Ve la ricordate vero Zakia Khudadadi? L'atleta paralimpica afghana che rischiava le rappresaglie dei talebani a Kabul? Sì, siamo certi che ve la ricordiate bene perché il suo appello alla comunità internazionale per chiedere di essere messa in salvo aveva fatto parecchio parlare. Avrebbe dovuto partire per Tokyo proprio nei giorni in cui i talebani hanno preso il controllo del Paese e così, non solo il suo sogno sembrava svanito per sempre, ma la ragazza temeva per la sua vita e quella della sua famiglia. Qualche settimana fa avevamo tirato un sospiro di sollievo alla notizia che Khudadadi era riuscita a lasciare il Paese salendo su un volo australiano, ma non ci aspettavamo certo che questa vicenda si concludesse con un finale da lacrime assicurate: la giovane atleta di è riuscita ad arrivare a Tokyo e a partecipare alle Paralimpiadi. Noi stiamo già piangendo.

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PHILIP FONG//Getty Images

Khudadadi avrebbe dovuto rappresentare l'Afghanistan alle Paralimpiadi assieme all’atleta Hossain Rasouli, ma alla cerimonia di apertura erano entrambi assenti tanto che la bandiera dell'Afghanistan è stata portata da un volontario mentre, negli stessi giorni, arrivavano le notizie della caduta del Paese nelle mani dei talebani. Rasouli e Khudadadi, però, a sorpresa sono riusciti ad arrivare a Tokyo lo scorso sabato sera dopo mille difficoltà e un viaggio pieno di imprevisti. Come spiega il New York Times, nei giorni successivi alla presa di Kabul, i due atleti si erano messi contatto con alcuni diplomatici francesi per chiedere di essere evacuati dal Paese. Ai loro appelli è seguita una vera e propria mobilitazione internazionale di attivisti, avvocati ed ex sportivi oltre alla ong australiana Human Rights for All che ha fatto pressioni sul governo australiano per accogliere Rasouli e Khudadadi su uno dei voli diretti a Dubai. La fondatrice di Human Rights for All, Alison Battisson, ha spiegato al New York Times che gli attivisti hanno guidato i due atleti verso i gate dell’aeroporto di Kabul tramite GPS consigliando loro di nascondere documenti e soldi sotto i vestiti nelle zone genitali, assieme a una sciarpa di colore acceso da sventolare una volta superati i controlli dei talebani per farsi riconoscere dai militari australiani. "Ce l'hanno fatta da soli" ha dichiarato Battison, "noi siamo stati solo la loro squadra di supporto".

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Dopo essere riusciti miracolosamente a salire sul volo, Rasouli e Khudadadi sono arrivati a Dubai e da lì si sono imbarcati su un aereo diretto a Parigi. Lì sono stati accolti in una struttura dell’INSEP e sottoposti a controlli medici. Sabato, poi, hanno preso un altro volo, stavolta per Tokyo, dove sono stati finalmente accolti dal presidente del Comitato Internazionale Paralimpico Andrew Parsons. Rasouli, che è un velocista, è arrivato a Tokyo troppo tardi per qualificarsi per dei 100 metri come avrebbe voluto ma ha deciso di gareggiare ne salto in lungo. È arrivato ultimo, ma ha segnato il suo record personale. Anche Khudadadi ha perso nelle due sfide di taekwondo di ieri, ma la sua vittoria ha un sapore ben diverso: sta nell'essere riuscita a partecipare alle Paralimpiadi come seconda donna nella storia del Paese. Un numero che, per come stanno le cose, difficilmente vedremo crescere per i prossimi anni.