«Mi sono imbattuta nei fumetti allo stesso modo di ogni altro bambino in quegli anni, ovvero in edicola. Quando sei piccolo, e guardi alle ginocchia delle persone, ti senti così privo di potere che è davvero utile identificarti in qualcuno di estremamente potente, anche più potente degli adulti». Tra le fan più illustri di Wonder Woman c'è sicuramente Gloria Steinem e questo la dice lunga sull'intreccio tra la storia della supereroina armata di lazo e la lotta per i diritti delle donne. «Quando ero una ragazzina» continua Steinem, «Wonder Woman era l'unica supereroina donna e quindi era irresistibile. Era l'unico personaggio che riusciva a farti sentire bene con te stessa». Wonder Woman è tra i personaggi più famosi dell'universo DC Comics e il 21 ottobre ha compiuto 80 anni. Per questo a Milano le è stata dedicata una mostra a Palazzo Morando, iniziata il 17 novembre e che durerà fino a marzo 2022: «Wonder Woman, il mito» . Un mito che, tra mille vicissitudini, continua ancora oggi.

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Questa principessa delle amazzoni che combatte il male nel mondo umano grazia ai suoi superpoteri, viene ideata da William Moulton Marston e disegnata da Harry G. Peter. «Le persone tolleranti sono le più felici» scrive Marston e, in effetti, per l'epoca la vita condotta dal "padre" di Wonder Woman è tutt'altro che tradizionale. Marston è uno psicologo e un inventore vicino al femminismo di Emmeline Pankhurst, è sposato con Elizabeth Holloway, ricercatrice in psicologia alla Boston University, ma assieme a loro vive anche la sua seconda partner, Olive Byrne, nipote di Margaret Sanger, una delle più importanti femministe del ventesimo secolo. I tre vivono una relazione poliamorosa (Marston ha avuto figli da entrambe le donne), ma di questo il fondatore della DC Comics, Maxwell Charles Gaines, non sa nulla, altrimenti forse non avrebbe mai assunto Marston come membro di un comitato consultivo editoriale per difendere i fumetti dalle accuse di immoralità. In ogni caso Marston fa il suo lavoro e si guadagna la fiducia di Gaines, tanto da convincerlo a lanciare un fumetto con una donna come protagonista.

wonder woman ha compiuto 80 anni e milano la celebra con una mostrapinterest
ABC Photo Archives//Getty Images
Lynda Carter interpreta Wonder Woman nella famosa serie televisiva del 1975

Nel 1941 Wonder Woman fa il suo debutto: indossa una tiara dorata, un body rosso e blu e stivali di pelle rossi al ginocchio. È una dea, ma sceglie di rinunciare all'immortalità per combattere il male (siamo ai tempi dell'avvento del nazismo e del fascismo) con femminismo e sorellanza, armata di lazo. In quegli anni, con gli uomini che partono per il fronte e le donne che tengono in piedi l’economia, le circostanze sono particolarmente favorevoli per il trionfo di un'eroina forte che spezza le catene, difende le sue sorelle e diffonde messaggi di amore e tolleranza. Le cose, però, cambiano alla fine della guerra: gli uomini tornano a casa e le donne devono riprendere i loro ruoli di mogli e di madri. Negli anni 50 le linee guida della DC Comics per la moralità sono chiare: «L’inclusione delle donne nelle storie è specificamente scoraggiata. Le donne, se usate nella struttura della trama, dovrebbero essere secondarie in importanza». Così anche Wonder Woman cambia: non è più lei a portare in salvo altre donne, ma è piuttosto il suo fidanzato, Steve Trevor a tirarla fuori dai guai. Meno avventure e più drammi amorosi: l’eroina rinuncia addirittura ai suoi poteri e apre un negozio di vestiti (sì, avete capito bene).

Così, si arriva agli anni 70. «Per il primo numero di MS. Magazine volevamo qualcosa di potente», racconta Gloria Steinem, «e abbiamo pensato: che cosa c'è di più potente di Wonder Woman che con una mano mette fine alla guerra e con l'altra distribuisce cibo? Poi abbiamo scoperto che in quel periodo non se la stava passando così bene». Steinem racconta di aver dovuto convincere autori ed editori a restituire a Wonder Woman il suo ruolo di principessa guerriera. «Ricordo che alla fine Dick Giordano, che allora dirigeva tutti i supereroi DC Comics, mi chiamò alla redazione di Ms.e dicendo qualcosa del tipo: "OK, ha riavuto il suo lazo magico per far dire alla gente la verità, ha riavuto i suoi braccialetti per respingere i proiettili, ha riavuto Paradise Island come nella storia di origine e anche una sorella amazzone nera di nome Nubia. Ora mi lasci in pace?"»

Da quel momento, Wonder Woman non se n'è più andata. Dalla famosissima serie televisiva statunitense con protagonista Lynda Carter nel 1975 (tutte le ragazzine di allora giravano su loro stesse sperando di trasformarsi in eroine), ai film di successo DC Comics del 2017 e del 2020, entrambi interpretati da Gal Gadot, continua a ricordarci cosa vuol dire vivere in un mondo fatto per gli uomini. Wonder Woman ci fa sognare perché mostra che un'alternativa è possibile e che un'eroina donna negli anni 40, creata da un autore femminista con una relazione poliamorosa può diventare un'icona della cultura pop globale e venire celebrata in tutto il mondo a 80 anni di distanza.