Arriva un certo momento, nella vita di noi Millennial, in cui ci si rende conto che non potremo avere una casa grande come quella in cui siamo cresciuti o che, forse, non potremo proprio avere una casa. La generazione delle mille crisi (soprattutto economiche) ha un problema immobiliare: non ci sono case, hanno prezzi stratosferici, non ce le possiamo permettere. Questo vale per gli affitti e, a maggior ragione, per le case di proprietà: il sogno del mattone, nell'arco di due generazioni, si è trasformato in un incubo. Sarà per questo che, su Instagram, TikTok e nel mondo reale, sta spopolando il trend del #TinyLiving, case minuscole a cui non manca nulla, a prova di Millennial.

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«Non ho intenzione di costruire una casa 'normale'. Potrebbe costarmi 200.000 sterline», racconta Chris March fondatore di Tiny Eco Homes alla Bbc, «ma posso spenderne 60.000 per una tiny house e avere una casa nuova di zecca». Di Tiny Living si parla da parecchio e pare che, alla base del fenomeno, ci siano due libri: Walden di Henry David Thoreau (1854) e The Small House Book scritto nel 1999 da Jay Shafer. Ne è nato un vero e proprio movimento che si interseca con l'ambientalismo, lo stile di vita minimal privo di oggetti superflui e il contatto con la natura oltre, naturalmente, al movimento per il diritto alla casa. Negli ultimi anni, post pandemia, il fenomeno è esploso con nuovi progetti in tutto il mondo: l'hashtag #tinyliving ha, ad oggi, un milione di post su Instagram, #tinyhouse arriva a 3,5 milioni. Persino Elon Musk si è dichiarato fan delle mini case: ne ha affittata una a Boca Chica, in Texas, mentre lavorava alla sua impresa SpaceX e ha commentato con un tweet emblematico: «Ci si sente più a proprio agio a vivere in una casa piccola».

Su Instagram e TikTok è facile imbattersi in profili che raccontano la vita quotidiana in mini van o mini case, tra tazze di tè da bere accoccolati sul letto-divano e dolci impastati nelle mini-cucine. Il risultato, almeno esteriormente, è un mix tra una casa sull'albero e quelle fatte con sedie, cuscini e coperte quando eravamo bambini: nelle nostre menti forse già allora apparivano così, oggi diremmo all'insegna di #cozyness, #mindfulness e altri hashtag popolari. Provare per credere, però: basta guardare i reel per sentirsi coccolati e poco importa se, di notte, si ghiaccia il tè rimasto nella tazza.

Queste case minuscole consumano poco, hanno una bassa impronta di carbonio, possono essere dotate di pannelli solari autonomi e di bagni rudimentali (spesso con toilette compostante). Inoltre, particolare non trascurabile, non richiedono più di venti minuti per una pulizia totale. A giudicare dai video, sono ben accessoriate, con piccoli bollitori per l'acqua calda, tavolini in legno ripiegabili (dove scrivere il proprio diario giornaliero e lavorare al laptop), lucine elettriche per fare atmosfera e addirittura mini lavastoviglie e mini forni. Mano a mano che il fenomeno sta prendendo piede, nascono soluzioni più o meno di lusso: il progetto immobiliare UNICO-Brera di Impresa Rusconi a Milano, ad esempio, prevede di realizzare, tramite lo studio ArchiMi e la Interior Designer Beatrice Villata, una ventina di appartamenti tra i 42 e i 55 mq entro il 2025 con un nuovo concetto di smart living. È previsto uno studio accurato degli spazi e delle finiture che garantisce altissimi livelli di qualità di vita all’interno dell’appartamento che diventa agile e versatile. Insomma, è assicurato il massimo comfort.

Il punto, qui, è che possiamo finalmente iniziare a sognare (in piccolo) anche noi e se proprio dobbiamo vivere in pochi metri quadrati (e lo facciamo già, il più delle volte. In un monolocale sovrapprezzato a Corvetto) tanto vale farlo a modo nostro costruendoci un nido a cui non manca niente, dove nessuno può venire a protestare perché l'acqua si infiltra dal nostro pavimento. Il Tiny Living in questo senso va anche a braccetto con Diy e soluzioni creative agli spazi ridotti: vivere in una mini casa implica solitamente essere un po' carpentieri, un po' arredatori di interni e decisamente amanti del bricolage. «Lo scorso novembre ho trovato online una tiny house di seconda mano e l'ho acquistata con l'aiuto finanziario dei miei genitori per 1.800 euro» racconta la ventiquattrenne olandese Veerle Veldhuis, 55.000 follower su Instagram, «All'inizio pensavo di spendere circa 1.000 euro per la ristrutturazione, ma alla fine ho speso più del doppio». Si è occupata lei di tutto, assieme a genitori e amici: «Abbiamo utilizzato materiali che avevamo a portata di mano e abbiamo cercato di ottenere ciò che non avevamo di seconda mano o gratuitamente. Ad esempio abbiamo usato del legno trovato in un bidone della spazzatura per realizzare il telaio della finestra».

La tiny house di Veerle si trova nel cortile dei suoi genitori, una soluzione adottata da molti. Le mini case, infatti, hanno il problema dei permessi che variano da Paese a Paese e a seconda che le strutture siano removibili o meno. Affittare un terreno può essere costoso, ma sempre meno che comprarlo. Il Tiny Living, però, non ha solo a che vedere con il denaro e la praticità, è soprattutto una filosofia di vita che passa attraverso il ripensamento di ciò che è davvero importante, l'abbandono del superfluo e la riscoperta della vita semplice. «Le mini case non sono sicuramente per tutti», commenta March alla Bbc, «Possono richiedere sacrifici e cambiamenti nello stile di vita». Noi Millennial, però, siamo la generazione delle camerette, abituati da un pezzo a usare il letto come ufficio e il comodino come tavolo da pranzo. Continuare a farlo è solo un altro modo per non crescere mai.