Dopo anni e anni di lotte, la Rai ha finalmente deciso di abolire la cosiddetta Blackface, ovvero la pratica utilizzata fino a ieri in numerosi programmi della tv di stato (come Tale & Quale Show) dove, per interpretare dei personaggi di colore, venivano pitturati di nero i volti di cantanti e attori bianchi. “Assumiamo l’impegno – per quanto è in nostro potere – a evitare che possa ripetersi sugli schermi Rai” si legge nella nota diramata nelle scorse ore della rete pubblica, in risposta ad alcuni appelli lanciati da svariati gruppi che lottano per l’uguaglianza e la parità di genere “Ci faremo anzi portavoce delle vostre istanze presso il vertice aziendale e presso le direzioni che svolgono un ruolo nodale di coordinamento perché le vostre osservazioni sulla pratica del Blackface diventino consapevolezza diffusa”.

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Una vittoria questa che bisogna attribuire anche al rapper Ghali, portavoce del “movimento anti blackface”, scagliatosi più e più volte contro il programma di Rai 1 condotto da Carlo Conti, dove le facce pitturate di nero in modo vistosamente finto ed eccessivamente marcato erano all’ordine del giorno. “Il blackface è condannato ovunque specie in un anno come questo, in cui gli avvenimenti e le proteste sono stati alla portata di tutti” aveva affermato qualche mese fa Ghali via Instagram, evidentemente stizzito dall'imitazione di Sergio Muniz che, durante una puntata di Tale & Quale Show, per interpretarlo aveva indossato una parrucca con i rasta e si era pitturato la faccia di nero. Ma come, per interpretare dei bianchi i make up artist del programma di Rai 1 fanno ricorso a protesi al silicone e trucchi incredibili mentre invece per immedesimare il vip di turno nei panni di una persona di colore basta colorargli il viso e fargli indossare una parrucca con i dread? In effetti no.

“È una cosa di cui lo spettacolo non ha bisogno. È nato per un motivo, serviva a qualcosa, ovvero lo scopo del blackface era quello di denigrare le persone di colore, di dare una brutta impressione su di loro in America” aveva proseguito il rapper di Good Times Veniva usato per spaventare i bambini. Erano attori bianchi che si travestivano da persone di colore e compivano atti osceni. Siamo gli unici che continuano a farlo, quando la comunità nera più volte ha chiesto a questo programma di smetterla, ma continuano a farlo”. O meglio continuavano, poiché da oggi in Rai non si vedranno più le tanto odiate blackface. Del resto nell’epoca del Black Lives Matter, della parità di genere e dell’uguaglianza tra i popoli, perché continuare a perpetrare con alcuni atteggiamenti sbagliati, vetusti e sorpassati che possono ledere o offendere la sensibilità altrui? Certo, per interpretare personaggi come Will Smith, Ray Charles o Stevie Wonder non ci si può presentare con la pelle candida come la neve, ci mancherebbe. Detto questo però c’è modo e modo di imitare e di certo, per farlo, non è necessario scadere nella banalità, nell’offesa o nel ridicolo, come invece è capitato fino a oggi con l’utilizzo delle blackface. Un capitolo infelice questo che oggi si chiude in modo definitivo, per fortuna.

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