2020

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Forse è passato inosservato ma il Fashion Pact è nato durante l'estate scorsa. Promosso dal Presidente Francese Macron ai capi di stato, in occasione del vertice del G7 di Biarritz di fine agosto, ha visto siglare nero su bianco l'impegno del Fashion System a impegnarsi a rivoluzionare il proprio modello di business per cambiare davvero le cose. A occuparsene un super big della moda, François-Henri Pinault, Presidente e CEO di Kering, da tempo coinvolto sul fronte della sostenibilità, a cui Macron ha affidato il compito di riunire aziende leader del settore della moda e del tessile (ready-to-wear, sport, lifestyle e lusso), ai fornitori e ai distributori, per partecipare attivamente e contribuire così a salvare il nostro bellissimo pianeta. Tre obiettivi principali: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani dalla plastica.

  • Contro il riscaldamento globale serve trovare metodi sostenibili per ricavare le materie prime con cui fare vestiti e accessori.
  • Per incentivare la biodiversità ci si impegna a proteggere la Natura, cambiando i sistemi di coltivazione dei terreni per contenere la deforestazione e gli allevamenti intensivi, nel rispetto degli animali.
  • Eliminare la plastica dai prodotti e dal packaging entro il 2030 e studiare nuovi metodi di lavaggio dei tessuti sintetici per diminuire l'inquinamento nei mari.

The Fashion Pact è un importante statement di un graduale allineamento agli obiettivi dei Sustainable Development Goals (SDGs) indicati dall’ONU grazie all’impegno del 20% del del mondo fashion.

Ma quali sono i brand della moda che hanno aderito al Fashion Pact?

Mentre scriviamo le aziende che hanno aderito al The Fashion Pact di Macron sono 56 e ti farà piacere sapere che la rivoluzione del sistema produttivo di moda e accessori non ha coinvolto solo grandi nomi come Chanel, Hermes, adidas e Burberry insieme ai big retailer di shopping online come Farfetch e Matchesfashion, ma vede entrare in azione anche marchi di moda fast come Kiabi, Decathlon, Mango e il gruppo Inditex con Zara & Co. E L'Italia? C'è eccome. Dal Gruppo Calzedonia con Intimissimi, Tezenis e Falconeri, ci sono anche Geox, Armani, Prada e Ferragamo.

È uscito un libro, Fashion Industry 2030: rimodellare il futuro in un'ottica sostenibile (Egea – Bocconi University Press) che ti aiuta a fare maggiore chiarezza. In sostanza l'autrice Francesca Romana Rinaldi, docente dell’Università Bocconi, mette in guardia le aziende suggerendo di iniziare ad attuare profondi cambiamenti o la speranza per il futuro della moda, in corsa verso il 2030, si spegnerà del tutto.

Quando ti capiterà di fare shopping in futuro, lusso o price friendly, starà ai brand porsi ai tuoi occhi con trasparenza e tracciabilità in favore della circolarità e un consumo più collaborativo.

♥. Entro il 2030 ci saranno in giro più etichette intelligenti per condividere contenuti che raccontano ciò che sta dietro ai prodotti.

♥. Tu sarai davvero al centro con il modello “take-make-remake”: lasciati coinvolgere dai brand per scoprire nuove opzioni per prolungare la vita dei loro prodotti. Qualità è più importante di quantità.

♥. Dei tuoi brand preferiti comprerai meno prodotti ma più servizi. Le aziende di moda si apriranno a offrirti servizi personalizzati come la riparazione, il noleggio e la ricommercializzazione. E i nostri armadi saranno sempre più connessi.

Dalla moda essenziale di oggi a quella circolare del futuro:

Se con il Fashion Pact le aziende di moda si impegnano a tutelare gli oceani dalla plastica, a proteggere la biodiversità e a ridurre notevolmente le emissioni di Co2 nell'aria, a settembre 2020 le aspetta un primo riscontro. Non possiamo più permetterci di crogiolarci in belle parole. Ogni due anni le aziende coinvolte si sottoporranno a controlli di parti terze per verificare l'effettivo utilizzo di materiali e processi sostenibili. Ok, loro ci stanno provando seriamente. E tu? Già rendersi conto di poter fare la differenza comprando consapevolmente con l'impegno di creare un guardaroba durevole nel tempo, fatto sì di pezzi sfiziosi, ma recuperati e rigenerati sotto forma di svariate modalità, sarebbe già una bella svolta. Come ? Con la moda vintage, il reselling, lo scambio e tanta ricerca. Noi ci siamo.

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