Se lo sentiva, stavano per leggere la sua storia. Non ne aveva nessuna voglia, ma ogni tanto qualcuno apriva il libro di fiabe, la sceglieva e lei era costretta a entrare in scena. Sempre la solita tiritera, una noia mortale.

C'era una volta un principe che voleva sposare una principessa, ma doveva essere una vera principessa.

E infatti eccolo, l'inizio era il suo.

Nell'immenso castello sulle nuvole, dove vivono i personaggi delle fiabe in attesa di essere evocati, si udì uno scalpiccio, un affannoso bussare e la voce trafelata del messaggero: "Tocca a te. Devi andare!". La bellissima principessa alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

Il principe girò il mondo in lungo e in largo, ma c'era sempre qualche magagna: non era mai sicuro che fossero vere principesse. Così, ogni volta, tergiversava.

"Non ti lamentare, io è tutta la notte che ballo con quell'idiota" le disse l'amica, massaggiandosi i piedi.

"Tu almeno sei famosa" ribatté la bellissima principessa alzandosi. "Io non ho nemmeno un soprannome decente".

"Perché, Cenerentola ti sembra decente?"

"Vogliamo parlare dei doppi sensi del mio?"

Cenerentola e le altre sghignazzarono.

Il principe tornò ancora una volta a casa senza una moglie.

Il messaggero la richiamò all'ordine: "Devi proprio andare".

"Ho capito, vado!" rispose lei. Poi, voltandosi verso le amiche, fece l'occhiolino. "Io stavolta lo faccio!".

In una notte di tregenda una principessa bussò alla porta del castello. Il re le aprì e lei, conciata malissimo dal temporale, dichiarò di essere una vera principessa.

"Lo vedremo!" pensò la regina preparandole la camera da letto e mettendo un pisello sotto venti materassi e venti cuscinoni di piuma.

Quella notte la principessa doveva dormire lì sopra.

La bellissima principessa osservò il giaciglio assurdo. "Non saranno pochi?"

La regina, sorpresa, alzò un sopracciglio. "Mai abbastanza per una vera principessa".

"Certo. Una fortuna che qui i soffitti siano alti…" sospirò lei, inerpicandosi sul letto. Poi, girandosi verso i reali, domandò: "Che sono una principessa vera ve l'ho già detto?"

Loro annuirono, perplessi.

"Bene, volevo esserne sicura" e diede la buonanotte.

La mattina dopo le chiesero come aveva dormito.

"Meravigliosamente" disse.

La risposta serafica gettò tutti nel panico e un bisbiglio corse per la stanza: "Ha detto meravigliosamente! Siamo finiti! Che facciamo adesso?".

La bellissima principessa scoppiò a ridere. "D'accordo, scherzavo. Ho dormito orribilmente. Non ho chiuso occhio, qualcosa mi dava fastidio, sono piena di lividi eccetera".

La regina, un filo destabilizzata, cercò conferma: "Per caso avevi la sensazione di essere coricata su qualcosa di duro?"

"Ecco, esattamente quella sensazione" ribatté la bellissima principessa sedendosi al tavolo della colazione e aprendo con delicatezza il suo uovo alla coque.

Capirono così che era una principessa vera, poiché aveva sentito il pisello attraverso venti materassi e venti cuscinoni di piuma. Solo una vera principessa poteva avere una pelle così sensibile.

"Già. Ve l'avevo detto che ero una principessa vera, ricordate?" disse lei, intingendo un grissino nel tuorlo tiepido.

Il principe, che avrebbe dovuto essere raggiante, riuscì a stento a celare l'imbarazzo. "Ma noi…"

"Ma noi, cosa? Ti serve la mamma per trovare moglie?" lo canzonò lei con un dolce sorriso e uno sguardo pungente.

"Non sarà un legume a decretare la mia nobile origine. Se dico di essere una principessa vera, nessuno deve dubitarne" dichiarò, senza alzare il tono della voce, come solo una vera principessa sa fare.

Nel castello sulle nuvole tutti erano in concentrato ascolto.

"Parliamo di voi, piuttosto" aggiunse la bellissima principessa, invitando gentilmente la cameriera a sparecchiare. "Un re che apre la porta del castello. Una regina che prepara il letto degli ospiti. Un principe che gira il mondo per trovare una sposa e non riesce mai ad accontentarsi. E su, dai, non siete credibili".

Di fronte a lei e più in alto, verso il cielo, uno sbigottito silenzio.

"Bene, vi ringrazio dell'ospitalità e torno nel mio reame" annunciò lei, alzandosi.

La regina diede una gomitata al figlio, imponendogli di intervenire con sollecitudine. Il principe si sovvenne della propria parte e la snocciolò con impeto: "Ma io ora sono persuaso che tu sia una vera principessa e desidero prenderti in sposa!"

Lei scoppiò a ridere. "Grazie, ma io no".

Il silenzio che seguì consacrò quel giorno come uno dei meno ciarlieri del reame.

"Oh, andiamo. Solo perché ho dormito una notte su un pisello, adesso devo sposarmi?" esclamò lei.

Dalle nuvole si udirono alcune risate.

La regina tentò un ultimo, disperato tentativo. "Ma cara, ti rendi conto che così cambi la storia?"

"Maestà, con rispetto, sarebbe anche l'ora. Accetti un consiglio: trovi un bel principe per suo figlio, lo renda felice e vedrà che regnerà bene".

La regina annuì, rassegnata. Il principe sorrise, sollevato. Il re ne approfittò per toccare il fondoschiena alla cameriera la quale, finalmente, gli diede un manrovescio.

La principessa salutò e tornò dalle amiche, che la accolsero con un applauso fragoroso.

"Papà, ma era proprio così, la fiaba?" domandò una bimba con gli occhi socchiusi dal sonno.

"Ieri no, tesoro, ma è questo il bello delle fiabe. Sono magiche" le rispose il papà, rimboccandole le coperte e dandole il bacio della buonanotte.

L'autrice

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Barbara Fiorio, genovese, nata nel '68. Il suo ultimo romanzo, Qualcosa di vero (€ 15, Feltrinelli) racconta la storia di Giulia, una pubblicitaria di successo, che si ritrova a raccontare le favole della buonanotte alla figlia della sua vicina. Da leggere se ami le fiabe e non smetterai mai di credere nel Principe Azzurro.

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