Sei una donna. Per questo (non per tuoi demeriti personali o per strane congiunzioni astrali, ma esclusivamente perché porti due cromosomi X nel tuo DNA), guadagni meno di un uomo ma devi pagare di più alcuni beni di consumo.

È la Pink Tax, la tassa rosa, chiamata così perché parte da una scelta di marketing basata su uno stereotipo di genere, secondo la quale è sufficiente posizionare un prodotto (mettiamo, un rasoio) sul target femminile per renderlo automaticamente più costoso del rasoio perfettamente identico in plastica blu rivolto al consumatore maschile. Il prodotto è lo stesso, il design pure, la distribuzione anche, il brand idem, la qualità e le caratteristiche sono identiche: cambia solo il colore.

Uno studio condotto nel 2015 dal Department of Consumer Affairs di New York ha rivelato che in media i prodotti rivolti alle consumatrici femminili costano all’incirca il 7% in più di quelli maschili.

Il divario è maggiore sui prodotti di bellezza (13% in più) e l’abbigliamento (8%) maschili e femminili, in particolare quelli di colori pastello o rosa, o che riportano la scritta "woman" sulla confezione. Insomma, se il prodotto è dichiaratamente "da donna" allora costa di più.

Compra oggi, compra domani, in un anno rischi di accumulare centinaia di euro devoluti, involontariamente, ad alimentare questo mercato.

Un problema di percezione (e discriminazione)

Viviamo immersi nello stereotipo, quindi può essere difficile capire al volo l'assurdità di un concetto così semplice come "non voglio pagare di più solo perché sono una donna", specialmente per prodotti che non sono dichiaratamente unisex.

Ma non lo sono perché qualcuno, nel reparto marketing dell'azienda che li produce, ha deciso di differenziare il posizionamento di quel prodotto su target diversi, in modo da creare la percezione che ne esista una versione da uomo e una da donna. Non è un complotto, è una semplicissima legge del marketing che permette di vendere prodotti sostanzialmente identici a prezzi differenti.

In alcuni casi invece davvero il design o le caratteristiche di un prodotto sono studiati appositamente per le esigenze del pubblico femminile, per esempio un rasoio con una presa più salda ed ergonomica per raderti sotto la doccia, o un deodorante con una formula particolarmente efficace per contrastare gli odori dovuti agli ormoni femminili, anche se dovrebbe pareggiare la questione il fatto che i corrispettivi maschili siano progettati sulle loro caratteristiche e necessità. Inizia a diventare molto strano quando trovi la stessa T-shirt in versione uomo o donna, a un prezzo diverso.

Hai una taglia plus? "Peggio" per te

Se pensavi che gli svantaggi si limitassero al sesso, ti sbagli: se hai una taglia conformata le cose per te possono andare anche peggio. Il solo fatto di considerare "standard" taglie che di fatto non lo sono è molto discriminatorio, in alcuni casi devi pagare un prezzo più alto per una 48 o una 52. E non stiamo parlando di pagare di più perché c'è più tessuto, per carità, ma per un design fatto ad hoc per le forme generose, come se le altre silhouette non richiedessero comunque una cura del design.

"Sei plus, quindi dobbiamo lavorare di più perché un capo ti stia bene" è stata la difesa, insultante e debolissima, che ha accampato il marchio Old Navy, quando è stato travolto da una bufera quando si è scoperto che i suoi capi plus costavano più degli altri della stessa collezione.

La questione dell'IVA sugli assorbenti

Un prodotto su cui non c'è dubbio che serva esclusivamente alle donne? Gli assorbenti. In questo caso la Pink Tax è veramente una tassa, cioè l'IVA: l'imposta che sui beni di largo consumo è già compresa nel prezzo e normalmente è del 22%, ma per i beni di prima necessità è al 4%. Tieniti forte: per la legge italiana gli assorbenti non lo sono, quindi hanno la tassazione più alta. Questa legge risale al 1972 e in molti ritengono che vada cambiata, come è già stato fatto nel resto d'Europa: in Francia e Olanda è stata abbassata, mentre in Irlanda è stata finalmente abolita.

Come difenderti dalla Pink Tax

Se non vuoi assecondare involontariamente il mercato dei rincari sui prodotti femminili, ci sono alcune semplici regole che puoi seguire per sgamare l'ingiustizia.

Compara i prezzi: nei negozi, dove i reparti uomo e donna sono separati, è più difficile, ma online bastano un paio di clic per capire se c'è odore di Pink Tax.

Raffronta i modelli: quella biciclettina rosa adorabile che vuoi comprare alla tua nipotina costa 3 euro più di quella da maschietto, sarà perché ha le frangette glitter attaccate ai manubri? L'altra però ha degli stickers con delle stelline sul telaio. A volte non è facile capire dov'è la fregatura, se ti sembra che ci sia un rincaro ingiustificato, solo perché cambia il colore o qualche piccolo dettaglio, forse sei di fronte alla tassa rosa.

Fidati del tuo istinto: sei indecisa tra un reggiseno nero e lo stesso modello color lilla. In teoria quello colorato dovrebbe costare meno: i colori basic delle collezioni permanenti di solito costano un pelino di più dei colori strani di stagione, ma se è un'edizione limitata un aumento di prezzo può avere senso.