La mostra del cinema di Venezia 76, che ormai per comodità (e senza farle torto) chiamiamo Festival del cinema di Venezia 2019 si è conclusa annunciando i vincitori del Leone D'oro e della Coppa volpi di questa edizione di successo.

Joker, il capolavoro stilistico – narrativo di Todd Philips, conquista il Leone d’Oro di Venezia 76, una decisione che dopo l’anno scorso con Roma (distribuito su Netflix), apre scenari nuovi nel panorama festivaliero, mettendo d’accordo critica, e il pubblico che lo vedrà (sarà in sala il 3 ottobre prossimo).

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ALBERTO PIZZOLI
Festival del cinema di Venezia 2019, il Leone d’oro va a Jocker.

La giuria, presieduta da Lucrezia Martel, premia una pellicola perfetta, innovativa, rivoluzionaria nel narrare le origini di una personalità complessa, portata in scena dalla genialità di Joaquin Phoenix (ascoltare la sua risata doppiata non sarà lo stesso). Sulla base del cinecomic, il film ha il potere di travalicare gli stessi confini del genere, stravolgendoli, rivitalizzandolo e collegandosi all’attualità.

Joker traccia la storia nelle origini del suo personaggio, ma andando in profondità su temi diversi, l’emarginazione dalla società, il disagio mentale, «racconta di eroi e antieroi, ha detto Paolo Virzì, tra i giurati, perché il vero nemico non è l’uomo, ma lo stesso sistema che lo governa, che lo mette ai margini, che non lo protegge».

E poi è una grande lettera d’amore nei confronti del cinema, citando pellicole come Taxi Driver o Re per una Notte, entrambi con quel Robert De Niro, tra i co-protagonisti, vittima qui della follia dilagante.

«Non è mai facile far capire al pubblico quello che si fa – ha detto il regista, il grande sforzo che abbiamo tentato di mettere è stato capito. Il film si connette a tante persone, dipende dalla lente cui lo si osserva, per questo non vogliamo che venga incastonato».

Il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria è andato meritatamente a L’Ufficiale e la Spia di Roman Polanski, 86 anni compiuti, la pellicola incentrata sul famigerato affare Dreyfuss, con protagonisti Jean Dujardin e Louis Garrel. Un ritratto storico, di grande ricostruzione storica, eppure impreziosito dallo sguardo ancora lucido di un cineasta vivo, anzi vivissimo, capace di affrontare un progetto da anni ritenuto ambizioso, e portarlo a compimento. Da una parte la modernità, dall’altra la classicità, nel mezzo, la surreale narrativa di Franco Maresco, vincitore del Premio Speciale della Giuria grazie a La mafia non è più quella di una volta, parabola grottesca nel fotografare, da artista libero, ancora tematiche importanti.

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ALBERTO PIZZOLI
Festival del cinema di Venezia 2019, la Coppa Volpi come interprete maschile va a Luca Marinelli protagonista di Martin Eden.

Per quanto riguarda invece le Coppe Volpi, i riconoscimenti alle migliori interpretazioni maschili e femminili, sono andati rispettivamente a Luca Marinelli, in Martin Eden diretto da Pietro Marcello, adattamento e Ariane Ascaride, madre-coraggio in Gloria Mundi di Robert Guédigan.

«Per me è un’emozione gigantesca, una situazione assurda - ha detto Luca Marinelli - spero non ci ripensino (ride, ndr). Nel ringraziare tutte le persone che mi hanno dato fiducia e coraggio in questa avventura, i miei due figli, mia moglie, per amarmi in maniera così sicura, e ovviamente Jack London, un marinaio che cercava la verità. Dedico a tutte le persone che in mare salvano vite, viva l’amore, viva l’umanità».

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Theo Wargo
Festival del cinema di Venezia 2019, Ariane Ascaride vince la Coppa Volpi come interprete femminile del film Gloria Mundi.

«Sono la nipote di migranti italiani, che hanno preso la nave per trovare fortuna, fuggendo dalla miseria, racconta Ariane Ascaride. Alla fine sono arrivati a Marsiglia, e lì sono nata io. Il premio dà quindi la possibilità di trovare le mie radici, sento di avere una ricchezza incredibile, tre culture, le stesse che mi hanno permesso finora di vivere nel mondo, questo riconoscimento è per tutti quelli che dormono sul fondo del Mediterraneo».

Da segnalare, infine, altri tre premi importanti e ben distribuiti: il Leone d’Argento per la miglior regia andato allo svedese Roy Andersson con About Endlessness, ritratto crudele, poetico, di vita e morte, pieno di contrasti, sul tema, anche qui, dell’essere umano. Chiudono la sceneggiatura del cinese Yonfan con il film No. 7 Cherry Lane, e il “Premio Marcello Mastroianni”, per l’attore o attrice del futuro, andato quest’anno a Toby Wallace, co-interprete di uno dei titoli “teen” del Festival, Babyteeth, diretto dalla regista australiana Shannon Murphy.

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