Forse vi ricorderete di Laura Massaro, la mamma che per mesi ha manifestato e fatto scioperi della fame dopo aver rischiato che suo figlio venisse assegnato a una casa-famiglia. Il motivo per cui le veniva tolta la potestà genitoriale? La cosiddetta "sindrome da alienazione parentale": secondo una perizia Massaro avrebbe "alienato" suo figlio dal padre, da lei denunciato per violenza domestica. Fortunatamente il caso si è risolto per il meglio, ma la cosiddetta PAS (Parental Alienation Syndrome) continua ad essere utilizzata nei processi di separazione spesso contro le donne che hanno vissuto situazioni di maltrattamento e rischiando di far prevalere ad ogni costo il diritto alla genitorialità anche quando il contesto è violento. Ora, però, la Cassazione ha detto "basta" e con un'importante ordinanza ha fatto sapere chiaro e tondo che si tratta di una teoria che "Non ha alcuna validità scientifica". FINALLY!

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In realtà che la PAS non sia affatto affidabile come teoria si sa già da parecchio: l’Istituto superiore di sanità, l’OMS e il ministero della Salute hanno negato l’esistenza di una sindrome del genere che non figura nemmeno nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5). Si tratta di un concetto introdotto per la prima volta negli anni Ottanta dallo psichiatra forense statunitense Richard Gardner, noto per le sue teorie piuttosto controverse sugli abusi sessuali nei minori. La PAS viene descritta come una dinamica psicologica disfunzionale che si attiva nei minori coinvolti nelle separazioni conflittuali dei genitori. Dovrebbe descrivere la condizione dei figli, ma di fatto finisce per definire il comportamento di un genitore (definito “genitore alienante”) che “programma” i minori a rifiutare l’altro genitore (definito “genitore alienato”). Già nel 2013, la Corte di Cassazione si era espressa sulla questione affermando che nei giudizi in cui veniva tirata in ballo la PAS, il giudice sarebbe stato tenuto a verificarne il fondamento al fine di “escludere la possibilità di adottare soluzioni prive del necessario conforto scientifico”. Eppure nel nostro Paese non è raro che la sindrome compaia nelle perizie e persino nelle sentenze di separazione conflittuale. Il senatore leghista Simone Pillon ha anche cercato di introdurla in un ddl proposto nel 2018 sotto il nome di “norme volte al contrasto della grave piaga dell’alienazione parentale”. Vista la situazione, quindi, la Corte di Cassazione ha deciso di mettere i puntini sulle "i" e non lasciare più spazio a fraintendimenti (well done).

la cassazione si è espressa contro la sindrome da alienazione parentalepinterest
MIGUEL MEDINA//Getty Images
Una manifestazione contro il ddl Pillon

Come spiega Il Post, l’ordinanza della Cassazione riguarda il caso di un affidamento esclusivo di una minore di sei anni al padre, deciso dal Tribunale di Treviso sulla base di una perizia d'ufficio richiesta dal giudice. La consulenza faceva esplicito riferimento all’alienazione genitoriale. Secondo la Corte, la PAS a livello giuridico si basa sull’idea (sviluppata tra l'altro in ambito nazista) che debba essere punito non uno specifico fatto commesso, ma un generale modo di essere della persona accusata. Per questo è inaccettabile oltre che priva di fondamento a livello scientifico. Non solo: secondo la Corte il giudice non può affidarsi solo alla perizia, ma è tenuto "a verificare il fondamento, sul piano scientifico, di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale e che risulti, sullo stesso piano della validità scientifica, oggetto di plurime critiche e perplessità da parte del mondo accademico internazionale". Insomma: più chiaro di così? Speriamo basti a porre fine a questo delirio in grado di condizionare la vita delle persone, a partire dalle più deboli.