Gli scaffali delle librerie più fornite iniziano ad averne pian piano sempre di più: lungi da noi però fare di tutta l'erba un fascio e chiamarli manga 🙈. Famosissimi come (già) sono, sono certa sappiate tutt* che i manga sono i tipici fumetti giapponesi. Ma non rappresentano però la cultura di TUTTA l'Asia, né della Cina in modo specifico! Non a caso, anche la Terra del Dragone ha i suoi fumetti #MadeInChina: si chiamano mànhuà 漫画 e hanno una storia unica e speciale, specchio della Cina di ieri e di oggi. 🇨🇳

L'arte del fumetto in Cina: cosa sono i mànhuà?

In Giappone si chiamano manga, in Corea manhwa, in Indonesia cergam e nelle Filippine invece ci si appella col termina komiks. Correlazioni linguistiche a parte, il termine utilizzato in Cina è mànhuà 漫画 (potete esercitarvi e pronunciarlo con il video in apertura! 🇨🇳) ed è opportuno conoscerlo almeno per non "stereotipizzare" e ridurre a un unico termine ogni forma di fumetto asiatico! Ricordate: ogni cultura merita di essere rispettata e celebrata nella sua unicità, e la Cina è tra queste.

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-//Getty Images
Cina, 1966. Ma vogliamo parlare della bellezza di questa foto?!?!?😍 Ci troviamo a Pechino, davanti la libreria Wang Fu-Jin. Questi bambini leggevano si incontravano davanti l’ingresso per leggere fumetti 😍. La Rivoluzione Culturale di Mao Zedong sarebbe iniziata di lì a breve.


Il primo aspetto interessante sui fumetti cinesi è la loro origine: prima ancora dei mànhuà esistevano i liánhuánhuà 连环画, dei piccoli libricini tascabili - ma proprio micro, perché stavano nel palmo di una mano 😍 - con immagini in sequenza che narravano delle storie. Scaffalecinese.it fa risalire la pubblicazione del primo liánhuánhuà al 1984, e in effetti ci troviamo... se consideriamo che in circolazione per i più appassionati si trovano ancora quelli del 1985! Vedere prego la foto che segue: una vera reliquia storica per chi ama i fumetti! 😌 Furono un vero successo in Cina! Stando alla fonte, solo nel 1985 la pubblicazione in sola terra cinese arrivò a 8,1 miliardi di copie. Rappresentavano un quarto della produzione editoriale (e il Partito Comunista Cinese, di tanto in tanto, se ne servì anche per fare propaganda).

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L'arte del fumetto in Cina: lo sviluppo

Poi ci fu un momento di arresto. Il decennio 1966-1976 è ricordato nella storia della Cina come il capitolo della Rivoluzione Culturale: cruento, violento, fu l'anno in cui Mao Zedong strinse la morsa del suo potere. Ma dopo la sua morte, che avvenne proprio nel 1976, il fumetto cinese iniziò a vivere una nuova rifioritura: con l'avvento di Deng Xiaoping alla redini del Partito Comunista Cinese, fu intrapresa una politica di riforma e apertura. Non c'è da meravigliarsi se il fumetto cinese visse così anche di nuove contaminazioni, quella giapponese compresa (dando vita al cosiddetto xīn mànhuà 新漫画, ovvero "nuovo fumetto"). Ad oggi, la scena dei fumettisti cinesi è diventata molto ricca 😍: come precisa ancora scaffalecinese.it, sono persino nati dei collettivi - Special Comix a Nanchino e Cult Youth a Pechino - che pubblicano in modo indipendente.

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JOHN MACDOUGALL//Getty Images

Fumetti cinesi tradotti in italiano: dove comprarli?


In Italia, sempre più case editrici stanno proponendo fumetti cinesi tradotti in lingua italiana. È il caso di Rizzoli, Mondadori Comics come di Bao Publishing. Perché leggerli? Offrono senz'altro uno spaccato della Cina di ieri e di oggi molto attuale: d'altronde, a crearne lo storytelling sono proprio fumettisti nati e cresciuti in Cina. E cosa c'è di più autorevole e accurato di una narrazione 100% #MadeInChina? ❤️

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