Erano oltre 100 i brand di eccellenza presentati a Milano in una tre giorni che mirava a mettere in luce soprattutto lo studio e la ricerca, oltre alle tendenze, nel circuito dell’occhialeria di tutto il mondo, con picchi di riferimento in Europa, ovviamente, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone. Un progetto che nasce dalla voglia di puntare il dito verso ciò che vale, e che rintraccia nel gruppo M.Seventy (organizzatore già del salone contemporary WHITE) e nella Caretti Consulting i suoi maggiori sostenitori.

Dante Caretti, anima pulsante del progetto e Ceo di Caretti Consulting non lesina commenti: «Lo scorso anno eravamo nello spazio polifunzionale Progetto Calabiana Milano, quest’anno con le aziende raddoppiate avevamo delle esigenze diverse da soddisfare. Abbiamo provato ad accendere i riflettori su brand che non avessero più di quattro agenti sul territorio, lavorando su una base di 400 ottici di ricerca, sul numero complessivo calcolato a livello nazionale di 11.000. Parliamo dell’8% del mercato, quello esclusivo, quello capace di proporti un occhiale in carbone senza batter ciglio!».

Cosa vuol dire DaTe?
«È il nome di un movimento giapponese: per loro indossare un paio di occhiali è sinonimo di gioia, di bellezza. I ragazzi del Sol Levante usano gli occhiali, spesso non graduati, come oggetto fashion da indossare come qualsiasi altro accessorio, a mio parere vicino per importanza e portata solo ai cappelli. Non dimenticando che gli accessori quasi sempre sono solo un vezzo, mentre un occhiale spesso è una necessità”.

C’è qualcuno che più di altri sembra avere qualcosa da dire al mercato? Chi sarà in grado di dettare le prossime tendenze?
«È bella l’interpretazione dell’acciaio, rivestito da tessuto che presenta Hapter con la sua linea di occhiali e la progettazione di Nuit, con le sue lenti in cristallo capaci di far vedere mondi nuovi a occhi che pensavano di aver visto di tutto. Divertente e attuale la linea presentata proprio al DaTe in esclusiva mondiale da Saturnino: segnateli in agenda perché faranno tendenza.»

Materiali e colori: chi vince?
«Vince come sempre la plastica, il titanio e il magnesio capace di avere le caratteristiche della plastica e il peso del titanio; spazio poi alla combinazione di acciaio e pietre o pelle, come anche il marmo. Nella scala cromatica è il nero ad essere sfruttato in ogni sua possibile variante: opaco, lucido, graffiato. Ci sarà posto ancora per il filone dell’oro/argento e per gli amanti degli occhiali colorati con lenti in tinta.»

I brand da tenere d'occhio. Dall’America arrivano gli occhiali Dita con le collezioni Dita Eyewear e Dita Von Teese, dalla California Oliver Peoples, scelto non a caso da Jack Nicholson, Bono degli U2, Bill Gates e Brad Pitt. Presenti anche i newyorkesi Chrome Hearts e Moscot, un’istituzione questi ultimi nel campo dell’ottica. Il patriarca Hyman Moscot vendeva i suoi primi occhiali su una bancarella nella Lower East Side di Manhattan e oggi li indossano Johnny Depp, Renee Zellweger, Lady Gaga, Sting, Kanye West, Brad Pitt. All’appello non potevano poi mancare i due tedeschi Zeiss e Mykita. Il primo ha lanciato proprio in questi giorni sul mercato un modello di occhiali video multimediali in 3D, il secondo sta alla larga dalle mode graffiate per far posto a un mix di ingredienti che li hanno resi famosi in tutto il mondo: eccentricità, linee futuristiche, estrema resistenza, eccezionale leggerezza e incredibile robustezza. Restano le influenze degli anni ’30 e ’70, resta la ricerca di un oggetto che si fa accessorio indispensabile.