Trieste, 20 febbraio, un attivista LGBT+ viene pestato e deriso. Caserta, 26 febbraio, un trentenne si vede negare l'affitto perché gay. Brughiero, 2 marzo, la macchina del ventiseienne Danilo Tota viene ricoperta di sputi perché porta un adesivo LGBT+. Vicenza, 17 marzo, Andrea Casuscelli viene picchiato perché omosessuale. Dall'inizio dell'anno in Italia ci sono stati 16 attacchi di stampo omofobo e, come riporta La Stampa, il 2020 ha registrato 179 casi. Sono quindici al mese e, proprio in questi giorni , è stato reso noto l'ennesimo episodio di violenza avvenuto a Roma a fine febbraio: Jean Pierre Moreno, rifugiato e socio dell’associazione Gaynet Roma e il suo compagno, Alfredo Zenobio, sono stati aggrediti dopo un bacio alla stazione di Valle Aurelia. Quanto ancora dobbiamo aspettare perché si ponga fine a tutto questo?

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In questi giorni si parla molto (e giustamente) di sicurezza nelle strade, ma le donne non sono le uniche a correre rischi in giro per la città. Il video dell'attacco di Roma, girato da un amico della coppia, mostra la foga con cui l'aggressore si è scagliato contro i due "colpevoli" di essersi baciati in pubblico. Ha addirittura attraversato i binari correndo un notevole rischio pur di sfogare la sua omofobia. Ha iniziato a prendere a calci e pugni la coppia che per fortuna è riuscita a uscirne "senza gravi conseguenze fisiche". "Attendiamo il pronunciamento del pubblico ministero su quanto accaduto", commenta Rosario Coco, referente di Gaynet Roma al Corriere della Sera, "auspicando che si faccia tutto il possibile per l’identificazione dell’aggressore e per classificare questo reato nel miglior modo possibile secondo gli attuali strumenti giuridici". "La Legge Zan", conclude, "è in attesa di approvazione definitiva al Senato e avrebbe certamente imposto alle autorità di accertare sin da subito l’eventuale movente dei fatti sulla base dell’odio omotransfobico". Ed è proprio questo il problema.

In Italia non esiste, al momento, una legge che punisca in modo specifico (e con le dovute aggravanti) le discriminazioni e l'odio basati sulla misoginia, l'omotransfobia e l'abilismo. Così, chi subisce aggressioni di questo tipo, è costretto a far valere i propri diritti ricorrendo a mezzi generici in ambito civile o cercando di far rientrare le aggressioni in reati “simili” (come percosse, lesioni personali, diffamazione o istigazione a delinquere). Si tratta di un vuoto normativo che la legge Zan dovrebbe colmare ma che, finché la proposta non verrà approvata anche in Senato, continuerà ad avere pesanti conseguenze. "Negli ultimi dieci anni abbiamo registrato una media di 12 vittime al mese", spiega a La Stampa Massimo Battaglio che raccoglie i casi di omofobia riportati dai media per il progetto Gionata . "C’è stato un significativo incremento negli ultimi tre anni" aggiunge e, tra l'altro, non tutti gli episodi vengono sempre denunciati. "Chi nega che questa non sia un'emergenza è in malafede, ha scritto invece su Instagram Alessandro Zan, "Il Senato deve urgentemente calendarizzare la legge contro omotransfobia, misoginia e abilismo senza perdere altro tempo. Questo ritardo pesa sulla vita e sull'incolumità delle persone". Il punto è che non sappiamo davvero più come dirlo: in un Paese civile tutto questo non può e non deve più essere tollerato.