Partiamo un secondo dalle basi, se no non ci capiamo. In Italia sono consentite le unioni tra persone dello stesso sesso? Certo, per fortuna: dal 2016, con la legge Cirinnà, abbiamo le unioni civili. Ma come la mettiamo con i figli? Eh, su questo punto iniziano i problemi perché la legge oltre a non consentire l'adozione da parte di coppie gay, non riconosce nemmeno il legame di genitorialità con i figli che nascono attraverso procreazione medicalmente assistita o nei confronti dei figli del partner. Risultato: il figlio è legalmente legato solo al padre o alla madre biologici. Ma ecco che, così, di colpo, arriva una pronuncia del tribunale di Bari che riapre il dibattito e che mostra chiaramente che non si possono lasciare nel caos i diritti dei figli delle coppie omosessuali. Servono tutele al più presto.

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In Italia ormai è sempre più frequente la richiesta di riconoscere figli nati a mezzo di inseminazione artificiale o gestazione per altri all'interno di coppie omosessuali. Dato che - come dicevamo - solo il genitore biologico viene automaticamente riconosciuto, la strada sinora percorsa nel nostro Paese è stata quella della cosiddetta stepchild adoption, ovvero l’adozione da parte del genitore non biologico del figlio con il consenso del genitore biologico. Non c'è una legge specifica che consenta di farlo, ma la giurisprudenza negli anni ha, come spiega Altalex, "dato voce all'esigenza 'sociale' di fornire un supporto giuridico al rapporto affettivo esistente all’interno del nucleo familiare, considerando preminentemente il superiore interesse del minore". La sentenza di Bari, però, va oltre.

La coppia in questione ha due figli gemelli di cinque anni nati all'estero tramite gestazione per altri (in Italia non è consentita, ndr), ma finora solo il padre biologico era riconosciuto a tutti gli effetti come genitore. La coppia si è rivolta quindi al Tribunale di Bari per chiedere che negli atti di nascita dei loro due figli figurasse anche il nome del padre intenzionale. Non una adozione, ma un vero e proprio riconoscimento della genitorialità. La Corte d’Appello di Bari si è pronunciata a favore dei due papà e ha stabilito che “l’interesse dei bambini e delle bambine non può ritenersi adeguatamente tutelato con altre forme offerte dall’ordinamento italiano ai fini del riconoscimento del rapporto con il genitore intenzionale”. In poche parole: bisogna riconoscere entrambi i genitori come tali.

Si tratta di una presa di posizione importante soprattutto perché, nel 2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione avevano stabilito al contrario che gli atti di nascita dei bambini nati all’estero da una coppia omosessuale tramite gestazione per altri non potevano essere trascritti in Italia. Il tribunale di Bari è andato (fortunatamente) in un'altra direzione ma questo fa capire come la mancanza di una legge chiara in Italia finisca per mettere in pericolo i diritti dei minori. L'ha detto persino la Corte Costituzionale che a fine gennaio ha sollecita il Parlamento a provvedere a riconoscere quanto prima i diritti dei figli delle coppie gay risolvendo con una legge sull'omogenitorialità questo vuoto normativo intollerabile. Il principio stabilito dalla Corte è chiaro: l'ordinamento deve garantire il diritto del minore al riconoscimento giuridico di entrambi i componenti della coppia che ne hanno voluto la nascita e che lo hanno poi accudito, esercitando di fatto la responsabilità genitoriale. Cosa aspettiamo a metterlo nero su bianco?