Partiamo da un presupposto: potrei iniziare questo articolo raccontandovi di come io sia cresciuta coi film di Lindsay Lohan. Potrei ripercorrere la mia infanzia passo per passo, in base a quale suo film avessi di sottofondo (Genitori in trappola mentre elaboravo il divorzio dei miei; Quel pazzo venerdì, quando entrambi si sono risposati; Mean Girls ai tempi in cui cercavo di barcamenarmi alle superiori). Ma non lo farò, perché ogni ragazza nata nel decennio di Lindsay, oggi trentaseienne, racconta la stessa storia: almeno un film della decennale carriera di LiLo ne ha segnato in qualche modo la personalità. E, naturalmente, ancora oggi ognuna ha la propria versione, spesso artefatta, su come lei abbia gestito la fama o come sia di persona.

Mi concentrerò invece sul “qui e ora”, perché Lindsay è davanti a me, in carne e ossa, con tutte le sue iconiche lentiggini. È venuta fin qui da casa sua, a Dubai, per posare per questa cover story che, per ovvie ragioni, è molto importante. Far partecipare la star, notoriamente riservata – infatti si è trasferita così lontano, perché lì i paparazzi sono illegali – a un’intervista a cuore aperto è stata un’impresa che ha richiesto quasi un anno di lavoro. E abbiamo moltissimo di cui parlare.

Innanzitutto, il 10 novembre ha avuto luogo la premiere del suo film Netflix Falling for Christmas, a cui seguiranno altre due pellicole grazie all’accordo multi-film che garantisce il ritorno in grande stile della nostra amata regina delle rom-com. Ma la lista di attività tra cui si sta destreggiando è ben più lunga: è produttrice esecutiva dei suddetti film Netflix, conduce il suo podcast (The Lohdown With Lindsay Lohan), è voce narrante del reality show di Amazon Prime Lovestruck High, star della pubblicità del Super Bowl (per Planet Fitness), nonché neo-sposa.

Nei momenti di sorprendente spontaneità e confidenza che precedono gli scatti, Lindsay sembra anche piuttosto felice della situazione. È adagiata su una poltrona del Roxy Hotel di New York, sorseggiando un matcha ghiacciato, circondata dal suo team. Mentre lo staff va di qua e di là per rispondere alle chiamate, risolvere questioni logistiche e smanetta con pennelli di ogni tipo, Lindsay mi parla con la calma ponderata di chi sa quanto facilmente le sue parole potrebbero essere distorte e fraintese solo per fare clickbait, e quanto facilmente, e quanto spesso, lo sono state. È guardinga ma pronta a farsi una risata (non sono mai sicura di essere davvero partecipe o di cogliere appieno le battute, e questo mi frustra). Quel che mostra è un mix di stanchezza che deriva da una vita passata sotto i riflettori, e di grande emozione per ciò che verrà. L’anno migliore della sua vita? Questo. Mentre la trucca, chiedo al suo make-up artist storico, Kristofer Buckle, da quanto lavorano insieme. «Credo sia stato per Confession. Ricordo che ai tempi del Saturday Night Live era in fissa per l’auto-abbronzante. Il tizio delle luci continuava a dire: “È troppo abbronzata! È troppo abbronzata!”». Sapeva come voleva apparire. «Aveva una visione ben precisa di sé. Ed è sempre stata un po’ all’avanguardia, quanto al glam. Anche prima che la gente si ossessionasse con la pelle luminosissima, mi ripeteva: “Falla risplendere!”». Parlo con lei.

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Lindsay Lohan, fotografata da Ellen von Unwerth

Ora come ti prendi cura della pelle?

«Sono appassionata di tecniche non invasive, almeno entro certi limiti. Adoro i laser. L’ho appena fatto ed è stata una cosa dolorosissima, è come farsi sparare degli elastici in faccia. Ma ne vale sempre la pena».

È sempre bello, in un’epoca di filtri selvaggi, approfondire cosa c’è dietro una foto.

«Esatto, vediamo solo il risultato su schermo. Non sappiamo cosa c’è dall’altra parte».

Che opinione hai dei social?

«Non lo so nemmeno io. Ce ne sono troppi. No, non è mica un male, però, non so. Mettiamola così: quando ho iniziato questa carriera, nessun attore aveva voce in capitolo e poteva comunicare direttamente col pubblico. C’erano le foto dei paparazzi, e la gente andava fuori di testa. Quindi penso che sia davvero positivo che al giorno d’oggi le persone possano dire chi sono e chi vogliono essere. Lo ammiro e lo apprezzo. Sono un po’ invidiosa perché a me non è stata data questa possibilità. Ma credo che le cose evolvano molto rapidamente e io cerco di stare al passo come meglio posso. E ricontrollo prima di pubblicare. Il mio post diventerà di dominio pubblico, quindi è bene avere cento occhi».

C’è un lato positivo nell’avere maggiore controllo sul dialogo col pubblico, ma anche un rovescio della medaglia: la pressione di fare qualche casino e che diventi virale.

