Asaf Avidan, conosciuto dagli italiani soprattutto grazie allo scorso festival di Sanremo, si esibirà in concerto con tre date a cavallo tra agosto e settembre prossimo.

Lo scorso febbraio ha conquistato il pubblico dell’Ariston con un falsetto da straziare il cuore, sulle note di «One Day/Reckoning Song», una canzone conosciuta soprattutto nella versione più «leggera» del deejay Wankelmut.

Il cantautore 33enne è la mente creativa e il leader dei Mojos, il gruppo che ha fondato nel suo paese nel 2006, con cui ha lanciato tre album.

Con l’ultimo disco però, «Different Pulses», Avidan ha sperimentato con suoni nuovi, mettendo un poco da parte le influenze folk e blues che hanno caratterizzato i primi lavori.

«(Prima, ndr) Non potevo sperimentare, sentivo sulle mie spalle la responsabilità del gruppo, invece stavolta ho provato tutto quello che avevo in mente».

Il risultato è un album ricco di varietà, dal blues a Leonard Cohen ai Radiohead di Thom York, che una volta ha incontrato in un festival in cui anche lui suonava.

«Gli ho chiesto di venirmi a sentire, ma allora ero un perfetto sconosciuto: non credo che alla fine abbia assistito al concerto, anzi lo spero perché per l’emozione quella sera ho cantato peggio del solito», ha rivelato umilmente il magrissimo cantante di Gerusalemme.

Nonostante i primi intoppi, Avidan è soddisfatto di come la sua carriera sta procedendo, e racconta di come è nata la sua passione.«Decisi di cambiare vita, lasciai il corso di animazione alla Bezalel Academy of Arts & Design di Gerusalemme e provai a scrivere musica. Era una terapia, dovevo trovare un modo per sfogare il malessere e ricominciare».

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