Credete ciò che volete, ma se pensavate che fosse una semplice utopia il fatto che Travis Scott potesse presentare in Italia a livello mondiale un suo progetto discografico, vi sbagliavate di grosso. Il rapper di Houdson, dopo l’incredibile successo registrato cinque anni fa con Astroworld, è tornato con un nuovo album, Utopia, e lo ha presentato a Roma, più precisamente al Circo Massimo. E noi eravamo lì: circondati dall'immaginario storico di epoche lontane abbiamo seguito uno degli eventi più inaspettati della stagione (non perché nessuno lo volesse, ma perché nessuno lo sapeva, e neanche lo immaginava, che sarebbe potuto accadere tutto ciò).

E invece il 2 agosto l'annuncio a sorpresa: "Travis Scott si esibirà a Roma il 7 agosto 2023. Biglietti in vendita". Una scelta sicuramente coerente con il titolo del suo progetto, Circus Maximus, che comprende anche l'album Utopia, per cui non avrebbe potuto esibirsi in nessun'altra location al mondo.

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I fan, accorsi dalle prime ore del giorno, hanno letteralmente invaso la città. Chi per avere i posti migliori, chi per acquistare il merchandising (andato sold out in poco tempo), chi solo per ascoltare Travis al di fuori del perimetro dell’antica area, sede dei giochi romani.

Si è fatto attendere, sì, Travis Scott. Con un’orario d’inizio previsto per le 21.00, la sera di lunedì 7 agosto ha fatto il suo memorabile ingresso con circa trenta minuti in ritardo. Una voce femminile metallica ha spezzato il silenzio dell’attesa, poi lui, la sua di voce: «Ragazzi voi siete i primi a vivere Utopia in tutto il mondo». E, infine, il delirio per novanta minuti, esploso con “Hyena” il primo brano di Utopia, seguito da “Thank God” e “Modern Jam”.

E non ha lasciato passare troppo tempo prima di svelare a tutti chi, tra gli amici, ha voluto stargli vicino proprio su quel palco. Sulle note di “Praise God” e “Can’t tell me nothing” è arrivato Ye, Kanye West. Sotto una felpa nera e coperto dal suo cappuccio, la sua presenza ha portato i fan in completo delirio. «There is no Utopia without Kanye West, there is no Travis Scott without Kanye West, there is no Rome without Kanye West», ha dichiarato Travis Scott sul palco del Circo Massimo.

Poi, in scaletta, il rapper arrivato da Houston ha alternato brani di Utopia a quelli più famosi e amati pubblicati in passato. “Butterfly Effect”, “Highest in room”, “Mafia” (dichiarata una delle sue canzoni preferite di sempre), “Gatti”, “Sicko Mode” e “Goosebumps”, alternati da brani come “Circus Maximus”, “I Know?”, “Fe!n”, “Meltdown” (diventata famosa perché dissa Timothée Chalamet). Grande assente “K-Pop”, il singolo in cima a ogni classifica siglato con The Weeknd e Bad Bunny.

Chi ha visto Look Mom I Can Fly, il documentario su Netflix sull’uscita del suo precedente album Astroworld, ha capito poche e semplici cose: i concerti di Travis Scott non sono semplici show, ma vere esperienze capaci, anche, di mettere a dura prova il fisico di chi vi partecipa. Anche dello stesso rapper che si è dovuto fermare più volte per riprendere fiato. Si salta, tantissimo. Si poga, in continuazione. E per i più temerari si passa direttamente allo stage diving.

Così come ci si aspettava, è stato. Ma, a pensarci bene, sarà perché eravamo in Italia, sarà perché nel 2021 Travis Scott ha visto alcuni dei suoi fan perdere la vita durante un suo Festival , questo del Circo Massimo è stato ad altissima tensione, ma sicuramente meno eccessivo dei suoi show oltreoceano. E con qualche intoppo: alcuni account social raccontano di persone entrate all’interno del Circo Massimo munite di spray al peperoncino causando diversi disagi a molti fan. (Nel momento in cui scriviamo, la notizia non è stata accertata e non sembrano esserci stati feriti).

Sessanta mila persone. In sessanta mila accorsi da ogni parte del mondo per vivere le follie di Travis Scott. Per ascoltare live per la prima volta in assoluto Utopia, disco che ha ricevuto numerose critiche, ma che dal vivo è riuscito a sprigionare una potenza incredibile. Utopica. Vera. Diversa. Quella del mondo di Travis Scott. Un alieno atterrato su Roma da un altro universo, per mostrarcelo e farcelo vivere.