«I am angry». La senatrice Elizabeth Warren è arrabbiata e la verità è che lo siamo anche noi. È talmente arrabbiata che le trema la voce, quel tipo di rabbia che solitamente non è concessa alle donne perché poi è un attimo che ti definiscano isterica. Quella rabbia che ti fa urlare, gesticolare, muoverti a scatti, non rispondere di te stessa. «Sono arrabbiata», ha detto Warren alla stampa commentando la bozza della Corte Suprema USA che vorrebbe eliminare il diritto all'aborto nel Paese, «Sono arrabbiata, sconvolta e determinata».

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Il video della senatrice è diventato virale ed è stato ricondiviso molto su Twitter e ripreso da diverse testate. L'immagine di Warren così infuriata, mentre gesticola parlando alla folla davanti alla Corte Suprema, ci ricorda che non è poi così comune vedere una donna in politica arrabbiarsi tanto. Meglio un'occhiata gelida o una lieve increspatura della bocca, meglio una blanda irritazione che la furia irrefrenabile. «Non c’è donna al mondo che non sia consapevole dell’aperto disprezzo riservato alla rabbia femminile», scrive Soraya Chemaly nel suo libro La rabbia ti fa bella, «quando una donna mostra rabbia in un contesto istituzionale, politico e professionale viola le norme di genere. Viene accolta con antipatia, percepita come più ostile e irritabile e meno competente». Questo stridore che ci è stato inculcato nel video lo percepiamo tutto: la rabbia rende la senatrice estremamente visibile, esposta (e la giacca fucsia fa la sua parte). Del resto ci è stato detto che dobbiamo stare calme e non perdere la ragione. Ma Warren non retrocede, continua a ripetere «I am angry», e il video finisce per esprimere lo stato d'animo di molte donne americane e non. Quella rabbia che forse non stiamo sfogando abbastanza.

«Sono arrabbiata per chi ne pagherà il prezzo», ha detto la senatrice, «Non saranno le donne ricche. Le donne facoltose possono salire su un aereo, possono volare in un altro Stato, possono volare in un altro Paese, possono ottenere la protezione di cui hanno bisogno. Questo ricadrà sulle donne più povere del nostro Paese. Questo ricadrà sulle giovani donne che hanno subito abusi, vittime di incesto. Questo ricadrà su coloro che sono state violentate. Questo ricadrà sulle madri che stanno già lottando per fare tre lavori, per poter sostenere i figli». Se la Corte Suprema, al momento guidata dai conservatori, dovesse confermare la decisione di ribaltare la sentenza Roe v. Wade che tutela il diritto all'aborto, le conseguenze sarebbero drammatiche. In moltissimi Stati potrebbero venire approvate leggi contro l'IVG, per limitarla o vietarla esponendo le donne al rischio di aborti clandestini.

In base a un sondaggio di AP VoteCast, il 69% degli elettori alle presidenziali USA vorrebbe che la sentenza rimanesse dov'è, eppure, come ha detto la senatrice, i Repubblicani sono anni che cercano di minare il diritto all'aborto cercando di approvare leggi che lo limitino (quella del Texas, forse, è la più famosa). Secondo Warren è fondamentale che il Congresso approvi una legge federale che tuteli il diritto all'IVG. Negli USA, infatti, non c'è una vera legislazione in proposito e la Roe v. Wade è l'unica tutela da decenni. «Il Congresso degli Stati Uniti può mantenere la Roe v. Wade come legge del Paese», ha detto, «deve semplicemente farlo». Non è così facile, però, dato che al momento al Congresso non ci sono i numeri per approvare una legge del genere e difficilmente ci saranno a breve.

la rabbia della senatrice elizabeth warren per il diritto all'abortopinterest
Kent Nishimura//Getty Images
Warren mentre parla alla folla di fronte alla Corte Suprema

A cosa serve, quindi, arrabbiarsi? La situazione sembra senza uscita. Eppure ignorare e sopprimere la rabbia che sentiamo lascia spazio a chi calpesta i nostri diritti e limita la nostra libertà. Sarebbe bello non arrabbiarsi, ma la calma è un privilegio per pochi. «La rabbia ha una pessima reputazione», scrive Chemaly, «ma è in realtà una delle emozioni più cariche di speranza e proiettate al futuro. Genera trasformazioni, manifestando la nostra passione e il nostro coinvolgimento nelle cose del mondo. È una reazione razionale e anche emotiva alle prevaricazioni, alle violazioni e al disordine morale. Fa da ponte tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere».