Quando ho finito il liceo, davanti a me si è aperta la possibilità di un futuro radioso. Si fa per dire!

Mio padre voleva che facessi il medico, mia madre mi immaginava già come Marie Curie con l'occhio appiccicato a un microscopio e un grembiulino da scienziata di laboratorio. Era sempre stato il suo sogno. Purtroppo io pensavo a altro: sono un tipo impressionabile e davanti alle formule chimiche non ho mai provato un amore viscerale. Anzi.

Avevo progetti grandiosi: iscrivermi a Lettere Classiche sarebbe stato il mio primo passo per la gloria eterna.

E oggi? Oggi sono passati 15 anni da quella decisione, lavoro come web editor, bazzico nel mondo digitale con un sorriso a 3000 denti e sono felice di aver studiato greco e latino. Sulla gloria ci sto lavorando, ma bisogna avere pazienza (anche questo si fa per dire!).

Ecco perché il latino e il greco nella vita mi sono tornati utili, e non si tratta di declinazioni o strane nozioni sui poeti latini:

1. Mi hanno insegnato a razionalizzare. Sempre

Sento ancora nelle mie orecchie la voce della mia professoressa del liceo «Non ti devi librare con la fantasia, devi tradurre quello che c'è scritto!». È un vero peccato che tu non possa sentire il tono della voce con cui era pronunciata questa frase, ma sappi che era vicino a quello della signorina Umbridge di Harry Potter e lontano da quello confortevole di Silente. Non c'è niente di più illuminante e più vero di questo, però. Quando sei davanti a una frase difficile in greco o latino, non puoi affidarti alle creazioni magiche della tua mente, devi rimanere quanto più possibile aderente al testo originale, piegarti alle sue volontà e non cercare facili scappatoie. Non importa quanto tu sia in crisi o quanto tu stia dando di matto, la tua unica salvezza è rimanere con i piedi per terra per vedere la luce in fondo al tunnel. Quanto sforzo richiede? Enorme, ma è una bella certezza sapere che prima o poi ne uscirai con le tue forze.

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2. Mi hanno insegnato che la pila di libri sulla scrivania è utile

Il senso dell'ordine ha acquisito i toni della leggenda e del mito, un po' come contro Caos contro Kosmos (ovvero l'Ordine). Se li personifichi ti sembra quasi che ci sia una lotta contro i supereroi della Marvel. Devo ammetterlo: ho sempre tifato per Caos. Ai tempi ho scoperto che una scrivania in disordine aiuta a fare training autogeno: quando ti senti sfinita perché non hai ancora trovato la soluzione a quella maledetta frase che potrebbe avere almeno 30 traduzioni nella tua testa, il rumore dello schianto a terra della pila di libri che hai intercettato con il tuo gomito ti mette in pace con il mondo. È stato un caso, un puro caso che tu li abbia fatti cadere: «Oh, che disdetta!».

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3. Mi hanno insegnato a guardare oltre la scena (del teatro)

Le tragedie greche sono la mia passione anche se il lieto fine non è previsto. Ok, lo so, è una strana passione, ma abbi pazienza, c'è anche chi impazzisce per gli unicorni (e giustamente). Le cose solitamente per questi spettacoli teatrali funzionano così: ci sono protagonisti per cui il destino ha previsto degli eventi, questo destino a un certo punto si abbatte su di loro ed è impossibile sottrarsi. Risultato? C'è sempre una scena macabra, delittuosa o violenta, ma questa non la vedi mai davanti ai tuoi occhi. Quando arriva il momento, gli attori si ritirano dietro le quinte e il coro racconta, o meglio ti fa capire, tutto quello che sta avvenendo. Insomma, anche se non vedi, puoi benissimo intendere attraverso i gesti o qualche allusione. A volte non serve che tutto sia sotto gli occhi, il racconto è sufficiente.

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4. Mi hanno insegnato il valore della resistenza

Ci vuole molta pazienza a tradurre una versione, devi prenderti tempo, rimanere concentrata e stare attenta a ogni dettaglio, e il dettaglio è anche solo una sillaba, un accento o uno spirito, che in quel frangente ti sembra più maligno che benigno. A me è capitato di dover fare esami in cui preparavo interi libri in lingua originale, poi il professore apriva a caso il libro e con il suo indice diabolico mi indicava solo una riga «Traduci e commenta». Una sola riga di 3 libri che hai preparato. Oltre al dito arriva anche il sorriso diabolico. Era solo l'esame di Storia Greca e la risposta doveva essere recitata come un incantesimo perché se balbettavi finiva male. Cioè, ho imparato che devi essere sempre preparata al meglio, dare il massimo e non avere paura di niente. Insomma, esame dopo esame ti fai le ossa, sviluppi una muscolatura da Ercole e la tua respirazione dà il meglio sulle lunghe distanze: sei una vera campionessa di resistenza.

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5. Mi hanno insegnato che a volte sei tu che ti poni dei limiti

In questo discorso c'entrano i pregiudizi. Succede a volte che davanti a una versione tu possa adottare un sistema che hai sperimentato prima. È giusto, l'esperienza è un valore da mettere alla prova, ma a volte ti può ingannare. Parti con la tua idea, provi a tradurre, sei sicura che tutto fili correttamente e poi, zac!, la versione non gira. La soluzione è tornare indietro e trovare una via a cui non avevi ancora pensato. Eri tu che ti eri posta dei limiti, la versione era rimasta aperta a ogni possibilità. Sì, ti ha fregata.

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6. Mi hanno insegnato il valore del dubbio

Quando cerchi il significato di una parola sul vocabolario di greco o latino si apre un mondo. Alcune volte una parola, vedi "ratio", significa una cosa, ma anche altre mille molto diverse (in questo caso è "affare" "faccenda", ma anche "stima","rispetto" o "decisione"). Ecco, sono quelli i momenti in cui ti crollano tutte le certezze e capisci che l'unica via per risolvere il problema è porsi il dubbio su qualcosa che avevi dato per certo. Improvvisamente scopri che il dubbio, se ti spinge a verificare, cercare e approfondire (e non ti immobilizza), è un valore da preservare e non il sintomo di un'insicurezza.

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7. Mi hanno insegnato che il dettaglio fa la differenza

Hai presente quella parola di prima che significava una cosa ma anche molto altro? Il testo può anche contare 3000 parole, ma se sbagli il significato di quella, che ti sembra un dettaglio da poco, potresti travisare il senso di tutta la versione. Ovvero? Ovvero il dettaglio fa la differenza. Sempre.

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8. Mi hanno insegnato a non accontentarmi mai

Perché si può fare sempre di meglio. Ovvio. Non esiste mai la versione definitiva di una traduzione. Se avessi tempo, forze ed energie, ci sarebbe sempre margine di miglioramento. Magari hai fatto un buon lavoro, ma in fondo sai che può fare di più. E questa è sempre una prospettiva costruttiva.

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9. Mi hanno insegnato che ci sono occasioni in cui tutto torna utile

E non lo avresti mai detto...

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