«Sangue perché da me quando si soffre si dice “buttare il sangue” e io nella vita ho sofferto abbastanza. Sangue perché sono legata ai rapporti di sangue, alla mia famiglia, ai miei fratelli. Sangue perché il cancro che ho avuto era al sangue. Sangue perché la musica e le parole le ho proprio nel sangue, ho fatto tutto da autodidatta». Con queste parole Marianna Mammone, in arte Big Mama, spiega il titolo del suo nuovo album in uscita l’8 marzo per Sony Music/Epic Records Italy/Pluggers, anticipato da “La Rabbia non ti basta”, il brano presentato a Sanremo.

instagramView full post on Instagram

La incontriamo in casa discografica. Ha sonno, non dorme da due giorni, un po’ per colpa degli impegni promozionali, un po’ perché non riesce a dormire, ma è fiera nel raccontare le dodici tracce che compongono il suo disco che la raccontano a 360 gradi, passando in mezzo a tanto dolore provato: «C’è il cat calling, la violenza sulle donne, il bullismo, “Veleno” l’ho scritta mentre facevo la chemioterapia. Ci sono tematiche sensibili ma anche più leggere, come le storie passate». Non scrive d’amore, non ci riesce: «Non mi ispira l’amore, mi ispira il dolore. Ho scritto sempre per dolore, per questo scrivo quando ne ho bisogno, per questo penso di essere vera».

Sceglie di parlare di sé al cento per cento, mostrando le sue capacità vocali e le sue radici nel rap: «Il disco si apre con un freestyle proprio per dimostrare che vengo da lì e che lo so fare. Ma so fare anche altro». Determinata, positiva, prova da sempre ad affrontare la vita con ironia, sempre pronta a scherzare di sé e non prendersi sul serio, nonostante le insicurezze del passato siano sempre in agguato: «Quando durante tutta l’infanzia ti dicono che sei sbagliata, che è colpa tua, è difficilissimo credere in sé, non subire quello in cui ti hanno fatto credere per anni».

La terapia in aiuto nei momenti più difficili, la musica come ancora di salvezza, da sempre: «Per me è sempre stata la cura, anche se ho risolto tanti problemi, ne affronto di nuovi ogni giorno, come tutti. Uso la musica per superarli, durante la malattia è stata la medicina. Ho sempre voluto essere al centro dell’attenzione, ci sono riuscita con la musica». Ma la musica è stata anche nemica, come quando nel 2023 l’idea di Sanremo Giovani non andò in porto: «Mi ero imposta un traguardo e non sono riuscita a raggiungerlo. È stata una batosta, mi sono colpevolizzata, ho pensato di non essere brava abbastanza, lo faccio sempre. Ho chiesto aiuto alla terapia, ho trovato nella boxe una valvola di sfogo. Davo i pugni al sacco e mi sentivo meglio».

Sanremo è arrivato quest’anno ed è stato come lo aveva sognato: «Ci tenevo tanto a esserci e sono felice di aver portato un messaggio importante. Una figura come la mia in Italia mancava. E invece serve. Forse quello che faccio serve davvero a qualcuno, dimostro che anche io posso vivere la mia vita e credere nei miei sogni che se hai un difetto quel difetto non ti caratterizzerà per tutta la vita, se hai qualcuno che ti fa vedere che non è così. Per questo penso sia giusto dare spazio agli artisti non conformi agli standard sociali».

Non le sono però piaciute le polemiche contro Geolier: «Per me fischiare a un ragazzino è una cosa schifosa. Io odio l’odio e la gogna mediatica e tutto quello che è successo insegna che basta un minimo per odiare. Pensavamo di aver superato i “terroni” anni fa, ma non è così. Ho fatto un video ironico e ho chiesto come mai la città di Sanremo fosse così piena di campani. Mi hanno risposto in tanti che è perché amiamo la musica e ci piace supportare le nostre tradizioni.

Ma c’è anche chi mi ha risposto che è perché il resto dell’Italia lavora. Io vengo da giù e posso assicurare che ci spacchiamo il culo. La fame che abbiamo giù è molto difficile da trovare al Nord, perché abbiamo avuto meno opportunità, perché veniamo da condizioni meno agiate. Questo accanimento verso il Sud non ce lo meritiamo più». Radici, canta anche in dialetto, voglia di rivalsa e anche due feat: “Touchdown” con M¥ss Keta e "Mama non Mama" con La Niña Del Sud: «Ammiro tanto Myss Keta, avevamo già collaborato altre volte. È stata tra le prime a dar voce a tematiche importanti. De La Nina adoro la vocalità. E le voglio molto bene».

Parla di tutto Marianna, ma non di amicizia: «Non ho molti amici, ho paura di restare sola e per questo per non soffrire un abbandono ho sempre abbandonato io prima. Ora non ho tempo di coltivare le mie amicizie, è difficile far sentire importanti le persone che ho accanto in un momento in cui non ho il tempo di far sentire importante neanche me. E poi continuo a ricevere batoste, anche quando ci sono, non mi scrivono più, e questa cosa mi fa stare male». E di nuovo la musica come risposta: «Se non ho tempo però vuol dire che sto lavorando tanto e questo mi rende felice». È la felicità di quando i sogni si realizzano.

Sangue esce nel giorno della festa delle donne: «Non è stato fatto apposta, ma sicuramente mi piace porre attenzione sulle tematiche femminili. Vorrei però che non ci fosse solo un giorno o un mese, le donne e le loro idee andrebbero valorizzate tutto l’anno. Così come il mese del Pride, è bello, ma sarebbe ancora più bello vedere l’arcobaleno sempre».