Dal trionfo all’Eurovision 2021, la Maneskin Mania non ha avuto segni di cedimento ampliandosi a macchia d’olio e non incontrando nessun limite spaziale e linguistico. I record infranti dalla band romana iniziano ad essere troppi per essere sintetizzati in poche righe, idem per i traguardi raggiunti e i riconoscimenti overseas. Oggi 20 gennaio esce il loro terzo album Rush!, il primo dall’impronta internazionale, e come normale che sia tutta l’attenzione è sul loro «grande salto». I social sono impazziti per il «matrimonio» con cui hanno giurato amore eteno al rock promettendosi di non lasciarsi mai, l’album sta piacendo al pubblico e anche la critica è stata per la maggior parte positiva. A rompere le uova nel paniere - e rovinare il ricevimento di nozze -, The Atlantic che ha stroncato l'album definendo le canzoni palesemente «riciclate e mediocri».

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«Ma è davvero questa la band che dovrebbe salvare il rock and roll?», si chiede il giornalista Spencer Kornhaber nell’articolo pubblicato dalla nota rivista americana non proprio lusinghiero nei confronti di Damiano&Co. Se Rolling Stones Usa seppur nutrendo dei dubbi ha sentenziato di trovarli «divertenti» e nel loro elemento quando sono «sopra le righe», The Atlantic ha belle parole per i vincitori di Sanremo 2021 solo quando si tratta di parlare della loro innegabile immagine «cool». Senza troppi giri di parole, per Kornhaber Rush! «dimostra con forza come in realtà il fascino della band non sia la loro musica»: in soldoni, tanto fumo e poco arrosto, bei faccini e talento ai limiti della sufficienza.

La critica continua con l'accusa di essere una imitazione «di gruppi come la band pop e rock dei Jet» e con canzoni definite mediocri sia in termini di musica sia di testi «timidi tentativi di scioccare e provocare fastidio». Per la penna del magazine, i Maneskin non hanno apportato nessuna rivoluzione nel panorama musicale ma devono ringraziare la loro capacità di sapersi vendere sui media e creare hype. Ricordando la loro possibilità di vincere il Grammy nella categoria Miglior artista emergente, Kornhaber si chiede tra sarcasmo e retorica, «La popolarità dei Maneskin è un colpo di fortuna o è un segno di un cambiamento più profondo nei gusti mainstream?».

La risposta di The Atlantic è chiara e sovversiva sulla stessa riga dell'intero editoriale: il successo di Damiano, Victoria, Ethan e Thomas è dovuto principalmente al fascino, ai vestiti giusti e la spinta dei media. «Queste cose hanno sempre fatto parte della ricetta del successo, tanto nel rock quanto nel pop. Forse, la cosa nuova dell’ascesa dei Måneskin è la riflessione che ci suggerisce sulla nostra frammentatissima cultura musicale» perché il rock «può esplodere nello stesso modo in cui possono farlo le melodie della Disney. Basta un’esposizione televisiva memorabile». Nel bene o nel male, purché se ne parli, direbbe Dorian Grey e in questo caso non potrebbe essere più vero: essere recensiti, studiati e analizzati da The Atlantic, ma anche Rolling Stones, Kerrangl e NME non è da tutti e può essere considerato un altro traguardo, l'ennesimo, raggiunto dai Maneskin.