L'avrete letto sui giornali o visto di sfuggita mentre scrollavate Instagram: è un mese, ormai, che si parla del tennista serbo Novak Djokovic. Djokovic a rischio espulsione, Djokovic in quarantena, Djokovic senza visto, eccetera. Si tratta dell'ennesimo caso mediatico a tema Covid e ci ha tenuto compagnia - fatto discutere, indignare e interrogare - in questi mesi di quarantene preventive e contatti a rischio. Ma cosa è successo esattamente?

instagramView full post on Instagram

Tutto è iniziato a metà dicembre quando il tennista ha assistito a una partita di basket a Belgrado venendo fotografato mentre abbracciava diversi giocatori di entrambe le squadre. Il giorno dopo alcuni di questi giocatori sono risultati positivi e idem Novak. A quel punto, però, invece di mettersi buono buono in quarantena, il tennista cosa ha fatto? Prima ha partecipato a un evento a Belgrado scattando foto senza mascherine (e dicendo che ancora non sapeva di essere positivo), poi ha rilasciato un'intervista e un servizio fotografico per il quotidiano francese L'Equipe. «Non volevo deludere il giornalista», ha detto come giustificazione, «ripensandoci, è stato un errore di giudizio».

caso djokovic cosa è successopinterest
FREY - TPN//Getty Images
Novak Djokovic mentre si allena in Australia

Insomma, che Djokovic avesse idee piuttosto discutibili sulla pandemia e che non fosse nemmeno vaccinato, già lo si sapeva o - per lo meno - lo si sospettava. La conferma, però, è arrivata ai primi di gennaio quando ha annunciato sui social che avrebbe partecipato agli Australian Open grazie a un'esenzione medica dal vaccino. Per entrare nello Stato di Victoria, dove si trova Melbourne, infatti, è necessario essere vaccinati. La notizia ha portato a numerose polemiche su eventuali favoritismi, dato che Djokovic è al primo posto nel ranking mondiale maschile e ha vinto nove volte gli Australian Open. Il primo ministro australiano ha quindi dichiarato che il tennista avrebbe dovuto presentare «prove accettabili del fatto che non possa essere vaccinato per motivi medici».

Così, quando Djokovic è atterrato a Melbourne, è stato bloccato in aeroporto per degli accertamenti e portato in un albergo in attesa di un'udienza. Da lì si è scatenata la bagarre: la Serbia si è indignata e i fan del tennista hanno iniziato a dipingerlo come un capro espiatorio dato che altri sportivi erano stati ammessi con un'esenzione al vaccino. Durante il processo gli avvocati hanno spiegato che l'esenzione di Djokovic è dovuta alla sua positività al Covid di dicembre (non può vaccinarsi per i sei mesi successivi alla malattia) e il tribunale gli ha dato ragione, confermando la validità del visto. Tutto sembrava si fosse finalmente concluso, ma il ministro dell’Immigrazione australiano ha invece annunciato la cancellazione del visto al tennista. Viste le sue posizioni e il suo comportamento dopo aver contratto la malattia, gli è stato negato l'accesso «per motivi di salute e ordine, sulla base dell’interesse pubblico». Djokovic è stato riportato nell'albergo per immigrati irregolari ed è stata fatta un'altra udienza. Stavolta il tennista ha perso il ricorso: stando al ministro dell’Immigrazione, la permanenza di Djokovic in Australia avrebbe rischiato di galvanizzare il movimento no-vax e causare «disordini». Il tennista non potrà partecipare al torneo e non potrà entrare nel Paese per i prossimi 3 anni e così il caso è stato chiuso (almeno per ora).