Rose Villain veste abiti neri, dentro è tutta luce. Lo si legge nei suoi occhi, lo si percepisce nel sorriso con cui ci accoglie il giorno che la incontriamo per parlare del suo primo album, Radio Gotham. Ha voglia di raccontarsi, oltre le sue canzoni, svestirsi del personaggio introspettivo e introverso, per mostrare Rosa attraverso le canzoni di Rose. Dentro le quattordici tracce ci sono tantissimi featuring, prodotti da Sixpm, suo produttore e marito: esprimono le sfaccettature, i vissuti, tutte le emozioni che l’hanno accompagnata in questi anni.

Un lavoro che può essere considerato una vera catarsi, perché, per lei, la scrittura e la musica sono la vera cura. Si trova il dolore per la perdita della mamma, «Io senza di te non riesco più a dormire» (“Monet” ft. Elisa), l’ansia e la depressione: «I pensieri in testa sono delle lamette» (“Lamette” ft. Salmo”); l’assenza di retorica dopo la fine di una storia d’amore: «Per dimenticare che ero sola una delle tante / rido, bevo, inciampo» ( “Non sono felice per te”); il sesso e la femminilità: «Ti do le spalle, baciami la schiena / Sono cosi bagnata che ti sembro una sirena» ("Yakuza").

Non c’è un genere in Radio Gotham, ce ne sono tanti. Ci sono tutte le sfumature di Rose Villain: «È il frutto di un momento mio, della mia vita. È nato in modo molto naturale, Radio Gotham. Sono sempre stata inquieta, malinconica, ambiziosa. Poi, ad un certo punto, mi sono fermata e ho visto il risultato».

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Tutta questa malinconia di cui parli da dove arriva?

«Sono sempre stata una fan delle emozioni, anche di quelle negative, come la tristezza, la malinconia, la sofferenza. Sono emozioni che ci fanno sentire vivi. Le ho imparate ad accogliere nel tempo, soffrendo, vivendo i grandi lutti della mia famiglia, la perdita di mia madre, ad esempio. Ho avuto tante volte il cuore spezzato. Grazie alla musica ho provato a trasformarle in qualcosa di bello. Cerco di esorcizzare tutto quello che vivo. Ad esempio, dipingo tantissimo i teschi e cerco così di esorcizzare questo mio lato. Prima mi faceva più paura, ora è il mio punto di forza».

C’è un forte dualismo nel disco, nelle tue parole, nella tua presenza. Parli di buio, ma sei anche molto luminosa. Ci sono due anime di Rose ben distinte che poi vengono esplicitate nel brano “Due Facce” con Tedua. C’è una Rose più graffiante e una più introversa. A quale senti appartenere di più?

«Penso che un po’ tutti abbiamo luce e oscurità. “Due facce” racconta di quello che sentiamo. Tedua canta: «Oggi artista dell’anno, domani io non so cosa che ci faccio al mondo», ad esempio. Quella dell’artista è una vita molto altalenante. Tutti abbiamo un giorno in cui ci sentiamo invincibili, un altro no. Penso di avere un lato molto sensibile, fragile, che mi piace mettere in musica, e un lato più graffiante. Il mio dualismo sta tra Rosa e Rose. Io sono una persona abbastanza solare, amo la vita, ridere, non sono così scura come le mie canzoni. Quel lato più scuro e di sofferenza faccio fatica a tirarlo fuori perché mi piace tenerlo per me, ma trova poi sfogo completo sul palco e nelle canzoni. Non è una maschera, la mia parte artistica è dove sono io».

Gué, presentando il suo nuovo album, qualche giorno fa ha detto «bisogna essere capaci di distinguere la persona dal personaggio», in te vedi questa distinzione?

«Assolutamente. Non potrei essere Rose Villain nella vita di tutti i giorni. Rose è inquieta, sofferente. Non potrei vivere la vita costantemente così, la vivrei male. C’è tanta Rose e tanta Rosa, si devono bilanciare».

La scrittura è una parte importante della tua vita e del tuo lavoro, come hai capito che sarebbe stata la tua giusta valvola di sfogo?

«Non sapevo di saper scrivere, quando ho iniziato a scrivere canzoni, chitarra e voce, mi sono stupita. Ma con il tempo mi sono accorta che tutti i pensieri che scrivevo non erano altro che canzoni. La parola è molto importante per me: mia nonna scriveva poesie, mio nonno era un editore, sono cresciuta con queste due grandi figure di riferimento. Così, anche in Radio Gotham, ho deciso di inserire un libricino di poesie».

Tu oggi vivi a New York, hai lasciato l’Italia che eri giovanissima, perché questa scelta?

«Da piccola seguivo tantissimo MTV, il pop americano. Volevo essere Britney Spears in “Baby one more time”. Volevo fare quello. Al liceo ho iniziato a studiare musica seriamente e in quel momento mi sono accorta che negli Stati Uniti davano un valore diverso all’artista. Al contrario di qui: quando raccontavo il mio sogno, di fare la cantante, mi snobbavano tutti».

E come sei arrivata in America?

«Ho trovato una scuola di musica contemporanea a Los Angeles, i miei genitori mi hanno sostenuta perché vedevano quanto fossi certa del mio sogno. Così sono partita, ho studiato tutti i generi, tutti gli strumenti. Ho conosciuto la musica in tutte le sfaccettature. Ora in America ho trovato il mio ambiente energetico, lì sto bene».

Torniamo a Radio Gotham: in alcune tracce si possono trovare delle vere e proprie fotografie. C’è l’alba, c’è la luna, la notte, molti dettagli. So che tu sei appassionata di fotografia. Cosa ti piace immortalare?

«Sono un’esteta. Ogni volta che c’è un tramonto, la natura, mi emoziono. Potrei davvero stare ore a guardare il mare anche se possono sembare delle cringiate da dire. È il dettaglio che fa la storia. Aggiungo tanti dettagli nelle canzoni perché una storia ha bisogno di una cornice con molti particolari».

“Monet" è una vera e commovente fotografia pensata per la tua mamma ed è il singolo in collaborazione con Elisa che era proprio la sua cantante preferita. Sei una che crede nel destino?

«Con “Monet” è sicuramente successo qualcosa di paranormale. Io non ho mandato il mio brano a Elisa, l’ha inviato mio marito, Sixpm, ed era una canzone a metà. Elisa non sapeva nulla di mia mamma, ma ha sentito la necessità di scrivere la seconda strofa sulla sua. È accaduto qualcosa di molto forte. Alla fine del brano c’è anche la voce di mia mamma che canta».

In “Lamette", ma non solo, parli di ansia, depressione, sono temi a te cari?

«Nella mia vita sono circondata da persona che hanno vissuto ansia e depressione. Ho notato che la cosa in comune a queste persone è che fanno molta fatica a chiedere aiuto, è la cosa più difficile del mondo. Ci tenevo che le persone si potessero connettere, così come ho fatto io in passato legandomi a delle canzoni sentendomi meno sola. Bisogna sdoganare la malattia mentale, i ragazzini si devono sentire a proprio agio nel raccontarsi».

L’ansia invece sembra che prenda tutti nella società attuale, tu come la vivi e come la gestisci?

«Non è facile, io sono molto ansiosa, credo di soffrire di disturbo di ansia generalizzata. Ho fatto tanta terapia, ho provato meditazione, sport. Io ho la mia valvola di sfogo, la musica e mi ha salvata. Bisogna scavare per scoprirne il motivo, talvolta è doloroso, ma c’è sempre un’origine».

"Cartoni animati” è una poesia vera e pura in cui la malinconia ha un valore centrale, a chi è dedicata?

«È stato uno degli ultimi pezzi a essere inserito. Mi fa pensare alla me di qualche anno fa. Ci sono tutti gli elementi dell’amore adolescenziale, l’immagine del motorino, il cuore spezzato. Da piccola qualsiasi cosa accadesse con un ragazzo mi faceva soffrire tantissimo, era tutto vissuto in modo drammatico. Quel cuore spezzato era molto puro. È un ricordo di quei tempi e, per scriverla, ho pensato un po’ a mia mamma, avvicinandomi all’idea di perdita. Quindi la sensazione di perdita arriva anche da quello».

“Non sono felice per te” è un brano molto schietto, dedicato ad amori passati, come è nato?

«Sono partita da un cliché che non ho mai sopportato: quando finisce una storia e il proprio ex inizia una nuova relazione si è soliti dire: “comunque sono felice per lui”. È la bugia del secolo essere felice per l’ex che ha una nuova compagna. Qui volevo dire "ma col cazzo, non sono felice per te”. È un po’ una rivalsa».

Mi fai pensare un po’ alle revenge song che sono uscite gli scorsi giorni: quella di Miley Cyrus, ma soprattutto di Shakira, cosa ne pensi?

«Secondo me se una donna si sente più libera dopo aver espresso una revenge chiara nella sua canzone, che ben venga. Ho letto tante cose in questi giorni. Rispetto la decisione che hanno preso. Io non ho una persona a cui vorrei dire delle cose, ce ne sono tante. È una cosa coraggiosa quella che hanno fatto, sotto una revenge c’è sempre comunque un cuore spezzato e una sofferenza viva».

Qual è il singolo di Radio Gotham a cui sei più legata?

«Ogni giorno ho un brano preferito, ognuno ha una storia profonda. Sicuramente “Monet”, circondata da questa aurea magica. Ma oggi sento molto “Yakuza” perchè mi sono sentita libera e senza giudizio di parlare di sesso apertamente, l’ho fatto con classe».

Che sogni ha Rosa per Rose e Rose per Rosa?

«Prima di tutto auguro sempre la salute alle persone che ho vicino e, poi, di avere una vita piena di musica. Non mi interessa la fama, io spero solo che le mie canzoni arrivino lontano».