Gli stereotipi sono durissimi a schiodare, altrimenti non sarebbero tali: sono schemi fissi, che si ripetono "copia e incolla" da generazioni, cliché radicati in convenzioni ormai superate, che per secoli hanno dettato uno stile di vita. Gli stereotipi di genere, cioè quelli legati all'essere donna o uomo, nascono nella notte dei tempi e molte generazioni, prima della tua, hanno fatto dure lotte per ottenere piccole e grandi conquiste verso la parità dei diritti tra donne e uomini. Nella realtà dei fatti, però, c'è ancora molto da fare per raggiungere la vera parità: abitudini tossiche che abbiamo dato per buone anche quando buone non sono, certi modi di pensare antidiluviani che ci portiamo dietro come macigni, compromessi che continuiamo ad accettare ma semplicemente non sono più (e non sono mai stati) accettabili.

Puoi vestirti come vuoi (e nessuno può dire il contrario)

"Siamo donne, oltre alle gambe c’è di più", cantavano al Festival di Sanremo nel 1991 Sabrina Salerno e Jo Squillo, per ribadire un concetto che all'epoca non era ancora chiarissimo che le donne non sono solo oggetti sessuali. "Essere una donna non vuol dire riempire solo una minigonna," faceva eco quindici anni dopo Anna Tatangelo. A parte la rima facile, qualcuno ancora oggi pensa che se ti metti la mini allora te la vai a cercare. Ma negli anni Sessanta, quando Mary Quant l’ha disegnata e Twiggy con le sue gambe lunghissime da fenicottera l’ha resa un’icona, la minigonna è stata un simbolo potente di emancipazione femminile, cosi come il costume due pezzi. Mezzo secolo dopo, puoi vestirti come ti pare, truccarti come ti pare. Gwen Stefani nel 1995 coi No Doubt cantava uno dei suoi brani più famosi I'm just a girl, in cui spiegava di essere una ragazza in cattività e i capelli boccolosi e platinati, il rossetto rosso e i piegaciglia potevano convivere benissimo con pantaloni della tuta oversize e attitudine da maschiaccio, un'altra definizione che nasce da uno stereotipo.

Hair, Photograph, Clothing, Blond, Dress, Shoulder, Beauty, Hairstyle, Wedding dress, Skin, pinterest
Getty Images

Hai tutto il diritto di far sentire la tua voce

Rebel Wilson nel film Non è romantico? uscito da pochi giorni, interpreta una bravissima architetta, su cui tutti scaricano le mansioni più noiose dell'ufficio, da aggiungere il toner alla fotocopiatrice a fare i caffè quando entra in sala riunioni per presentare i suoi progetti. È un grande classico: non essere presa sul serio, oppure zittita con paternalismo (hai mai sentito parlare di mansplaining?) da capi e colleghi maschi. C'è un solo modo di mettere a freno questo sopruso: tirare fuori la voce e farti sentire. Con fermezza, assertività e gentilezza. E, se necessario, ruggire! Nel 1971 Helen Reddy cantava I Am Woman, che inizia così: "Sono una donna, ascoltami ruggire". Ti ricorda qualcosa? Sono passati quattro decenni quando Roar di Katy Perry ha ribadito gli stessi concetti, con parole diverse: "Mi hai schiacciata giù, ma mi sono rialzata, mi sto già scrollando via la polvere. Senti la mia voce, senti questo suono come un tuono, scuoterà la terra."

Chi baci o con chi fai sesso sono esclusivamente affari tuoi

È di questi giorni la notizia di una ragazza stuprata dal padre per aver confessato ai suoi genitori di essere lesbica. Fatti di cronaca allucinanti come questo sono ancora una realtà, ma la società sta cambiando. È un processo lungo che richiederà tempo, ma proprio per questo è importante non inciampare nello stereotipo durante il percorso. Il cinema, la tv, la musica parlano a una generazione che ha un approccio sempre più fluido alla sessualità. Era il 2008 quando è uscito I kissed a girl, il brano che ha lanciato Katy Perry: racconta la storia di un bacio saffico. "Non significa che questa sera mi sono innamorata, ho baciato una ragazza così per provare, mi è piaciuto. È sembrato così sbagliato, è sembrato così giusto", dice il testo. In un'intervista per Billboard lo scorso anno, per il decimo anniversario del brano, Katy Perry ha raccontato che grazie a quel testo le persone hanno iniziato a parlare di fluidità e ha spezzato un grande tabù legato a scelte sessuali binarie (tradotto: o sei etero, o sei gay, senza mezze misure). Anche Christina Aguilera con Not Myself Tonight nel 2010 ha rassicurato milioni di ragazze sul fatto che baciare un'amica, o una ragazza che ti piace è un'esperienza che puoi vivere con leggerezza, senza inutili sensi di colpa e soprattutto senza alcuna etichetta.

Red, People, Fashion, Street fashion, Fun, Suit, Dress, Photography, Infrastructure, Footwear, pinterest
Getty Images

Lasciarti trattare male (da chiunque) semplicemente non è un'opzione

Considerare normale una relazione in cui lui si comporta in modo insensibile o brutale è stato, per una insensata convenzione, socialmente accettabile per moltissimi anni, ma non lo è più. Non lo è mai stato, ma per molto tempo la società si è organizzata attorno a una visione maschiocentrica, dove boys will be boys, cioè gli uomini erano obbligati a comportarsi da duri. Non è stato facile nemmeno per loro. Ora le cose stanno cambiando, perché entrambi i sessi non ne possono più di dover sottostare a regole scritte secoli fa dai nostri antenati, che avevano ben poca intelligenza emotiva e zero educazione sentimentale.