«Tutto quel chiacchiericcio online va preso con le pinze, basta essere spontanei. E rallentare. La gente sembra andare a duecento all’ora, non si ferma mai. Un po’ di relax farebbe bene a tutti».

Se il pubblico sbirciasse in una tua serata, con la vera Lindsay a casa a Dubai, cosa vedrebbe?

«Me che cucino, e tanto. Seguo su Instagram @EatingHealthyToday, che propone ottimi piatti salutari. Preparo un sacco di piatti italiani. Faccio quintali di pasta. Cucino spesso un piatto arabo chiamato machboos. È pollo con riso e verdure. Faccio un’ottima zuppa di borscht. Vado anche a letto molto presto, alle 21:30».

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Ellen Von Unwerth
In foto, Lindsay Loahn. In apertura, abito Anthony Vaccarello. Qui, abito, Adriana Degreas; fascia, Skims; sandali, Piferi. Foto di Ellen von Unwerth

Dormi bene?

«Sì, a parte quando atterro a New York. Credo dipenda dell’ansia di alzarmi in tempo. Ho bisogno delle mie sette/otto ore di sonno. Quando devo andare sul set, per esempio, mi sforzo di dormire anche solo sei ore, ma è necessario. Se no sono nervosa».

Al momento le tue giornate sono pienissime. Come ti fa sentire tutto questo lavoro?

«Molto bene. Sono davvero entusiasta. È stato magnifico tornare a New York per i servizi fotografici. Adoro questo lato del mio lavoro. Dopo le riprese, è la parte più divertente. Quindi mi sento una favola, elettrizzata e felice».

È stato difficile gestire il tuo tempo libero da quando sei tornata in America?

«La priorità è vedere mia nipote, perché è la bambina più bella del mondo. Passo sempre del tempo con la mia famiglia. Poi vado in alcuni ristoranti che amo, come Carbone e Blue Ribbon Sushi. Visito Central Park. E lavoro, lavoro, lavoro».

L’accordo con Netflix ha suscitato un gran clamore. È stato facile accettare questa offerta di lavoro?

«Quando mi hanno dato la sceneggiatura, è stato confortante vedere che si trattasse di una commedia romantica [interpreta un’ereditiera appena fidanzata che ha un’amnesia dopo un incidente sugli sci, nda], perché lavorare a qualcosa di spensierato e familiare, che renda felici le persone e dia loro un po’ di evasione, mi fa sempre piacere. Ho colto l’occasione al volo, soprattutto per produrre il film a livello esecutivo».

Cosa significa esattamente “produzione esecutiva”?

«A parte recitare nel film, hai un ruolo molto diverso e più importante. Si tratta di partecipare al progetto in ogni sua fase: l’intero processo di casting, il montaggio e la produzione. E persino parti della sceneggiatura».

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Ellen Von Unwerth

Quindi mentre giri se qualcosa non funziona contribuisci a riscriverla?

«Sì, e lavoro sui costumi e sui personaggi».

Sono curiosa di sapere come ti approcci alla recitazione a questo punto della tua carriera, dato che sei sul set da quando avevi 5 anni.

«La mia carriera è in continua evoluzione. Recitare mi viene molto naturale, soprattutto in una rom- com, infatti non sempre lo percepisco come un “lavoro”. Ma quando esplori davvero un ruolo e capisci quante emozioni puoi trasmettere al pubblico attraverso gli occhi del personaggio, puoi davvero giocartela fino in fondo e cambiare le carte in tavola. In questo film mi sono lanciata nella slapstick comedy, perché per me era un terreno inesplorato. E in certi contesti, più esageri e meglio è. Al diavolo ogni timore. Poi, quanto al ruolo successivo [Irish Wish, che ha appena iniziato a girre, nda], volevo interpretare un personaggio diverso, più nerd».

Se la tua vita fosse un film, quali sarebbero i frame cruciali?

«La prima volta che ho condotto il Saturday Night Live. Per me è stata una svolta. E poi quando ho condotto gli MTV Movie Awards, sono stati entrambi momenti fondamentali. Ma quando ci sei dentro, nemmeno te ne rendi conto. Non avrei mai pensato di dirlo, ma invecchiando tendi a rievocare il passato e a pensare “L’ho fatto davvero? Oh, mio Dio, ho fatto davvero tutte quelle cose”, e alla fine è una sensazione stupenda. E io sono il tipo di persona che vorrebbe rifare tutto daccapo, ma dieci volte meglio».

Cosa intendi con “dieci volte meglio”?

«Sfruttare le occasioni. Partecipare di nuovo a SNL, e accettare ruoli che non ho potuto interpretare. Non ho mai fatto un film d’azione. Vorrei davvero fare qualcosa del genere. E altre cose che ora non posso dire. Sono sulla mia “lavagna dei sogni”».

