Una delle principali conseguenze indirette dei cambiamenti climatici riguarda un’alterazione chimica del mare, conosciuta come l’acidificazione oceanica. La causa di questo fenomeno risiede nell’aumento di temperatura del nostro Pianeta, cresciuta di circa un grado dal secondo dopoguerra ad oggi. Un processo coinciso con l’inizio dell’era industriale e l’utilizzo massivo di combustibili fossili, con conseguente aumento delle emissioni di gas, che ad oggi provocano il fenomeno conosciuto come l’effetto serra. L’anidride carbonica o CO2 è infatti uno dei principali gas, famosa per i suoi elevati livelli in atmosfera; essa è tuttavia anche coinvolta in questo fenomeno, meno conosciuto, riguardante i nostri mari.

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Gli oceani fungono da “sistema tampone”, ovvero assorbono i gas presenti in atmosfera e si comportano come una soluzione con un certo valore di pH (unità di misura riferita all’acidità di un gas o di un liquido, espressa come concentrazione di ioni idrogeno). Come qualsiasi soluzione il mare può assorbire una certa quantità di una sostanza fino a saturarsi. A contatto con l’acqua l’anidride carbonica reagisce chimicamente, portando alla formazione di acido carbonico (H2CO3) abbassando il pH dell’acqua: ciò significa che aumentano gli ioni H+ a sfavore della concentrazione di ioni carbonato (CO32-) che tende a diminuire.

Quali sono le conseguenze per gli ecosistemi marini? Molti organismi acquatici utilizzano degli ioni carbonato (CO32-) per costruire il proprio guscio, o altri elementi rigidi, tramite il processo biologico di calcificazione. Questo processo è legato al pH: se l’acqua risulta troppo acida gusci e strutture similari, come gli scheletri dei coralli, si dissolvono o non si formano affatto. Ciò si ripercuote su organismi calcificanti come alghe coralline, coralli e molluschi. Ad oggi, la soluzione principale attuabile per fermare l’acidificazione degli oceani è quella di diminuire drasticamente le emissioni di CO2. Un’ulteriore soluzione è promuovere l’istituzione di Aree Marine Protette che consentono la ripresa ecologica degli habitat marini e la resilienza delle specie che vi abitano e riducono i fattori di stress e quindi aumentano la capacità di adattamento degli organismi marini. Per questo Worldrise, associazione che da dieci anni si impegna per la tutela e conservazione degli oceani, ha istituito la campagna 30x30 Italia il cui obiettivo è quello di proteggere almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030 con la promozione di Aree Marine Protette. (Articolo di Zenab Irshaid)