«Hai visto il film di Paola Cortellesi?», «Vai, vedrai che ti piacerà», «Mi hanno detto che è bello», «Di cosa parla?». C'è ancora domani, esordio alla regia di Cortellesi è nelle sale da poco, ma è già campione di incassi. I racconti dalle sale cinematografiche si susseguono: «Di fianco avevo una mamma e una figlia, si sono tenute per mano tutto il tempo», «All'ennesima scena di violenza una signora anziana ha urlato "Bastardo"», «Quando le cade il foglio dalla tasca tutta in sala tutti hanno detto "Nooo!"». Un po' come Barbie di Greta Gerwig, sembra più un evento collettivo che un semplice film da guardare passivamente: ti coinvolge, ti fa ridere, ti fa piangere, ti fa arrabbiare. Soprattutto viene da chiedersi, guardando le tante donne sedute in sala, quante di loro hanno vissuto esperienze simili a quelle della protagonista e magari le vivono ancora. Questo perché C'è ancora domani ci ricorda che certi diritti non vanno dati per scontati e certe battaglie femministe sono più che mai attuali.

paola cortellesi, c'è ancora domani e le battaglie femministe di oggipinterest
Wildside, Vision Distribution

Gender Pay Gap

Qualcuno dirà "didascalico", ma la scena in cui Delia (Paola Cortellesi) scopre che il giovane apprendista del negozio dove lavora prende più di lei senza alcun merito è un perfetto reminder del perché, a decenni di distanza, siamo ancora qui a parlare di gap salariale di genere. Attualmente si stima che ci vorranno circa 132 anni per chiudere definitivamente il divario che il Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum attesta al 68,1%. Non è solo una questione di «Lo pago di più perché è un uomo», come nel caso di Delia, la questione è più complessa. C'è il fatto che le donne sono più spesso disoccupate e richiedono più frequentemente il part time per via del lavoro di cura non retribuito che grava sulle loro spalle; c'è la difficoltà per le donne di raggiungere i ruoli apicali (Secondo JobPricing, nel settore privato le italiane sono solo il 17% dei dirigenti e il 31% dei quadri) e c'è la maternità vista ancora come una questione unicamente femminile che spesso penalizza le donne nella loro carriera.

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Violenza domestica

Quest'anno in Italia, dall’inizio dell’anno al 25 ottobre, ci sono stati 100 femminicidi. Come riporta Osservatorio Diritti, più della metà di queste donne sono state uccise da mariti, fidanzati, ex compagni per questioni legate a gelosia, possesso, dimostrazione di potere, tentativo di limitare la libertà della donna. Le scene di violenza dove il marito di Delia (Ivano, interpretato da Valerio Mastandrea) la picchia per poi scusarsi e ricominciare da capo, non devono sembrarci poi così distanti, nonostante il bianco e nero. La lontananza nel tempo non può essere una scusante, perché episodi simili avvengono ancora oggi e non in casi isolati. Si avvicina il 25 novembre, la Giornata Internazionale per la lotta alla violenza contro le donne e ancora una volta si conteranno le donne uccise, violentate (gli ultimi casi di Palermo, Monreale, Torino, Milano, hanno fatto parlare), costrette e vivere in casa con uomini che le picchiano e le privano della loro libertà.

Indipendenza economica

Cortellesi non dimentica il discorso della violenza economica, descritta nella Convenzione di Istanbul come quel comportamento che causa un danno economico a una persona inibendone le capacità di acquisire, usare o mantenere risorse finanziarie. Delia nasconde ogni giorno parte dei suoi guadagni al marito, ripone attentamente le preziose banconote in una scatola e confessa a Marisa (Emanuela Fanelli) di «rubare». «Sono soldi tuoi» le dice l'amica, ma lei non sembra convinta. Quel gruzzolo diventa, però, speranza di un futuro migliore. In Italia, secondo gli ultimi dati Ocse, il 13,7% delle donne è a rischio di violenza economica, una percentuale quasi doppia rispetto agli uomini. Le probabilità di essere vittima di violenza economica aumentano poi del 25,3% quando il lavoro di cura grava interamente sulla donna e del 3,6% per ogni figlio minore a carico. A contrastare questo pericolo, invece, c'è soprattuto l'istruzione (avere una laurea riduce il rischio di violenza economica del 31,8%): Delia, con la busta lasciata sul comodino della figlia, ci ha visto giusto ancora una volta.

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Autonomia corporea

C'è una scena nel film che fa scattare qualcosa in Delia: quella in cui Giulio (Francesco Centorame), il fidanzato di sua figlia Marcella (Romana Maggiora Vergano), se la prende perché la ragazza si è truccata per andare a lavoro. Le afferra il viso, le toglie con violenza il rossetto, le dice «Tu sei solo mia, quando ci sposeremo non ci andrai più a lavorare». I corpi delle donne come oggetti da possedere e di cui disporre a piacimento: il problema ha radici profonde. Oggi passa per gli attacchi online alle donne che scelgono di postare foto del loro corpo sui social, per la condivisione non consensuale di materiale intimo, ha a che fare con la violenza sessuale e con quella ostetrica e arriva fino alla negazione dell'aborto. Alle donne l'autonomia corporea è ancora troppo spesso negata, non solo nei Paesi dove le ragazze vengono uccise perché non indossano il velo, ma anche in Europa, in Italia, dove c'è chi propone di introdurre l'obbligo di ascoltare il battito del feto alle donne che scelgono di abortire.

Partecipazione politica

Se avete visto C'è ancora domani, probabilmente ora non riuscite a togliervi dalla testa la scena finale. C'è uno slogan che dice «Se puoi votare, ringrazia una femminista», ma forse andrebbero ringraziate anche tutte quelle donne - mamme, zie, nonne - che hanno creduto in un domani migliore per noi facendo la loro parte come cittadine. Quelle che hanno avuto il coraggio di candidarsi in Parlamento affrontando gli insulti e il disprezzo dei colleghi uomini, quelle che sono scese in piazza a manifestare per i diritti, per il divorzio, ad esempio, ancora impensabile ai tempi di Delia. Secondo la mappa UN Women - IPU Donne in Politica 2023: a livello globale la partecipazione politica delle donne è ancora lontana dall’uguaglianza. Oggi ci sono luoghi del mondo dove le donne non hanno alcuno spazio nella vita pubblica e alcun diritto sul piano civile e ci sono Paesi come il nostro dove abbiamo bisogno delle quote rosa per garantire l'equità in Paralmento. Al momento le donne alla Camera sono circa il 32%, al senato il 34%. Eppure la partecipazione politica è fondamentale e sarà difficile, alle prossime elezioni, dimenticarsi di Delia che corre, che indossa la camicetta nuova, che si mette in fila. Di sua figlia che le porta il documento appena in tempo.

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