In retrospettiva, scorrendo la lista dei tuoi film è chiaro che hai lavorato senza sosta per gran parte della tua infanzia. Hai mai pensato: “Mi serve una pausa”?

«Il mio team mi ha organizzato una mega festa per i miei 17 anni, perché non ho mai festeggiato i “famosi” 16. Ero su un set come fosse un giorno qualsiasi. Si possono fare delle pause, ma bisogna sapere quando è il momento giusto. Perché è anche bene mantenere il ritmo. Quando si è sul set si diventa una famiglia e poi, quando il progetto si conclude, ci si ferma. È una specie di shock: non sai più cosa fare, chi sei. È bene tenere la mente attiva. E aiuta anche a restare in contatto con tutte le persone con cui sei stata vicina, cosa che io faccio».

Hai lavorato con alcuni degli attori più famosi al mondo: c’è qualcuno con cui interagisci professionalmente o in altro modo che ti rende nervosa?

«Al Pacino, anche se siamo amici dal 2014 [ha recitato a Londra nella commedia Speed the Plow dell’amico di Al, David Mamet, nda]. Gli ho chiesto un parere per molte cose, soprattutto per quanto riguarda il lavoro e la vita, perché è una persona fantastica e disponibile. Qualche tempo fa ero in un ristorante a San Francisco con mio marito e la sua famiglia, e all’improvviso questo cameriere stava portando i nostri piatti a un altro tavolo, o almeno così pensavo... “Oh no, li sta portando all’altro tavolo!”, e poi ho capito che stava bloccando un flash dei paparazzi. Così, quando è passato, gli ho detto: “Grazie mille!”. E lui: “Guardi che non li stavo bloccando per lei. C’è Al Pacino”. Così sono andata a salutarlo. Quando parliamo al telefono sono sempre tranquilla, ma quella volta ero un fascio di nervi. E gli ho detto: “Ti va se facciamo una foto? Dobbiamo immortalare questo momento. Quello famoso qui sei tu”».

Qual è il miglior consiglio che ti ha dato?

«Mi dice sempre: “Quando lavori, concentrati sulle tue capacità”. Credo sia essenziale. Non lasciare mai che qualche interferenza esterna offuschi la tua visione».

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Ellen Von Unwerth

Ultimamente stai dando prova di avere altri talenti, come nel tuo podcast, dove hai ospiti esperti di qualsiasi argomento. Sei un’ottima intervistatrice.

«Grazie, in realtà la vivo ancora con un po’ d’ansia. Sono abituata a essere bombardata di domande, ma è ben diverso doverle fare. Di solito conosco chi intervisto. Mi piace mantenere un’atmosfera leggera e amichevole, perché per me quel che conta è conoscere chi è veramente quella persona, al di là di ogni pettegolezzo».

Anche i tuoi ospiti ci hanno insegnato qualcosa sul successo e sulla cura di sé. Quali sono i tuoi punti fermi quando si tratta di self-care?

«L’esercizio fisico. Adoro correre sul tapis roulant; è il mio modo preferito per sfogarmi. E medito al mattino. In realtà medito sotto la doccia».

E la tua rete di supporto? Ci sono persone che ci sono sempre per te?

«Ho un marito fantastico, è una persona molto calma [Bader Shammas, sposato a luglio 2022, nda]. È semplicemente meraviglioso. E la mia famiglia. E ho una piccola cerchia di buoni amici che sono davvero brave persone. Questo è l’unico sostegno di cui ho bisogno: amici, famiglia e persone care».

Si tratta per lo più di amici di lavoro?

«No, non sono attori. Tendo a separare questi due aspetti della mia vita».

Lavoro a parte, hai altri hobby? Collezioni qualcosa?

«Borse. Abbigliamento vintage. E anche gioielli vintage, in realtà. Se vedo qualcosa che mi piace, aspetto e se continuo a pensarci una settimana, due settimane, tre settimane dopo, cedo e la compro. Visto che brava? Un tempo ero tipo da “prendilo subito”. Ero impulsiva, ora non più [qualche ora dopo mi avrebbe chiesto a chi rivolgersi per comprare il top di Alaïa indossato per il servizio, per poterci andare a cena direttamente, nda]».

So che abbiamo due minuti, solo un altro paio di domande. Di cosa vai più fiera in questo momento?

«Del mio futuro, credo. Ne sono entusiasta e sono orgogliosa di come si stia concretizzando».

Senti che la gente fa il tifo per te?

«Colgo vibrazioni molto positive, e ne sono felice. Spero che questo “momento magico” duri».

Terminato con me, dovrai posare per ore e ore, con tutti gli occhi puntati addosso. Cosa ti passa per la testa prima di andare sul set? È snervante?

«Mi diverte e me la vivo fino in fondo. Qualcosa mi si smuove dentro. Per me è sempre stato così: cambio e basta, mi sento subito a mio agio ed è una cosa che mi capitava anche da bambina. Appena sono davanti alla macchina da presa, tutto il resto si ferma».