"Prendi una donna trattala male, lascia che ti aspetti per ore. Non farti vivo e quando la chiami fallo come fosse un favore. Fa' sentire che è poco importante, dosa bene amore e crudeltà, cerca di essere un tenero amante ma fuori del letto nessuna pietà." Hai incontrato anche tu uomini così? Ce ne sono tanti, ma speriamo sempre meno e soprattutto sempre meno donne disposte a prestarsi a questo crudele gioco delle parti. Quando Marco Ferradini nel 1981 ha cantato questa canzone soffriva per amore e provocatoriamente spiegava che per farsi voler bene da una donna bisogna trattarla male. Ne ha fatto uno dei suoi più grandi successi e per molti anni, nessuno ha avuto niente da ridire. Pochi giorni fa in un'intervista al Corriere Ferradini ha spiegato che oggi, con la consapevolezza che abbiamo acquisito dopo il #metoo, non la riscriverebbe negli stessi termini. «Credo che oggi sarebbe pericoloso come brano, probabilmente non lo riscriverei. C’è una violenza insensata verso le donne. Penso sia frutto dell’impotenza dell’uomo di accettare i propri limiti e che sfoga, frustrato, contro la meravigliosa capacità delle donne di essere mille cose insieme. Tutti ricordano il «Trattala male» e il «Nessuna pietà» ma non si soffermano sul finale che dice di lasciare aperta la porta del cuore e di evitare le strategie».

Puoi difendere la tua indipendenza e farti corteggiare come nell'Ottocento (se ti va)

Nel brano Independent Woman le Destiny’s Child nel 2001 spiegavano una cosa che vent'anni fa forse era un po' meno ovvia di oggi, ma vale la pena ribadirla: tu dipendi da te stessa, non da un uomo. Non è un concetto così scontato: per secoli le donne sono state date in spose, offrendo una dote al futuro marito come compensazione per il peso che avrebbero rappresentato sul bilancio famigliare, non lavorando ma occupandosi "solamente" delle faccende domestiche, di mandare avanti la famiglia, di crescere dei figli e spesso anche i nipoti, mettere una cena calda e fumante ogni sera a tavola. Ancora oggi l'occupazione femminile è molto minore di quella maschile e il divario di genere nelle possibilità di carriera si fa sentire. Conservare la tua autonomia economica, anche facendo piccoli lavoretti, è basilare per poter essere una donna libera di fare le proprie scelte, senza dover dire grazie a nessuno.

"Le scarpe che indosso me lo sono comprate. I vestiti che indossi me li sono comprati. Perché se li voglio dipendo solo da me!", non da un uomo che te li regala, come si capisce tra le righe. "Tutte le donne indipendenti alzino le mani!". Woman di Kesha, una hit di due anni fa, dice all'incirca la stessa cosa: "Mi compro le mie cose, pago le mie bollette, questi anelli di diamanti, le mie auto, tutto quello che ho l'ho comprato io. I ragazzi non possono comprarmi l'amore." Kesha ha una visione molto radicale della cavalleria e chiede ai suoi pretendenti di non offrirle da bere e di non chiamarla "tesoro" perché lei è una maledettissima donna, baby, thats right! Questo non significa rifiutare i regali, stracciare i mazzi di fiori e insistere per aprirti la porta da sola, ma non metterti nelle condizioni di dover dipendere economicamente da qualcun altro e dover sacrificare la tua indipendenza.

Performance, Entertainment, Performing arts, Event, Stage, Song, Music, Public event, Performance art, Music artist, pinterest
Getty Images

Sei molto più della "fidanzata, sorella, figlia di..."

Pochi giorni fa Tabitha King, sposata col romanziere vivente più famoso di tutti i tempi, Stephen King, ha scritto su Twitter usando il seguitissimo profilo del marito, che l'essere moglie è uno status, non un'identità, giustamente infuriata perché i giornali la definiscono sempre "la moglie di", o "la signora King", citando le protagoniste di The Handmaid's Tale che venivano chiamate coi nomi del marito. È diverso per il cognome: storicamente negli Stati Uniti è tradizione che le donne, sposandosi, rinuncino al proprio cognome e prendano quello del marito, ma sempre più donne decidono di non farlo. Hailey Baldwin è diventata Bieber, Amal Alamuddin oggi è Clooney, Miley Cyrus è Hemsworth. Kim Kardashian West e Angelina Jolie Pitt usano il doppio cognome. Jessica Biel usa il suo cognome di battesimo come nome d'arte, ma all'anagrafe ha preso il cognome di suo marito Justin Timberlake. Victoria Beckham ormai porta il cognome di David da così tanto tempo che ci siamo quasi dimenticati che, prima di diventare stilista e "moglie di", è stata la famosissima Victoria Adams ai tempi delle Spice Girls. Il dibattito se sia più emancipato tenersi il cognome o perderlo è caldo, ma una cosa è certa: la persona con cui stai non dovrebbe togliere nulla alla tua identità personale, ma al contrario arricchirla.

Beyoncé ci ricorda nel testo di Flawless, del 2013, che lei è molto più della "signora Carter", cioè la moglie di Jay-Z: "Mi sono presa del tempo per vivere la mia vita, ma non pensate che io sia solamente la sua mogliettina. Perché sono una donna ci si aspetta da me che aspiri a sposarmi, che faccia le mie scelte di vita tenendo sempre in mente che il matrimonio è la cosa più importante." Nel brano spiega anche che molte ragazze crescono con un unico obiettivo: farsi belle e rendersi desiderabili per un uomo, tenere a freno le proprie ambizioni per non far sentire gli uomini, o il proprio partner minacciato dal loro successo. La cosa migliore che può succederti è avere accanto a te una persona che ti ami davvero, che ti sproni ad essere la versione migliore di te stessa, ma soprattutto orgogliosa del tuo successo.