Un disco insieme, desiderato dal momento in cui sono conosciuti dieci anni fa. Salmo e Noyz Narcos, due artisti che hanno costruito l’immaginario rap del nostro paese, due anime simili con la voglia di progettare insieme qualcosa che li rappresentasse. Esce il 3 novembre CVLT, il primo disco dei due rapper che uniscono stili e pensieri, si influenzano e rimangono loro stessi. Un viaggio in quindici tracce anticipato da un cortometraggio che vede Dario Argento, il re dell’horror, alla regia. Presentato in anteprima alla festa del cinema e disponibile su Prime video, mostra tensione e sangue: i due artisti si lasciano uccidere, adattandosi alla storia e ai loro personaggi, per creare qualcosa di iconico, un progetto culto, appunto. Il titolo dell’album è così il manifesto di quel che si trova al suo interno, tra immagini, citazioni cinematografiche e esercizi di stile. Due mondi che si incontrano, due amici sperimentano, omaggiando le rispettive carriere e ricordando ai giovani come si fa il rap.

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Entrambi reduci da un album solista, entrambi sicuri che condividerne uno sarebbe stato stimolante e forse anche più facile, si sono divisi i compiti, hanno invitato ospiti, Marracash, Kid Yugi, Coez e Frah Quintale e si dichiarano sono pronti a suonare live nel 2024.

Come nasce la collaborazione?

Noyz: «Ne abbiamo parlato parecchio negli anni. Ci siamo trovati fianco a fianco in qualche concerto e serata. Ci siamo subito presi bene come artisti, abbiamo tanti punti in comune. Abbiamo pensato che sarebbe stato figo fare qualcosa insieme».

Salmo: «Eravamo sicuri che sarebbe stata una cosa più veloce e stimolante per entrambi».

Lo avete pensato dieci anni fa, uscite in un momento in cui ci sono molti joint album. Non vi dà fastidio?

Noyz: «Sembra che tutti ci abbiano pensato nello stesso momento. In realtà all’estero è abbastanza comune, poi c’è stato il Covid che ha rallentato tanti progetti o magari qualcuno sentendoci confabulare ha pensato fosse una buona idea, come noi ci siamo ispirati ad altri che lo hanno fatto prima di noi».

Come mai questa voglia di horror?

Salmo: «Sicuramente è un genere che ci lega, a livello di immaginario. Ho passato tutte le mie estati da ragazzino a guardare Notte Horror. La davano ogni mercoledì in tv. Noyz viene da quella scuola, è lui quello appassionato, quello che ha più cultura sul genere. Conosce tutti i film»

Noyz: «La voglia di horror è semplicemente figlia del tempo in cui sono cresciuto. A dodici anni io e i miei amici non volevamo vedere altro che questi mostri schifosi. È il primo genere a cui mi sono appassionato. Eravamo sempre in cerca di videocassette horror, era qualcosa di proibito che ci faceva sentire fighi. Le nuove generazioni non sono più così attratte».

Come è stato lavorare con Dario Argento?

Noyz: «Lui è il king del genere. È riconosciuto in tutto il mondo. Abbiamo provato a contattarlo, non era detto che ci conoscesse né che gli interessasse la cosa e invece ha sposato la causa, anzi è stato entusiasta di collaborare. Quando siamo andati a casa sua a raccontargli il progetto si è dimostrato da subito molto curioso. Forse ha visto che eravamo davvero fissati sul genere».

Salmo: «Musicalmente non aveva sentito nulla, probabilmente gli hanno fatto vedere qualche video e si è convinto che potessimo recitare».

Farete altro insieme?

Salmo: «C’è l’idea di un prequel, sarebbe figo. Abbiamo lavorato sui personaggi, siamo noi ma non del tutto, abbiamo lavorato sulla storia. Lavorare a uno spin off sarebbe quindi interessante».

Nel brano "Anthem" vi citate a vicenda.

Noyz: «L’idea è stata mia, poi abbiamo costruito il pezzo insieme, scambiandoci le basi dei pezzi più famosi. Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere. Ora i joint album vanno molto di moda, ma nessuno si era mai citato a vicenda».

La voglia di fare rap c’è sempre?

Salmo: «Dipende dal giorno. Se mi sveglio male mi chiedo perché ancora lo faccio. Ma penso sia doveroso e finché te lo chiedi è giusto. Il problema è quando non te lo chiedi mai. Bisogna sempre mettersi un po’ in discussione. Ci sono momenti in cui sai perfettamente perché lo stai facendo, altri in cui te lo chiedi. Va bene così. Mi stancato un po' dall'ambiente, non della musica. E anche questo dipende dalla giornata. A volte penso di essermi rotto le palle di rappare. Però non è una cosa che decido io, nel senso, non puoi decidere di smettere di fare musica. Io non ce la faccio».

È nato prima il titolo CVLT o la traccia omonima?

Noyz: «Io scelgo sempre il titolo alla fine di un disco ma in questo caso lo avevamo già davanti agli occhi. Quando succede qualcosa che mi piace dico sempre “Che culto”. Mi piace quando una cosa fa culto, non ci sono altre parole per dirlo. Quindi abbiamo discusso un po’ su come potevamo chiamarlo, non era chiaro da subito. Alla millesima volta che abbiamo detto “che culto” ascoltando una traccia abbiamo capito che CVLT era l'unico titolo possibile».

Salmo: «Conoscete il principio del “rasoio di Occam” secondo cui in una serie di problemi da risolvere la risposta più semplice è sempre quella giusta? Avevamo alcuni titoli, tipo “Maledetti”, ma CVLT era quello giusto. Poi è nato il pezzo. Non lo abbiamo scritto con la U così quando lo cerchi su Google esce subito».

Lo suonerete live?

Salmo: «A entrambi la dimensione live piace parecchio. Non sappiamo ancora cosa dovremmo fare, ma penso che faremo almeno due date giganti, una a Roma e una a Milano. Non sappiamo ancora quando, verso marzo, aprile oppure in estate. Non c’è ancora nulla di organizzato, ma vogliamo puntare un sacco sui concerti».

Noyz: «La dimensione del concerto è quella che ci fa esprimere al meglio, in confronto alla maggior parte dei rapper del momento che non hanno ancora capito quale sia la dimensione del live visto che cantano in playback. Ognuno poi sceglie come cantare nella sua vita, ma a noi piace sudare».

Tra i rapper più giovani del momento c’è Kid Yugi che avete coinvolto nel disco.

Noyz: «È forse uno dei pochi che ha una capacità narrativa e stilosa di fare rap. Alla maniera nostra. Pur essendo nato vent’anni dopo parla un linguaggio simile al nostro. È diverso dagli altri ragazzi del suo tempo. È un passaggio di testimone. Ci sono ragazzini che guadagnano un sacco ai dj set nelle discoteche, ai matrimoni. Io non lo faccio».

Perché nel rap, secondo voi, ci sono così poche donne?

Salmo: «Me lo chiedo anche io. Mi piacerebbe un sacco vedere una scena di ragazze che spaccano. Forse dovrebbero solo capire come farlo, molte hanno provato, ma alla maniera dei ragazzi. Forse in Italia è questo l’errore. Diventa fuori luogo parlare in quella maniera, per una ragazza, purtroppo. Comunque c’è Anna, sa fare il rap, è molto forte e brava».

Noyz: «In America ci sono milioni di artiste, così come in Inghilterra o in Europa. Forse il problema è il nostro Paese».