2005. Avevo 15 anni e in camera con una delle mie più care amiche ci provavamo un reggiseno di pizzo che avevamo appena comprato di nascosto (chissà perché poi). Anzi, provavamo ad imbottirlo con la carta igienica.

In quel momento della mia vita l'idea di indossare un reggiseno mi faceva sentire incredibilmente adulta e cresciuta, figuriamoci l'idea di imbottirlo per dare la parvenza di avere le tette più grosse! D'altra parte a quell'età, praticamente l'unico argomento di cui sentivo parlare i miei amici maschi — calcio a parte, ovvio ― erano le tette. Le tette grosse.

Poi c'è stato il boom dei reggiseni push up e ancora una volta l'idea di fondo è quella che se anche hai le tette piccole devi farle sembrare più grosse, solo che invece di cimentarti con la piegatura della carta igienica, ora il reggiseno stesso ti dava una mano grazie a tre centimetri buoni di gommapiuma (o qualsiasi cosa ci mettano dentro).

Inutile dire, che ho comprato anche quelli, salvo abbandonarli quasi subito perché ogni volta che mi guardavo allo specchio mi facevo impressione. Non ero io! Quei cosi imbottiti mi facevano sembrare una persona diversa e davano alle mie tette una forma incredibilmente innaturale che mi metteva a disagio.

Verso la fine del liceo ho iniziato a realizzare che il reggiseno per me era più un impiccio che altro. Ormai non mi sembrava più una conquista della mia vita da adulta, ma semplicemente una cosa che mi dava fastidio durante il giorno e che non vedevo l'ora di togliermi quando arrivavo a casa.

In più, ormai sapevo che le mie tette non sarebbero cresciute più di tanto e la cosa fondamentalmente mi lasciava indifferente. A me piacevano e soprattutto mi piaceva di più la loro forma quando se ne stavano lì in libertà che quando le "rinchiudevo" nel reggiseno di turno.

È stato allora che ho pensato "Sai che c'è? Io il reggiseno non me lo metto".

Da quel momento è stata una vera e propria liberazione. Niente più reggiseno da aggiustare ogni volta che alzavo le braccia, niente più gancetti che mi pizzicavano il centro della schiena e che mi facevano sempre venire il prurito nel momento sbagliato, niente più senso di costrizione e segni dei ferretti! Solo le mie tette con la loro forma da tetta, che — per la cronaca ― non parte da sotto il mento.

I motivi che mi avevano spinta ad abbandonare il reggiseno non avevano nulla a che fare con il femminismo in stile #freethenipple, semplicemente non trovavo alcuna valida ragione per cui continuare a stipare le mie tette dentro un aggeggio rimasto pressoché uguale dal 1914 (quando una certa Caresse Crosby ha brevettato il primo reggiseno moderno).

Oggi, che di anni ne ho 27, i miei amici maschi parlano ancora di calcio e di tette grosse, non portare il reggiseno per me è assolutamente scontato e il mondo si sta finalmente rendendo conto che se dei capezzoli spuntano sotto una maglietta non si deve gridare allo scandalo (Jennifer Aniston docet).

Naturalmente per moltissime ragazze, soprattutto quelle che hanno un seno più abbondante del mio, il reggiseno è una necessità, perché si sentono più a loro agio indossandolo. Per altre è un vezzo per sentirsi più sexy, per altre ancora è una capo irrinunciabile perché senza si sentirebbero "nude".

Qualunque sia la ragione per cui una donna vuole mettersi il reggiseno è valida, ma, per fortuna, nella società in cui sono cresciuta anche qualsiasi ragione per non mettere il reggiseno lo è altrettanto.