Qui in redazione a Cosmo le tastiere scottano, gli impaginati fremono, qualcuno di noi è già in vacanza e qualcun altro è appena tornato ritrovandosi una marea di lavoro arretrato. In giorni come questi arrivano notizie che accendono gli animi, già surriscaldati dal clima tropicale.

«Ehi, hai visto come hanno trattato Cara?» Tra di noi la chiamiamo così, come se fosse nostra cugina. D'altra parte quante altre Cara ci sono in circolazione?

«Assurdo!»

«Forse era mattina presto e aveva le palle girate!» azzardo io.

«Macché! I giornalisti sono stati vergognosi. Non dovevano permettersi! Le hanno fatto domande del c***!» si infervora una collega. «Facciamoci un pezzo!».

E così eccoci qui a spiegarti perché i nostri "emeriti" colleghi, conduttori della trasmissione Good Day Sacramento, hanno sbagliato (e di grosso!) a infierire su Cara Delevingne, in collegamento per promuovere l'uscita del suo nuovo film Città di carta, tratto da un romanzo di John Green.

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1. L'ospite è sacro. Non inviti una persona in trasmissione per trattarla in quel modo, punto.

2. Devi ricordarti come si chiama l'ospite. «CARLA Delevingne!» esordisce la conduttrice. Ma per favore! A parte che Cara la conoscono anche i sassi, sbagliare il nome dell'ospite è imperdonabile.

3. Il conduttore deve tenere conto del ritorno dell'audio. Dalle prime battute si capisce chiaramente che l'audio del collegamento era leggermente in ritardo, infatti Cara risponde alla domanda «Come stai?» qualche istante dopo, con i conduttori che le parlano sopra. Ti sveliamo un trucchetto del mestiere: i professionisti, quando ci sono i collegamenti, approfittano dei convenevoli per capire quanti secondi di ritardo c'è nell'audio e decidere il ritmo per fare le domande. A Good Day Sacramento invece i conduttori bombardano la povera Cara dandole a malapena il tempo di ricevere la domanda e pensare a cosa rispondere. Dilettanti!

4. Non bisogna oscurare (né rabbuiare) l'ospite. A meno che tu sia David Letterman, al centro dell'attenzione dev'esserci l'ospite. Tu, conduttore, non devi cercare di rubargli la scena facendo domande sarcastiche. La conduttrice chiede: «Hai avuto modo di leggere il libro da cui è tratto il film (AHAHAHAH, risatina allusiva), o sei stata troppo occupata?». Cara, mantenendo il suo british aplomb ha risposto: «No, veramente non ho letto il libro, ho letto solo il copione. (Attimo di pausa). Certo che l'ho letto! È un bellissimo libro. John Green è un autore incredibile: se non l'avete ancora letto ve lo consiglio. È un libro stupendo.» 1 a 0 per Cara!

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La tipica espressività di Cara esaltata dai suoi adorabili sopracciglioni

5. Non bisogna fare domande incomprensibili. Come per esempio: «Sei davvero molto impegnata in questo periodo, stai facendo un sacco di cose una dietro l'altra. Ti viene più facile concentrarti sulle cose che fai proprio perché ti tieni sempre super occupata, e se invece avessi più tempo libero magari non riusciresti a focalizzarti bene su ciò che fai?». È una domanda talmente insulsa che non riesco nemmeno a tradurla dandogli un senso compiuto! Cara risponde: «Ma no, cosa sta dicendo: mi piace il mio lavoro, è la mia passione fin da quando ero piccola. Amo quello che faccio, è il mio sogno». Grande Cara: cosmogirl al 100%!

6. È meglio non criticare il film. A un certo punto prende la parola un terzo conduttore, che spunta dal nulla dicendo che ha visto il film, gli è piaciuto molto e che l'ha trovato pieno di adolescenti che parlano come degli sceneggiatori cinquantenni anziché come dei veri millennial. Uhm... OK.

7. Aggredire verbalmente l'ospite non è carino. «Ti ho vista ospite in una trasmissione inglese, la settimana scorsa. Mi sembravi molto entusiasta del film. Non è che adesso sei un po' esaurita?» continua il simpaticone di prima. «Ci sembri un po' irritata. Forse è una nostra impressione...» azzarda l'altra conduttrice. «Vai a farti un pisolino. O una RedBull.». Cara resta impietrita e dopo un po' salta il collegamento.

Per tutta risposta John Green in persona ha scritto su Medium un articolo in difesa di Cara, indignandosi per come è stata trattata. Lei l'ha letto, senza rendersi conto inizialmente che a scrivere quella perorazione in sua difesa fosse stato proprio John Green, ringraziando su Twitter il presunto anonimo autore di quelle bellissime parole. «Sono stato io!» è intervenuto John Green, e giù lacrime a fiumi.

Non è una storia bellissima?