Viene da pensare come sia possibile che, alla luce delle rivoluzioni del mercato del lavoro di questi ultimi tre anni, un imprenditore illuminato come Elon Musk non abbia immaginato che il suo ultimatum ai dipendenti superstiti dell'azienda Twitter, di cui è recentemente diventato proprietario, sarebbe caduto nel vuoto. Generando per altro un'onda d'urto senza precedenti in termini di dimissioni volontarie, pubbliche denunce e analisi su un'etica del lavoro inteso come sacrificio che nessuno è più disposto ad abbracciare.

Il motivo della rivolta è presto detto: dopo aver licenziato circa 3.500 persone al suo ingresso nell'azienda, Musk ha inviato un documento interno alle risorse sopravvissute a questo taglio drastico invitandole a lavorare con impegno, oltre orario e dando tutto senza condizioni, oppure ad andarsene. Detto, fatto: al 18 novembre, giorno ultimo per rispondere all'ultimatum, Fortune ha riportato circa 1.200 domande di dimissioni volontarie da parte di persone per niente propense a cedere la propria vita a un'azienda, a un lavoro o a un capo.

Il messaggio rilasciato internamente da Musk, che ha l'intenzione di rilanciare Twitter dopo un periodo di profonda crisi - acuito dall'addio di alcune celeb come Gigi Hadid che hanno deciso di boicottarlo quando l'imprenditore ha preso il timone aziendale - è inquietante, paradossale e anacronistico. Perché Musk ha invitato i suoi dipendenti a essere instancabili, che poi è «l'unico modo per avere successo in un mondo iper competitivo» in cui solo le «prestazioni eccezionali consentono di accedere agli avanzamenti di carriera». Insomma, o ti sacrifichi, si legge tra le righe dell'invito, cedendo al lavoro ogni briciolo di tempo libero e benessere mentale, o sei fuori, un fallimento, uno che non sa stare al passo coi tempi che corrono.

Peccato che il mondo, soprattutto in quegli aspetti che intersecano la vita lavorativa con la sfera privata e dunque le ambizioni sociali con i delicati equilibri individuali, oggi vada lento, lentissimo. Anziché camminare su un rullo in moto perpetuo come facevamo prima della pandemia, oggi si procede a passi pacati, ben felici di aver rallentato quei ritmi che hanno provocato una crisi del benessere psicologico globale, varie ondate di Great Resignations, ovvero di dimissioni volontaria a favore di una vita più slow e sostenibile e una più generale tendenza a prendersela con calma.

E così, anche se la richiesta di Musk è, per certi versi, comprensibile - se prendiamo come riferimento la sua scalata sociale, la sua carriera, le sue intuizioni, frutto evidentemente di un lavoro mentale instancabile e di una dedizione irrefrenabile - il tono delle sue parole e del significato che portano con sé è stonato oltre ogni misura. Oggi quell'etica che ci impone di vivere per il lavoro, di correre per arrivare prima degli altri, di spuntare su un taccuino ogni singolo obiettivo di vita entro una certa data, non è più sostenibile, né accettabile, né apprezzabile. Preferiamo fare di meno per vivere meglio, guadagnare di meno anziché saltare sistematicamente i pasti per chiudere una task, investire in un sogno piccolo ma personale e pieno di valore anziché realizzare obiettivi di altri.

Oltre agli inviti di Musk, ha fatto discutere, e parecchio, la foto della dipendente di Twitter che ha invece scelto di mostrare al suo nuovo capo lealtà e dedizione accomodandosi in un sacco a pelo sotto la sua scrivania alla fine di una giornata impegnativa in ufficio.

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#Sometimesyousleepwhereyouwork, recita l'hasthag che Esther Crawford ha scelto di usare per rimarcare il suo impegno all'azienda in cui lavora: «A volte devi dormire nel posto in cui lavori». In risposta a questo mantra, però, ne sono sorti altri, ben più realistici, che invece inneggiano a una straordinarietà non veicolata da sacrificio. «Sarò pure eccezionale, ma non mi piacciono gli estremismi» ha twittato (per l'ultima volta, prima di mollare) Andrea Horst, un ex dipendente. Aggiungendo un hashtag ancora più significativo: #lovewhereyouworked, ama il luogo in cui hai lavorato. Perché evolvere e cambiare idea sulla propria vita lavorativa non significa rinnegare il passato, e questa è un'altra cosa che Elon Musk avrebbe dovuto immaginare al suo ingresso in Twitter, un luogo che voleva far diventare eccellenza di performance e stakanovismo, e si è tramutato in un posto deserto, emblema di ciò che non si è più disposti a essere: robot, senza sogni o tempo libero.