Il k-pop negli ultimi anni sta registrando numeri stellari sulle piattaforme di streaming. Le band made in Corea conquistano il mondo, con le loro canzoni orecchiabili e con l'energia sprizzata da ogni poro, mentre si esibiscono su quei palchi scintillanti. Questo universo, però, ha un dark side fatto di disturbi mentali e problematiche psicologiche. Nei mesi scorsi alcuni episodi, come il suicidio dell'artista k-pop Sulli, hanno acceso i riflettori su un backstage in cui la salute mentale dei membri dei gruppi è messa a dura prova. Cosmopolitan USA in un articolo uscito a marzo 2020 ha provato a raccontare, attraverso la testimonianza esclusiva della youtuber Grazy Grace, cosa succede in questo mondo, in cui spesso, se non sempre, i cantanti vengono trattati come delle risorse di un sistema produttivo industriale, più che come artisti.

Di cosa parliamo quando parliamo di k-pop: il lato oscuro dei teen-idol e la loro formazione

A premessa va detto, come spiega John Lie, autrice del libro K-Pop: Popular Music, Cultural Amnesia, and Economic Innovation in South Korea, che è molto difficile ottenere interviste con loro, perché le agenzie che li tengono sotto contratto controllano ogni loro movimento:

"La storia di K-pop è una storia di insabbiamenti. Lo sfruttamento è uno dei peggiori abusi".

Dietro il successo di gruppi k-pop, di cui ti abbiamo raccontato, come i BTS, le Blackpink o le Everglow, ci sono dei meccanismi che mettono a rischio il benessere mentale di ragazzi, che entrano a fare parte di questi progetti musicali da giovanissimi. A volte quando hanno già 11 anni, come racconta la giornalista che firma il pezzo di Cosmopolitan USA. Di solito vengono selezionati dalle agenzie fin da piccoli e poi vengono letteralmente addestrati perché diventino dei perfetti impiegati del mondo dell'intrattenimento.

A raccontare una di queste storie è la youtuber Grazy Grace, che è entrata in queste scuole ma non è stata selezionata per essere lanciata tra le star della scena k-pop. In esclusiva a Cosmopolitan USA ha detto:

"Molti artisti non vogliono parlare perché vengono minacciati: hanno paura di essere inseriti nella lista nera del settore e si sentono impotenti di fronte all'agenzia. Per me è stato importante parlare in modo trasparente, in modo che gli altri non commettessero i miei stessi errori".
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La formazione per i ragazzi che vogliono sfondare nel mondo del k-pop non è affatto facile. Come ti abbiamo raccontato per le Everglow, passano da una scuola, che a volte può durare anni, dove vengono plasmati perché siano dei perfetti ingranaggi della catena di montaggio. È come se fossero dei veri e propri tirocinanti: lavorano per un'azienda che ha come scopo quello di fatturare il più possibile, sfruttando il prodotto messo in vendita. Si può entrare già adolescenti e si dorme in letti a castello e in stanze comuni con altri ragazzi, che sono lì per gli stessi obiettivi. Di solito si sta lontano dalla famiglia per un lungo periodo e si può essere costretti a lavorare 12 ore al giorno per esercitarsi nella memorizzazione di testi e danze. Per questa formazione i ragazzi non vengono pagati per anni: l'alloggio e la solo possibilità di partecipare alle lezioni della scuola sono le retribuzioni previste.

Il rischio dei problemi mentali nel mondo del k-pop

In queste condizioni, come racconta Grazy Grace, è molto facile trovarsi in una situazione di disagio mentale. Lei, che ha seguito gli allenamenti nella speranza di essere scelta per un gruppo di ragazze, lo sa bene:

"È sempre stato il mio sogno diventare una cantante. Fino a quando ho capito quanto male mi facesse mentalmente. Ho sofferto d'insonnia. Per sei mesi consecutivi. Ho iniziato a soffrire d'ansia e prima non sapevo nemmeno cosa fosse un attacco d'ansia. Non volevo condividere i miei sentimenti, perché non volevo essere tagliata fuori dall'agenzia. Pensavo che se fossi sembrata troppo depressa, mi avrebbero scacciata".

C'è pure la questione del controllo del peso a cui sono sottoposte le teen-idol. La youtuber, però, su questo non si è pronunciata. Il discorso fa, però, parte di quel dark side del k-pop che troppo di rado finisce sotto la luce dei riflettori. Oltre la dieta, ci sono altre forme di costrizione: gli smartphone vengono controllati costantemente, i post sui social devono essere approvati preventivamente prima di essere messi online e la vita sentimentale viene fortemente scoraggiata. Anzi, a volte questi idoli k-pop non sono proprio autorizzati ad avere una relazione, nonostante, come sottolinea l'articolo di Cosmo USA, la loro immagine venga fortemente sessualizzata.

Questi artisti addestrati vengono tenuti al "guinzaglio" dalle agenzie attraverso dei contratti di ferro che prevedono che, laddove loro non rispettino le clausole, sono tenuti a restituire la cifra che è stata investita per loro o pagare multe molto salate. Sul tema della loro ricchezza, poi, va aperta un'altra parentesi: questi artisti infatti possiedono molto poco e questo lavoro per loro non è una fonte di arricchimento. È nota la storia di Lee Lang, che nel 2017 ha vinto la migliore canzone folk ai Korean Music Awards e che ha usato il discorso per mettere all'asta il suo trofeo. L'obiettivo era pagare l'affitto. Gli hanno dato 422 dollari.

Grazy Grace parla di come questo contesto sia un terreno fertile per pressioni senza sosta e continui abusi sul corpo e sull'anima. C'è però una luce fuori dal tunnel, ed è lei stessa a parlarne:

"Ora è più facile essere indipendenti rispetto a prima. Lo vedi di più: le persone escono dalle loro vecchie agenzie e ce la fanno a emergere da sole".

Succede grazie alla forza dei numeri dei loro canali social. Questo ha creato anche le condizioni perché queste star potessero parlare apertamente dei loro disturbi mentali, cosa che fino a poco fa, in una società come quella coreana in cui è un tabù, non era consentito. Per fare un esempio, Taeyeon delle Girls Generation ha rivelato ai suoi fan su Instagram che stava prendendo antidepressivi. Inoltre Suga e RM, rapper dei BTS, capita spesso che parlino sui social di problemi come depressione e ansia.

John Lie, assistente professore alla Texas A&M International University, ha detto in proposito:

"Più gli artisti K-pop fanno emergere i problemi, più le agenzie inizieranno a rendersi conto che devono fare qualcosa. I cambiamenti di sostanza potrebbero non avvenire a breve, ma ci saranno".

Speriamo.

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