Alexander Wang è stato nominato direttore creativo di Balenciaga dopo le dimissioni di Nicolas Ghesquière, lo scorso anno. Lo stilista sulle prime aveva parecchi dubbi sul lavoro e dopo lunghe riflessioni si è rivolto a un sensitivo.

«Avevo la sensazione che il mio processo decisionale fosse guidato dalla paura», ha ammesso su Vogue Usa.

«Così ho stilato una lista di pro e contro e mi sono chiesto: “Che cosa temo? Il fallimento? Quello che la gente potrebbe pensare?”. Sapevo che dovevo soppesare ogni elemento».

Fu François-Henri Pinault (ceo di Kering, holding company proprietaria della maison) a contattare per primo Wang.

«La mia reazione immediata fu no», ha confessato. «Gli dissi che ero molto occupato con il mio brand a New York e… che sarei stato l’uomo più odiato della moda!».

Pinault non accettò la risposta e chiese al creativo di passare a Parigi per visitare gli archivi della griffe, prima di decidere definitivamente. La visita ci fu, addirittura a telecamere disattivate per essere sicuri che nessuno ne arrivasse a conoscenza. Il resto è storia: Wang ha accettato la sfida e ora ne è entusiasta.

«Da designer americano la mia paura più grande nell’approdare a una fashion house che esiste da così tanto tempo – e che è stata costruita da qualcun altro – era di dovermi sempre scontrare con un muro», ha rivelato.

«Quando ottenni il lavoro ci fu una grande speculazione sulla direzione che avrebbe preso il marchio». Fortunatamente la prima collezione fu accolta nel migliore dei modi.

Pare che al momento Wang stia cercando casa a Parigi, dove per ora non ha stretto particolari amicizie, anche per un problema di conoscenza della lingua.

«Ho provato le lezioni di Rosetta Stone, ma avrei bisogno di un’edizione sulla moda», ha ridacchiato.

«Rosetta Stone non mi insegna di orli e chiusure lampo, ma di ragazzine che vanno in piscina e di ragazzini che bevono il the», ha concluso.

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