Se hai appena letto che a Torino a uno stalker è bastato pagare 1.500 euro per ottenere l'assoluzione (nonostante il parere contrario della sua vittima!) e ti sembra incredibe, sappi che invece purtroppo è tutto vero. Si parla molto di stupri ma pochi sanno che da quest'estate a causa di una svista legislativa lo stalking è stato depenalizzato. Proprio così, le donne perseguitate da uno stalker hanno meno possibilità di difendersi. Che cosa è successo? Dal 4 agosto 2017 è entrata in vigore la legge di riforma del codice penale approvata il 14 giugno, che introduce un nuovo articolo, il 162 ter, il quale dispone l'estinzione di alcuni reati "a seguito di condotte riparatorie". In pratica, l'imputato può estinguere la pena senza il consenso della vittima pagando una "congrua" somma di denaro, anche a rate. E tra questi reati rientra lo stalking.

È giusto che tu sappia che da queste nuove disposizioni sono esclusi solo i casi di atti persecutori definiti "gravi". Ovvero, quando le vittime sono minori o "se la violenza o la minaccia è commessa con armi...".

Peccato che, come ogni donna che ha vissuto sulla propria pelle una simile esperienza sa, la maggior parte degli stalker nelle fasi iniziali di solito usa la sola arma della violenza psicologica attraverso reiterate molestie, minacce, messaggi minatori al cellulare, appostamenti. E stiamo parlando di un fenomeno drammaticamente diffuso: secondo l'Istat, circa 3milioni e mezzo di donne hanno subito nella propria vita molestie ripetute, soprattutto dagli ex partner, atti persecutori che spesso sono sfociati in violenze anche fisiche e, in molti casi, in femminicidi.

«Di fatto questa modifica comporta che i reati con querela come quello di stalker prevedano la possibilità di estinzione con un risarcimento», sottolinea Anna Maria Busia, avvocata che difende molte donne vittime di violenza, autrice del testo sulla legge che tutela gli orfani di femminicidio (tuttora ferma in Senato) e consigliera della Regione Sardegna. «È una svista grave perché gli autori di stalking, di solito, non si fermano affatto di fronte a un'eventualità del genere. Se di fronte al rischio di dover sborsare una certa cifra, per esempio, l'autore di diffamazione di solito fa marcia indietro, per lo stalker non c'è alcun timore, nessun freno. Il molestatore seriale è una persona ossessiva, è disposta a pagare pur di continuare nelle sue persecuzioni».

Già a giugno Cgil, Cisl e Uil avevano denunciato il problema invocando un immediato intervento correttivo. Allora il ministro Orlando si era impegnato ad agire al più presto con una modifica. Ma finora nulla si è mosso. Ora questo scivolone dei legislatori con la ripresa delle normali attività giudiziarie sta già iniziando a mettere in ulteriore pericolo molte donne.

«Spetta al ministro agire: basta un emendamento che escluda dalle nuove disposizioni il reato di stalking», spiega Busia. «Potrebbe essere un passaggio davvero molto veloce ed è bene che le donne facciano sentire la propria voce».

Ognuna di noi può contribuire a spingere i politici al governo a rimediare al danno fatto, nel più breve tempo possibile. Facciamo girare la voce, condividiamo questa notizia sui social, parliamone con i nostri conoscenti, gli amici, i colleghi. Perché le prime armi che abbiamo contro la violenza sulle donne sono la solidarietà, l'aiuto reciproco e fare fronte comune.

Basta un emendamento, e va fatto il più presto possibile!

(articolo aggiornato il 6/10/2017)

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