Del concerto classico non c'è niente. Niente palco, perché il parterre del Mediolanum Forum è un gigantesco campo da passeggio, non c'è il microfono, appunto, perché gli artisti si muovono in lungo e in largo per il parterre, senza cantare, sovrastati solo da un cilindro di tende bianche che fungono da megaschermo. Non ci sono i volti di Kanye West (ora Ye) e Ty Dolla Sign, coperti da un passamontagna, che a un certo punto si rischia di non sapere se si tratta di loro o di controfigure. A quel punto il gioco è cercare di riconoscere nei loro gesti una qualche forma di identità, un richiamo al loro aspetto che ci confermi che è tutto vero. Tutto sembra perdere senso, mentre acquisisce nuovi significati.

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La Listening experience che ha avuto luogo il 22 febbraio a Milano in piena Fashion Week viene annunciata con sei giorni di anticipo sulla data dell'evento. La corsa ai biglietti c'è, ma i prezzi elevati (da 150 euro in su) frenano la corsa su ticketone. Era già successo che Kanye ci facesse sperare in un suo live, con soli pochi giorni di preavviso, quando nell'estate 2023 aveva approfittato di un viaggio in Italia con la compagna Bianca Censori per tentare di organizzare, in pochissimo tempo come sempre, un concerto a Campovolo davanti a 80mila persone . Niente da fare poi quando pochi giorni prima della data destinata la prefettura di Reggio Emilia bloccò le pratiche e tutto si risolse in un nulla di fatto.

Questa volta è successo davvero, all'ultimo, senza nessuna avvisaglia o voci di corridoio. Il rapper di Chicago, tra i più grandi produttori del mondo (ed ex marito di Kim Kardashian), decide di portare a Milano il suo nuovo album Vultures I, uscito solo pochi giorni fa. Le 16 tracce che hanno raggiunto la top 5 in quasi tutti i Paesi europei e in Usa, prodotte insieme al rapper Ty Dolla Sign e che inizialmente non si trovavano nemmeno su Spotify sono state ascoltate da un intero palazzetto.

Ascoltate e non eseguite da Ye, che non ha cantato, ma che dalle 21.30 ha raggiunto il centro del parterre per esibirsi con Ty in un vero e proprio show in cui hanno fomentato il proprio pubblico di giovanissimi e non, in uno spettacolo che non ha precedenti. Un'ora e mezza di ascolto, mentre loro a passeggio tra le nubi delle macchine del fumo hanno interpretato le canzoni a gesti, ballando, saltando. Il Forum si scalda d'improvviso quando viene riprodotta "Carnival", in cui appare campionata pure la Curva Nord mentre esegue cori da stadio, tanto che decidono di farla sentire almeno tre o quattro volte. Segue mezz'ora di ascolto dei suoi grandi successi tra cui "Stronger", la bellissima "Runaway" e "Can't tell me nothing".

Arrivano Playboi Carti e Quavo, entra Jaden Smith (li avevamo visti insieme a San Siro domenica per Inter - Atletico Madrid) e fa incursione anche un fan che riesce a depistare la sicurezza. Tutti cantano sugli spalti, la fandom non manca: dai giovanissimi dell'era Censori, ai Millenials che lo seguono dai tempi di Late registration, The college dropout, 808s & Heartbreak, fino ai più grandi, che lo hanno conosciuto con Kon The Louis Vuitton Don, Kanye West arriva a tutti. Tra gli accrediti, poi, moltissimi personaggi della moda, già a Milano per la Fashion Week che hanno intercettato la notizia dello show e hanno chiesto i biglietti.

È difficile giudicare. Si assiste sicuramente a qualcosa di nuovo, mai visto un concerto in cui l'artista non canta, ma non è solo questo. È l'esaltazione dell'idolo social, del personaggio controverso che, sia che lo si ami o si odi, sia che lo si pensi vittima di disturbi della personalità o esperto di marketing, è venuto dagli Stati Uniti per farsi ammirare da vicino. L'impressione è quella di star vedendo un leone in una gabbia, o uno scontro di box, o la sfilata di un raro esemplare di qualcosa, che non fa molto se non farsi ammirare. Passeggia, si sdraia per terra, alza il pugno nel nome della Black community (che aveva anche criticato in passato accusandoli di razzismo nei confronti dei bianchi), viene sotto gli spalti a incitare i cori.

Il pubblico sa di essere davanti a uno degli artisti più importanti di questi decenni, il produttore che da Chicago ha cambiato le sorti del pop e del rap, con produzioni che sono ormai entrate nella storia. Allo stesso tempo ci mette un po' per credere di essere davvero davanti a Ye, e inizialmente indugia perché non basta un bomber nero The North Face, guanti Nike e un passamontagna per credere che si tratti davvero di lui in persona, almeno fin quando decide di mostrare il viso per una frazione di secondo. E c'è pure Tananai qualche fila dietro di noi, che ironizza mettendosi un sacchetto di plastica in testa, taggando Kanye West nelle storie di Instagram.

In tutto questo la domanda sorge spontanea: cosa sta pensando il genitore che ha accompagnato il figlio a vedere lo show (tanti ragazzi giovani, tanti genitori venuti apposta)? Cosa pensa chi è abituato a vedere l'artista sul palco, in mano un microfono?

Se mio padre fosse venuto con me mi avrebbe sicuramente presa in giro, mentre io, senza difendere Kanye West, cercherei di fargli capire che abbiamo sicuramente assistito a una cosa nuova e che in quanto tale merita una riflessione. Sì, una riflessione critica, direbbe lui, di questi americani che hanno una cultura dello star-system totalmente lontana dalla nostra (basti pensare al fenomeno Taylor Swift), dove è tutto esagerato, moltiplicato. E allora sarà necessario rendersi conto che un po' di questa febbre è arrivata anche da noi, che questo potrebbe essere il nuovo modo di ascoltare un nuovo disco, dove il biglietto si paga per l'esperienza e non per ascoltare l'album, che è bellissimo e che parla già da sé.