A Bangkok il Lumpinee Stadium non è solo lo stadio più importante per le arti marziali, ma è sostanzialmente un luogo sacro e in quanto tale (indovinate?) è tradizionalmente proibito alle donne. Ebbene sì, fino a poco tempo fa le donne non potevano nemmeno avvicinarsi, non potevano combattere e nemmeno toccare il ring. Il motivo? Se una di loro avesse per caso avuto le mestruazioni avrebbe potuto "inquinare" lo spazio sacro. Potrà sembrarvi assurdo ma, come racconta Vice, c'erano persino i cartelli: «Signore, per favore, non toccate il palco». Se per anni le cose sono andate avanti così, ora sembra che ci sia finalmente stato un cambiamento: sabato scorso due campionesse di Muay Thai hanno per la prima volta gareggiato per un titolo di campionato al Lumpinee Stadium e si sono fatte strada sfidando i retaggi sessisti.

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Si chiamano Nirawan Tangjew e Tanawan Thongduang e sono entrambe giovanissime. Tangjew è risultata vincitrice e ha festeggiato postando una foto sul sui profilo Instagram. Thongduang, invece ha detto a Vice di essere «un po' triste» per la sconfitta, ma «felice e orgogliosa di aver avuto l'opportunità di partecipare alla storica prima partita femminile a Lumpinee». «È qualcosa che non avrei mai immaginato potesse accadermi», ha continuato, «Sapete, quando vai a vedere le partite lì, non lasciano nemmeno che le donne si avvicinino al palco. Quindi essere in grado di stare su quel ring è stato un grande onore per me».

Il rapporto tra le donne e il Muay Thai, una disciplina conosciuta come «l'arte degli otto arti» caratterizzata dall'uso di pugni, gomiti, ginocchia e stinchi per combattere, non è mai stato facile e lineare in Thailandia. Ancora oggi in molte palestre continua ad esserci l'idea di stampo superstizioso che le donne possano contaminare il luogo con la loro presenza.

«In passato, alcune persone credevano che le mestruazioni fossero qualcosa di sporco e questo aveva conseguenze anche nel mondo del Muay Thai. Nel corso del tempo, questa convinzione è diventata un'abitudine e una tradizione», ha spiegato sempre a Vice Suwanna Srisongkram, prima commentatrice sportiva della Thailandia. «Sono sempre stata scettica su questo quando ero giovane", ha aggiunto, «ma quando tutti intorno a te, compresi tutti gli adulti e i tuoi genitori, dicono la stessa cosa, non puoi semplicemente andare contro di essa». Il sessismo, però, va anche oltre queste credenze superstiziose e riguarda lo sport femminile più in generale: «Quando ho iniziato a fare boxe", racconta Nirawan Tangjew, «le persone associavano le donne nel pugilato a stupidi combattimenti a schiaffi. Non pensavano che i nostri pugni e calci fossero forti e per loro non era divertente da guardare come la boxe maschile». Ora anche grazie a queste ragazze le cose potrebbero gradualmente cambiare, certo la strada è lunga, ma con i tabù funziona così: bisogna iniziare a mostrarli per quello che sono.